L’ombra della riforma delle pensioni è sempre dietro l’angolo e, chi fa parte di alcune determinate categorie di lavoratori, potrebbe restare 3 mesi senza assegno.

Quando si parla di riformare il sistema previdenziale italiano si devono sempre fare i conti con cambiamenti che incidono, a volte prepotentemente, sulla vita dei lavoratori. Molti di questi cambiamenti sono davvero di poco conto, ma altrettanti rischiano di avere pesanti impatti. E la storia ne è testimone.

Infatti, ogni qual volta si parla di riformare il sistema pensionistico, seppur si spera sempre che le cose vadano meglio, si teme che le proposte, le ipotesi e le novità introdotte dal Governo possano in qualche modo rovinare il già precario equilibrio: dall’inasprimento dei requisiti a età pensionistiche sempre più “avanzate” per lasciare il mondo del lavoro.

Ma chi sono e perché alcuni lavoratori potrebbero rischiare di restare 3 mesi senza assegno pensione?

Ci sarà davvero una riforma delle pensioni 2025?

Il progetto della riforma delle pensioni è molto ambizioso e non semplicissimo da attuare. Probabilmente, nel 2025 non vedremo una riforma vera e propria, ma dobbiamo comunque aspettarci cambiamenti significativi.

Il tema previdenziale, in ogni caso, rimane al centro dell’impianto della prossima Legge di Bilancio.
Per andare in pensione nel 2025, le attuali regole dovrebbero essere più che altro confermate (e, forse, inasprite).

Si continuano a cercare soluzioni alternative alla Legge Fornero per il pensionamento anticipato. Tra le ultime ipotesi emerse, emerge lo schema di Quota 41 “light” per tutti, molto difficile da attuare.

Questa misura dovrebbe consentire ai lavoratori di andare in pensione a qualsiasi età, con il solo requisito di aver maturato 41 anni di contributi versati. Si tratta di una soluzione economicamente molto complessa da attuare. Sarebbe possibile solo calcolando l’assegno con il sistema contributivo. Qualora ciò venisse attuato, per i pensionati sarebbe un vantaggio a metà, perché avrebbero una pensione bassa, con un taglio che potrebbe raggiungere anche il 30%.

Chi rischia di restare 3 mesi senza assegno con la riforma delle pensioni

Con la prossima Legge di Bilancio potrebbe aumentare la finestra mobile per uscire dal mondo del lavoro con la pensione anticipata ordinaria, dagli attuali 3 mesi a 6 mesi.

Le finestre di uscita, in realtà, sono già state aumentate con l’ultima manovra finanziaria. Infatti, per Quota 103, le finestre sono state aumentate da 3 mesi a 7 mesi per il settore privato e da 6 mesi fino a 9 mesi per quello pubblico.

Naturalmente, stiamo ancora navigando nel mare delle ipotesi, in quanto, almeno per il momento, non abbiamo certezza di quali saranno le misure che effettivamente finiranno nella prossima Legge di Bilancio.

Si presume che saranno prorogate le misure attualmente in vigore, rimandando ancora una volta il progetto della riforma delle pensioni. In ogni caso, le misure, se prorogate, potrebbero sempre essere ritoccate, come già successo in passato.

Altro che pensione in anticipo: si studiano modi per incentivare a restare a lavoro più a lungo

Il filo conduttore della prossima riforma delle pensioni è l’impegno a non appesantire i conti pubblici e allungare, anche attraverso incentivi, l’età lavorativa.

La riforma delle pensioni dovrà soddisfare, in primis, criteri di sostenibilità del bilancio, considerato il costante aumento della spesa pensionistica.

Non bisogna pensare che si abbandonerà il criterio dei 67 anni d’età per l’uscita dal mondo del lavoro. Tuttalpiù potrebbero essere previsti incentivi per allungare il percorso lavorativo.

In che modo? Per incentivare i lavoratori a restare più a lungo a lavoro pur avendo soddisfatti i requisiti per andare in pensione, sono previste alcune tipologie di premi.

Per quanto riguarda i lavoratori statali, invece, è previsto l’abbandono dell’obbligatorietà di ingresso in quiescenza. Infine, sarà salvata anche la rivalutazione delle pensioni per adeguare gli assegni al carovita.