Finisce tutto con una sospensione, non si sa se definitiva o provvisoria. Il laboratorio gender dell’università di Roma Tre dedicato ai minori e previsto per oggi, 28 settembre 2024, non si è svolto, nell’esultanza degli esponenti di Forza nuova giunti alla sede del Dipartimento di Scienze della Formazione per contestare l’iniziativa.

Parallelamente, al rettorato dell’università romana, si è radunata una delegazione dell’associazione ‘Pro Vita & Famiglia’ per consegnare le oltre 35 mila firme raccolte contro il laboratorio.

Laboratorio gender dell’Università Roma Tre, Da Pozzo (Forza nuova): “Discorsi non adatti a bambini di cinque anni”

Un laboratorio di ricerca con lo scopo di accompagnare bambini e le loro famiglie nel percorso complesso dell’identità di genere, per aiutarli ad affrontare gli eventuali problemi che la società contemporanea pone di fronte a un’identificazione diversa dal proprio sesso biologico.

Nasceva con questi intenti l’iniziativa promossa dall’Università Roma Tre, in un mondo che rende particolarmente problematico un simile percorso, come testimoniano vicende eclatanti della cronaca recente. Come, ad esempio, la confusione creata dal caso della pugile algerina Imane Khelif, persona intersex (non transessuale, sia chiaro), costretta a subire accuse di ogni tipo durante le ultime Olimpiadi per il suo livello di testosterone più alto del normale.

Oggi, però, nella sede del Dipartimento di Scienze della Formazione a Roma, non si è tenuto nessun incontro. Nessuna notizia ufficiale è trapelata dall’ateneo e non sono noti, dunque, i motivi per cui sia stato sospeso.

La notizia è stata, comunque, accolta con soddisfazione da un gruppo di manifestanti del movimento neofascista Forza nuova che si era dato appuntamento all’esterno del dipartimento, srotolando uno striscione su cui era scritta la frase eloquente: Giù le mani dai bambini. Uno di loro, Adriano Da Pozzo, ha spiegato all’inviato di TAG24 Michele Lilla che il loro intento fosse di tenere i bambini lontani da certi argomenti che, a suo dire, “non riuscirebbero mai a capire“.

Da Pozzo, in un primo momento, ha spiegato che la loro intenzione era di “ascoltare cosa avevano da dire, cos’era questo laboratorio“, salvo poi correggersi in seguito ammettendo che l’obiettivo dei manifestanti era “interrompere il laboratorio. In che modo? Non è dato saperlo.

Pro Vita, 35 mila firme a Roma Tre contro il laboratorio ‘bambini trans’: “No all’ideologia gender”

Mentre accadeva tutto questo al dipartimento del quartiere Esquilino a Roma, al rettorato dell’Università Roma Tre, in zona Ostiense, una delegazione dell’associazione ‘Pro vita & famiglia’ si era radunata per consegnare al rettore 35mila firme di una petizione popolare contro l’iniziativa.

Un “progetto ideologico“, come lo ha definito senza mezzi termini il portavoce Jacopo Coghe a Lorenzo Brancati di TAG24, chiedendo al rettore come sia stato possibile che il comitato etico lo abbia approvato e sostenendo che i soldi pubblici “non debbano essere spesi per questo“. Perché, attacca il portavoce, non esistono bambini trans. Nessuno nasce in un corpo sbagliato, tanto meno dei bambini così piccoli.

Posizioni non diverse da quelle espresse da Forza nuova, dunque, che vengono ulteriormente chiariti quando Coghe conclude la sua riflessione, dichiarando le le “scuole si devono occupare di istruire e formare i nostri giovani e non di parlare di sessualità, affettività, emotività. Questo compito è dei genitori“.