Le strade centrali della città furono sgombrate a colpi di manganello; i caffè chiusi, i teatri invasi, le rappresentazioni sospese. E’ la fotografia di Firenze, la notte del 3 ottobre 1925, quando la furia fascista uccise Giovanni Becciolini, Gustavo Console e Gaetano Pilati. Quella notte dell’Apocalisse è romanzata nel libro di Vasco Pratolini, “Cronache di poveri amanti”, e ogni anni il Comune di Firenze depone una corona al cimitero di Trespiano sulla tomba di Giovanni Becciolini, dove è scritto: “Ucciso nell’adempimento di un alto dovere di fraterna solidarietà in un triste ritorno di oscura barbarie da questa tomba che ne racchiude le spoglie mortali ammonisce i viventi che le dittature serrano i cuori ad ogni nobile sentimento e che solo nella libertà e la serenità e la gioia del vivere la certezza nel divenire delle genti”.
L’uccisione di tre antifascisti e di quattro operai
Becciolini era repubblicano mentre Console, avvocato e corrispondente dell’Avanti! e Pilati, imprenditore edile e mutilato di guerra, erano socialisti. Becciolini e Console avevano in comune l’appartenenza massonica. Le vite dei tre martiri sono un romanzo, avventurose, sempre alla conquista della libertà. In quella notte tragica vennero uccisi anche quattro operai di cui non si conoscono neppure i nomi. Ricordare quello che avvenne serve per non dimenticare.