Come capire quando una persona fa ghosting? Social e app di incontri oggi sono una giungla, più che uno strumento per semplificare la possibilità di conoscere qualcuno. Sono sempre più diffusi, tra i giovanissimi e non solo, comportamenti tossici, tra i quali rientrano varie modalità di interruzione di un rapporto.

Un percorso a ostacoli in cui barcamenarsi tra ghosting, zombieing, orbiting, breadcrumbling, benching e stashing. Una lista che sembra essere potenzialmente infinita e che a colpo d’occhio può suscitare spavanto e disincentivazione verso approcci e nuove conoscenze. Per capire il significato di questi fenomeni e i motivi che vi si nascondono dietro, Tag24 ha intervistato la psicoterapeuta Alexia Di Filippo.

Quando una persona fa ghosting? Significato e motivi dei comportamenti tossici sui social

La psicoterapeuta Alexia Di Filippo si è addentrata con Tag24 nel vortice dei comportamenti tossici che vengono messi in atto per lo più sui social – ma non solo – cercando di fornire una spiegazione dei fenomeni, oltre che una breve descrizione sul significato. Innanzitutto quali sono questi comportamenti e come riconoscerli?

Come capire, ad esempio, quando una persona fa “ghosting”? Perl la psicoterapeuta consiste in una pratica relazionale “caratterizzata dalla sparizione improvvisa e senza spiegazioni di qualcuno con cui si è in relazione, che oltretutto si rende irreperibile”.

Lo “zombieing” prevede la “ricomparsa inaspettata, anche a distanza di anni, della persona che si era volatilizzata e che cerca di rientrare in confidenza, come se nulla fosse accaduto, con chi aveva ghostato“.

L’”orbiting”, dall’inglese “to orbit”, cioè “orbitare”, invece descrive un “comportamento ambiguo di chi si rende visibile sui social di una persona, spesso dopo averla ghostata o lasciata, mettendo like e commenti ma rifiutando qualsivoglia interazione diretta e offline”.

Inoltre vi è il “breadcrumbing” (letteralmente “spargere briciole”), una “modalità relazionale di chi attrae a sé l’altro attraverso manifestazioni, discontinue quanto illusorie, di attenzione, cui non soggiace però l’intenzione di coinvolgersi in una vera relazione”.

Nel panorama dei comportamenti tossici si inserisce anche il “benching”, (da “bench”, “panchina”) che consiste nel “porre qualcuno in attesa, lasciandogli il dubbio di futuri sviluppi positivi del rapporto, mentre si flirta o si coltiva relazioni altrove”.

Infine lo “stashing” (dall’inglese “to stash”, cioè “nascondere”), delinea il “modus operandi di chi vive una relazione in condizione di clandestinità per cui occulta il/la partner alla vista di amici, parenti, contesti pubblici e social media”.

Perché gli uomini fanno ghosting? La psicoterapeuta: “Oggi non vogliono legami”

Perché gli uomini (anche le donne) fanno ghosting e perché questi modi di agire sono così diffusi nelle dinamiche delle relazioni odierne? Uscire e sentirsi con qualcuno è diventato davvero così difficile? Ecco la spiegazione della psicoterapeuta:

“Tali pratiche relazionali sono tanto diffuse perché funzionali ad una forma involutiva cui tende l’essere umano contemporaneo, quella di individuo senza legami, promossa dalla modernità liquida che è dominata dalla precarietà. In tale incertezza, costruire un’autentica relazione è molto difficile”.

Poi ha aggiunto:

“Non solo, va considerato attentamente l’incremento di persone che agiscono comportamenti manipolativi e predatori, incoraggiati nei bambini fin dalla più tenera età, perché necessari ad affrontare la competizione sfrenata che caratterizza le società neoliberiste dell’immagine, come ha drammaticamente e correttamente preconizzato Cristopher Lasch oltre 40 anni fa nel suo testo ‘La cultura del narcisismo’. Lo status quo alimenta un circolo vizioso di maleducazione, crescente analfabetismo emotivo, disperante solitudine, conseguente immersione nella virtualità e progressiva incapacità di entrare realmente in connessione con l’altro“.

Il ruolo dei social e delle app di dating

Nello sviluppo dei comportamenti tossici dell’individuo oggi, un ruolo fondamentale è giocato dai social network e dalle app di dating. Sono strumenti che rappresentano pro o contro nella dinamica delle frequentazioni? Secondo la psicoterapeuta:

La virtualità in questo contesto ha assunto un ruolo che favorisce certe dinamiche disfunzionali, connotate da forme di maltrattamento. Da una parte facilita un numero elevato di contatti, ponendosi al servizio di un diffuso consumismo relazionale; dall’altro deresponsabilizza circa le conseguenze delle proprie azioni che si pensa di bypassare con un clic”.

Quando una persona fa ghosting cosa c’è dietro? “Disimpegno, inganno e manipolazione”

Nel tentativo di capire quali dinamiche si celano quando una persona fa ghosting e agli altri fenomeni analizzati, la psicoterapeuta Alexia Di Filippo ha esposto la sua analisi a Tag24:

“In chi attua questi comportamenti, si celano principalmente dinamiche di disimpegno relazionale e in molti casi di inganno e manipolazione per esercitare un controllo sulla vita emotiva e sulle scelte della persona che li subisce.

Alla luce di ciò, è importante distinguere tra chi li agisce per: togliersi dall’impaccio, nascondendo una profonda immaturità; crearsi un diversivo virtuale, celando impegni altrove e controllare l’altro per vessarlo, come fanno i manipolatori e/o i predatori affettivo relazionali. Invece, in chi riceve questi comportamenti, si attivano dinamiche di illusione, abbandono, disorientamento e destabilizzazione”.

L’analisi dei comportamenti tossici

Quando una persona fa ghosting, in chi lo subisce, secondo la dottoressa, si crea: “Un profondo vissuto d’ansia circa cosa possa essere accaduto allo scomparso, nonché il dubbio persistente di essere in qualche modo responsabile dell’accaduto. Ciò induce un doloroso arrovellamento, che inchioda la persona in un rapporto finito, ma che in mancanza di spiegazioni resta sospeso, procurandole un persistente senso di svalutazione e rifiuto, che ostacola l’elaborazione e il superamento dello stesso”.

Lo “zombieing” invece confonde e destabilizza, e proprio per questo spesso: “Viene usato dai manipolatori e/o predatori affettivo relazionali per vessare e/o depredare con forza l’ex che è stato/a ghostato/a, appositamente per farne diminuire le aspettative sulla relazione ed infragilirlo/a, indebolendone l’autostima“.

L’”orbiting” tiene viva l’attenzione di chi lo riceve: “Sulla presenza virtuale della persona che lo attua, ma che non si trasferisce nella vita reale perché l’orbiter non ha nessuna intenzione di impegnarsi in un rapporto”. Il “breadcrumbing”, seminando poche briciole di attenzione: “Crea l’illusione di una evoluzione dello scambio in direzione di un maggiore coinvolgimento, che però non ci sarà”.

Il “benching”: “Provoca in chi è stato messo in pausa, l’attesa di una esclusività, mentre invece viene considerato una seconda scelta, un comodo ripiego, quando non ci si rivolge altrove”. Lo “stashing” infine: “Crea l’impressione, a chi ne viene fatto oggetto, di vivere una relazione così totalizzante da giustificare il fatto che sia palesemente nascosta, evidenza dietro cui, tipicamente, si celano ufficialità contratte altrove dal partner o mancata volontà di ratificare, agli occhi delle persone significative della sua vita la presenza di chi ha accanto”.

Ghosting, le fasce di età più colpite

Quali sono le fasce di età che restano maggiormente vittime del ghosting e dei comportamenti tossici? Chi tende di più a metterli in pratica, uomini o donne? Secondo la psicoterapeuta:

“In genere queste pratiche relazionali riguardano prevalentemente giovani adulti tra i 18 ed i 30 anni, perché sono i maggiori frequentatori di piattaforme di dating online ed in quanto la loro vita sociale è massivamente mediata dalla realtà virtuale. Tuttavia, vi è un preoccupante incremento tra i giovanissimi, a cui vengono addirittura consigliate, come tecniche di seduzione, dai ‘fuffaguru’ che imperversano sui social.

Quanto agli adulti, va sottolineato che in tanti casi, in preda ad un diffuso giovanilismo, non solo condividono abitudini e contesti virtuali con i ragazzi, ma fanno proprie tali modalità maltrattanti dando un pessimo esempio, evidenza che è parte del problema educativo in essere con le nuove generazioni.
Circa il sesso, vi è una prevalenza maschile, ma si registra un incremento anche nel genere femminile dell’utilizzo di questi escamotage comportamentali nelle relazioni”.

Quando una persona fa ghosting, quali sono gli effetti sulla salute mentale?

Quando si fa ghosting o si mettono in atto gli altri comportamenti analizzati, si creano inevitabilemente, degli effetti sulla salute mentale, soprattutto in chi ne è vittima.

“Sono vissuti di ansia, di inadeguatezza, pensieri depressivi, intrusivi, ossessivi, abbassamento dell’autostima. Inoltre, particolarmente impedente risulta la perdita della fiducia circa la possibilità di poter avere un contatto con qualcuno, che non sia sulla base del disimpegno assoluto, del consumismo sessuale, dell’inganno o del maltrattamento, con conseguente tendenza al ritiro sociale”.

I suggerimenti della psicoterapeuta Di Filippo, al fine di prevenire situazioni spiacevoli e dolorose, sono quelli di:

  • Trasferire il prima possibile la relazione dal piano virtuale a quello reale, perché ciò provocherà una prima scrematura di indecisi e/o malintenzionati
  • Essere pronti ad allontanarsi alle prime assenze strategiche e/o intermittenze affettive, inquadrandole come segnali precoci di tossicità relazionale
  • Tenere a mente che più si è abili ad individuare ed evitare chi non è in grado di stare in una relazione, o peggio chi la intesse al fine di manipolare e maltrattare l’altro, più possibilità si avranno di incontrare una persona che desideri un rapporto autentico basato sul rispetto, la reciprocità, la trasparenza e l’autenticità.

Tra gli altri comportamenti tossici, c’è anche il mosting: scopri cos’è.