“Sbagliando si impara” è un vecchio proverbio sempre di moda tanto che è appena uscito un libro di Gianrico Carofiglio, “Elogio dell’errore e dell’ignoranza” edito da Feltrinelli. “Biasimare gli errori e stigmatizzare l’ignoranza sono considerate pratiche virtuose. Necessarie. Ma le cose, forse, non stanno proprio così” afferma Carofiglio che prendendo spunto da aneddoti, dalla scienza, dallo sport, da pensatori come Machiavelli, Montaigne e Sandel, ma anche da Mike Tyson, Bruce Lee e Roger Federer, ci racconta la gioia dell’ignoranza consapevole e le fenomenali opportunità che nascono dal riconoscere i nostri errori. Imparando, quando è possibile, a trarne profitto.

Un libro di Gianrico Carofiglio che elogia gli sbagli e l’ignoranza

“Fin da bambini ci raccontano che se sbagli prendi un brutto voto; se sbagli non vieni promosso e non fai carriera, in certi casi addirittura perdi il lavoro; se sbagli perdi la stima degli altri e anche la tua – scrive Carofiglio – Sbagliare è violare le regole, sbagliare è fallire. Per l’ignoranza, se possibile, i contorni sono ancora più netti: l’ignoranza relega alla marginalità. E quando si passa dalla definizione della condizione (ignoranza) all’espressione che indica il soggetto in quella condizione (ignorante), il lessico acquista il connotato dell’offesa”. 

L’errore è parte dei processi di crescita e l’ignoranza, se consapevole, ci permette ancora di stupirsi di fronte alle meraviglie dell’umanità.

Stefano Bisi