Tensione sempre più alle stelle in Medio Oriente. Nella notte di martedì 1 ottobre, l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici contro Israele. Secondo le stime delle forze di difesa israeliane (IDF), sarebbero stati 180, la maggior parte dei quali sarebbe stata intercettata. Tuttavia, l’Iran ha impiegato anche un nuovo tipo di arma mai utilizzata prima: i missili ipersonici Fatah. A confermare l’uso di questi missili è stato un comunicato dei Guardiani della Rivoluzione Islamica diffuso a Teheran. I missili Fatah, progettati per distruggere i radar dei sistemi antimissile israeliani Arrow, sono stati presentati ufficialmente dall’unità aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie in una cerimonia a Teheran poco più di un anno fa.
Cos’è il missile ipersonico Fatah?
Nel giugno del 2023, la forza aerospaziale delle Guardie Rivoluzionarie ha svelato per la prima volta il missile ipersonico Fatah. Alla cerimonia partecipò anche il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che è poi deceduto a 63 anni in un incidente in elicottero avvenuto nella regione di Tabriz, vicino al confine con l’Azerbaigian, il 19 maggio 2024. Già nell’aprile dello stesso anno, dopo un attacco iraniano contro Israele, un portavoce della Commissione per la sicurezza nazionale del Parlamento iraniano aveva avvertito Israele di comportarsi con cautela, dichiarando che in caso di azioni militari contro Teheran, l’Iran avrebbe potuto utilizzare un’arma mai vista prima. Tale minaccia si è concretizzata nell’attacco del 1º ottobre.
Il missile ipersonico balistico Fatah ha una portata di 1.400 chilometri e può viaggiare fino a 5,1 chilometri al secondo, raggiungendo velocità comprese tra Mach 13 e Mach 15 poco prima di colpire il bersaglio. Secondo le Guardie della Rivoluzione, il Fatah è in grado di superare qualsiasi sistema di difesa missilistico e distruggerlo, grazie alla sua elevata manovrabilità e alla capacità di eludere i radar. In base a queste caratteristiche, il missile, lanciato dal territorio iraniano, può raggiungere Tel Aviv in soli 7 minuti, riducendo al minimo il tempo per una rilevazione o un’intercettazione da parte del sistema di difesa Iron Dome.
I missili iraniani
Secondo un rapporto del 2021 del Missile Threat Project del Center for Strategic and International Studies (CSIS), l’Iran dispone di migliaia di missili balistici e da crociera con varie gittate. Anche se i numeri esatti per ogni tipo di missile non sono noti, il generale dell’aeronautica statunitense Kenneth McKenzie ha riferito al Congresso nel 2023 che l’Iran possiede “oltre 3.000” missili balistici, come indicato dal sito Iran Watch.
I missili balistici seguono traiettorie che li portano a superare o avvicinarsi ai limiti dell’atmosfera prima che la testata si separi e ricada verso il bersaglio. Analisi di esperti di armi, basate su video verificati, indicano che l’Iran ha impiegato varianti del missile Shahab-3 nell’ultimo attacco contro Israele. Secondo Patrick Senft, ricercatore presso Armament Research Services (ARES), lo Shahab-3 è alla base dei missili balistici a medio raggio dell’Iran e utilizza propellente liquido.
Lo Shahab-3, operativo dal 2003, può trasportare testate di peso compreso tra 760 e 1.200 chilogrammi, e può essere lanciato sia da piattaforme mobili che da silos. Le varianti più recenti, come i missili Ghadr ed Emad, offrono una maggiore precisione, con un margine d’errore di circa 300 metri rispetto agli obiettivi.
Le difese missilistiche israeliane
Israele ha schierato una complessa rete di difese missilistiche per far fronte a minacce di vario tipo, dai missili balistici ai razzi a bassa quota. Il sistema Iron Dome, noto per la sua efficacia contro razzi e colpi di artiglieria, rappresenta il livello inferiore del sistema difensivo israeliano. Tuttavia, non è l’Iron Dome il sistema utilizzato per contrastare i missili balistici lanciati martedì sera.
Per affrontare minacce a corto e medio raggio, Israele impiega il sistema David’s Sling, sviluppato congiuntamente con gli Stati Uniti. Questo sistema utilizza intercettori cinetici come lo Stunner e lo SkyCeptor per colpire bersagli fino a 300 chilometri di distanza.
A livelli superiori, Israele dispone dei sistemi Arrow 2 e Arrow 3, sviluppati in collaborazione con gli Stati Uniti. L’Arrow 2 utilizza testate a frammentazione per distruggere missili balistici durante la fase terminale del volo, mentre l’Arrow 3 intercetta missili nello spazio, prima che rientrino nell’atmosfera. Durante l’attacco di martedì, le forze statunitensi, da cacciatorpediniere nel Mediterraneo orientale, hanno lanciato almeno 12 intercettori contro i missili iraniani, utilizzando il sistema Aegis.
Anche la Giordania ha partecipato alla difesa, intercettando missili iraniani, sebbene non siano stati forniti ulteriori dettagli.
L’attacco di aprile, invece, aveva coinvolto principalmente droni iraniani, che risultavano più facili da intercettare rispetto ai missili balistici.