Fabio Concas ha confessato di aver ucciso l’amico Alessandro Cambuca a coltellate, indicando anche il luogo dove avrebbe nascosto l’arma del delitto: lo riporta l’Ansa, facendo notare che, con molta probabilità, il gip di Cagliari, Giorgio Altieri, che stamattina lo ha interrogato, ne disporrà ora la custodia cautelare in carcere.

Cosa sappiamo della morte di Alessandro Cambuca, ucciso dall’amico Fabio Concas, reo confesso, ad Assemini

Il 24enne di Decimomannu, piccolo comune a ovest di Cagliari, si trova, al momento, nella struttura penitenziaria di Uta. Secondo l’Ansa è probabile che ci resterà. Nella mattinata di oggi, 2 ottobre 2024, davanti al gip di Cagliari – assistito dall’avvocato Franco Villa – avrebbe infatti ammesso i propri addebiti, confessando l’omicidio dell’amico e indicando il luogo dove avrebbe nascosto l’arma usata per colpirlo.

Sei volte, secondo l’autopsia eseguita ieri dal medico-legale Roberto Demontis. I fatti risalgono a sabato scorso. Stando a quanto ricostruito finora, vittima e carnefice – che erano amici da tempo – avrebbero partecipato, insieme ad altri ragazzi, alla festa di Santa Greca di Decimo per poi fare ritorno ad Assemini e trascorrere la notte in una casa di via Tuveri.

Lì, a un certo punto, per motivi da chiarire, avrebbero iniziato a litigare: Concas avrebbe impugnato un coltello, ferendo gravemente Cambuca che, in un ultimo slancio di vita, sarebbe riuscito a svegliare alcuni dei presenti bussando alle porte delle loro stanze, facendo anche il nome del suo aggressore, catturato dai carabinieri dopo essersi dato alla fuga.

Inutili i tentativi dei medici di salvare il ragazzo: domenica mattina si è spento a causa delle lesioni riportate all’ospedale Brotzu di Cagliari, dove era stato trasferito d’urgenza.

Chi era la vittima

Alessandro Cambuca, 27 anni, viveva nel Cagliaritano insieme alla compagna incinta e alle figlie di 2 e 7 anni. In molti sui social parlano di lui come di un ragazzo “gentile ed educato“, un tipo “un po’ vivace ma pronto a dare una mano a chi ne avesse bisogno”.

Certo che conoscevo Alessandro. Lo conoscevo sin da bambino. Non viveva più qui, si era trasferito più vicino a Cagliari insieme alla nuova compagna e mi capitava di vederlo solo quando tornava a Villaspeciosa. Aveva due figlie. Sono incredulo, mi dispiace moltissimo per i familiari, perché tra l’altro conosco molto bene il padre che ha lavorato con me per 20 anni. Siamo una comunità piccola, ci conosciamo tutti e non siamo abituati a fatti di cronaca,

le parole che il sindaco Gianluca Melis ha affidato all’Ansa.

La raccolta fondi per il funerale

Mentre si aspettano sviluppi, online è partita una raccolta fondi. “Alessandro era una persona straordinaria“, “è stato vittima di un atto di violenza ingiustificabile”, scrivono gli amici nel post in cui la annunciano.

“In questo momento di dolore – spiegano – vogliamo dare ad Alessandro l’ultimo saluto che merita, ma le spese per il funerale sono significative e rappresentano un ulteriore peso per la sua famiglia, già devastata dalla perdita”. Il denaro raccolto servirà a sostenere i costi per la cerimonia e la sepoltura del giovane.

La sua vicenda ricorderà a qualcuno quella di Manuel Millefanti, il 43enne che nella notte tra il 21 e il 22 gennaio scorso è stato ucciso all’interno della sua abitazione di Oltrona di San Mamette, in provincia di Como, dall’amico Luca De Bonis, 33 anni, con cui aveva trascorso la serata a bere. Anche lui, come Cambuca, fu accoltellato. Anche lui, prima di morire, riuscì a dare l’allarme, contattando la madre. Ad incastrare l’amico una foto pubblicata sui social.