Perché si sta parlando tanto di una manifestazione pro Palestina che sarebbe dovuta svolgersi dopodomani, sabato 5 ottobre, a Roma? Il motivo è presto detto: la Questura lo ha vietato perché la piattaforma in base alla quale era stata convocata in vista del 7 ottobre, primo anniversario dell’azione militare di Hamas in territorio israeliano che causò l’uccisione di 1194 cittadini e la cattura di altri 250 come ostaggi, è stata giudicata incostituzionale. Prima dalle forze dell’Ordine. E poi dal Tar del Lazio che ha respinto il ricorso delle sigle pronte a scendere in piazza.
Manifestazione pro Palestina vietata a Roma: perché è diventata un caso
Per intenderci: una delle organizzazioni promotrici della manifestazione, i Giovani Palestinesi, si stava preparando a scendere in piazza a Roma con queste parole d’ordine:
“Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione. Dopo un anno, il valore dell’operazione della resistenza palestinese e della battaglia del “Diluvio di Al Aqsa” è chiaro a tutto il mondo. Il 5 ottobre 2024 scendiamo in piazza a Roma per una manifestazione nazionale, per sostenere il popolo palestinese e il suo movimento di liberazione nazionale, per onorare gli oltre quarantamila martiri di Gaza e i suoi combattenti che da un anno lottano senza tregua, per onorare tutta la Palestina che resiste e insorge contro l’invasore e il suo Stato coloniale”
Queste parole, non poteva essere altrimenti, oltre che dell’attenzione delle forze dell’ordine, sono state all’origine di molte polemiche. Enrico Mentana, il direttore del Tg La7, ad esempio, le ha commentate così:
Il ricorso al Tar e la nostra Costituzione
Ma tant’è: incassato il divieto delle forze dell’Ordine, chi voleva la manifestazione pro Pal si è rivolto al Tar del Lazio. Ma anche quest’ultimo si è espresso a sfavore dell’iniziativa. L’articolo 17 della nostra Costituzione, infatti, recita:
“I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”
I giudici amministrativi hanno ritenuto che, inneggiando a una strage, ritenendo il pogrom di Hamas del 7 ottobre “un atto di resistenza”, non poteva essere pacifica alcuna manifestazione. Tanto più che sarebbe arrivata dopo quella di Milano con tanto di cartelli che additavano persino la senatrice a vita Liliana Segre e il ministro della Difesa Guido Crosetto di essere “agenti sionisti” (a tal proposito, la Procura milanese avrebbe aperto un’inchiesta sulla base di informative della Digos procedendo per il reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”).
Il Pd coi piedi di piombo: nessuna manifestazione del partito in agenda il 7 ottobre, in campo solo ‘Sinistra per Israele’
Lo stop alla manifestazione pro Palestina di sabato sta mettendo in subbuglio soprattutto la sinistra italiana. Due fatti di casa Pd da mettere uno dietro l’altro che descrivono come si preferisca parlare del fronte israeliano quantomeno con la massima cautela. Il primo: in vista del 7 ottobre, non si sa ancora se ci sarà una manifestazione del Partito Democratico in memoria delle vittime di Hamas. Il secondo: l’altroieri, martedì 1 ottobre, è uscito un comunicato a firma Elly Schlein e Peppe Provenzano (il responsabile esteri della segreteria dem) che si concentra solo sulla situazione geopolitica in Medio Oriente mettendo quasi sullo stesso piano Netanyahu e Hezbollah:
“L’esercito israeliano deve ritirarsi dal territorio libanese. La sovranità territoriale non può essere violata, il diritto internazionale deve valere sempre. Non possiamo rassegnarci all’orrore quotidiano. L’Europa e la comunità internazionale non possono restare a guardare in silenzio. Diciamo basta ai bombardamenti di Netanyahu e ai lanci di missili di Hezbollah. Deve cessare il fuoco a Gaza e in Libano, per preservare la popolazione, liberare gli ostaggi e riaprire lo spazio della politica, per riaffermare il rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite e della legalità internazionale, per ristabilire la sicurezza e la piena operatività della Missione Unifil. Al nostro contingente militare impegnato nella missione di pace e agli operatori umanitari presenti in Libano rinnoviamo la nostra gratitudine e vicinanza. Chiediamo al Governo di riferire con urgenza alle Camere e di attivarsi al massimo per garantire la sicurezza di tutti i cittadini ancora presenti in Libano e di valutare, anche nell’ambito di un’iniziativa europea e in collaborazione con le organizzazioni della società civile, l’apertura di corridoi umanitari”
Come dire: il campo è minato. Per ora, per lunedì 7 ottobre, sono annunciate solo due iniziative. La prima dell’associazione ‘Sinistra per Israele’ di Piero Fassino e Lele Fiano (alle 18 presso la sala della Cae di largo Dino Frisullo a Testaccio: interverranno Roberto Della Rocca, Maria Elena Boschi, Paola Concia, Anna Rossomando, Linda Laura Sabbadini e Aurelio Mancuso); la seconda, alle ore 21, del teatro Parioli di Roma, con la presentazione del libro “Il nemico ideale” di Nathania Zevi: in questo caso, con Giuseppe Cruciani, David Parenzo e Nunzia de Girolamo, la serata è stata intitolata significativamente “Per non dimenticare”.
Filippo Sensi (Pd, Sinistra per Israele): “Non si può manifestare l’odio”
Tag24.it ha contattato Filippo Sensi, un senatore del Partito Democratico che, da iscritto a ‘Sinistra per Israele’, sarà presente alla manifestazione di lunedì dell’associazione. E che, nel frattempo, sugli altri elementi di cronaca che ruotano attorno al primo anniversario dell’attacco di Hamas, la mette così:
“Cosa ne penso del decisione del Tar di vietare la manifestazione di sabato pro Palestina? Non sono un giurista, non posso dare un giudizio tecnico. Ma, in generale, credo che le manifestazioni vadano fatte se sono dentro alla nostra Costituzione: una cosa è manifestazione per le proprie idee; un’altra è inneggiare all’odio o additare persone come bersagli. Sono due cose distinte”
Il Filippo Sensi-pensiero, quindi è
“Sì alle manifestazioni, ma a patto che si svolgano entro i limiti di legge: la libertà di espressione non è libertà di denigrazione o invito all’odio”
E comunque: il comunicato a firma Schlein – Provenzano lo convince?
“La posizione del Pd, e quindi la mia che sono un suo senatore, è per il cessate il fuoco e il rispetto del diritto internazionale. Certo: se poi mi si chiede tra Israele e Iran da che parte sto, io non ho dubbi. Sono molto critico nei confronti del governo Netanyahu, angosciato per quello che succede a Gaza, per le vittime civili e per la sorte degli ostaggi che non dovremmo mai dimenticare. Ma sto con Israele”
Il perché, per il senatore dem, è presto detto:
“Israele ha il diritto e il dovere di vivere in pace e in sicurezza. Questo, al di là del mio giudizio negativissimo su Netanyahu e il suo governo di ultradestra. Israele rappresenta altri valori rispetto a quelli che incarna il suo attuale esecutivo. Ma io sto con la democrazia”