Da giovedì 19 a sabato 21 settembre 2024 si è svolta ad Arpino la dodicesima edizione della Scuola Estiva Arpinate, quest’anno sul tema dell’Intelligenza Artificiale e dei suoi risvolti politici e giuridici, promossa dall’Università degli Studi Niccolò Cusano, con l’Università degli Studi di Catanzaro Magna Graecia e il coordinamento del prof. Enrico Ferri in collaborazione con il prof. Alberto Scerbo. L’iniziativa si è svolta nell’Hotel Il Cavalier d’Arpino, il cui edificio principale ospitò in origine un lanificio che confezionava divise dell’esercito borbonico, poi ristrutturato e, a partire degli anni Sessanta, adibito a struttura ricettiva dedicata alla figura del pittore Giuseppe Cesari, tra i maggiori esponenti del tardo manierismo di epoca barocca.
Intelligenza artificiale, una formula con molte applicazioni
La Scuola Estiva Arpinate 2024 ha visto la partecipazione di decine fra relatori e studenti borsisti, che si sono confrontati sulle principali questioni interdisciplinari che la comparsa delle recenti applicazioni sta ponendo all’ordine del giorno. In prima istanza l’attenzione è stata rivolta alla stessa definizione di Intelligenza Artificiale, solo apparentemente stabile e condivisa, ma in realtà ineffabile e problematica. L’IA, infatti, rappresenta innanzitutto il sintagma con cui si inaugurò un programma di ricerche sorto nel workshop di Dartmouth del 1956, un programma eterogeneo nei metodi e nelle finalità, e l’espressione tutt’ora rappresenta per le scienze dure un termine ombrello, capace di includere applicazioni che imitano il comportamento umano e l’azione, il pensiero razionale e le capacità cognitive, ora ambendo a replicare o imitare singole attitudini o competenze, ora mirando a sviluppare sistemi artificiali generali, che apprendano e svolgano attività di natura diversa.
Il tema, come è emerso sin dalla relazione inaugurale della Scuola, tenuta dal filosofo del diritto Francesco Romeo, evoca da subito un rapporto complesso con le scienze cognitive e le neuroscienze, perché lo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale – l’ipotesi di replicare in modo artificiale l’intelligenza umana, qualsiasi cosa per essa si intenda – si accompagna necessariamente con il programma speculare e complementare che nel corso dell’ultimo secolo ha cercato di comprendere e modellare l’attività cognitiva dell’essere umano. Detto altrimenti, replicare l’attività cognitiva umana in un sistema artificiale è un modo per comprenderne e modellarne il funzionamento, e così lo sviluppo di un’IA sempre più efficace si accompagna, almeno in parte, con la conoscenza sempre meno vaga della mente e dei suoi “meccanismi”.
Nondimeno, il problema della definizione di cosa sia o possa essere un’IA non ha solo una dimensione filosofico-teorica, poiché – come introdotto dalla relazione di Francesco Cirillo, responsabile della segreteria scientifica dell’iniziativa – da un lato l’IA vorrebbe includere applicazioni molto diverse tra loro, con impieghi in quasi ogni attività umana, dall’altro emerge il rilievo della sua caratterizzazione qualora ci si proponga, come fa il legislatore europeo con l’AI Act o il Governo italiano nel disegno di legge in esame al Senato, di regolare i sistemi di Intelligenza Artificiale definendo un quadro normativo comune e un complessivo sistema di governance.
L’Intelligenza artificiale ha bisogno dell’Etica?
La questione della regolamentazione non pone solo criticità di carattere giuridico, ma apre a problemi circa la sua opportunità, anche in termini economici, circa la possibilità di un’etica dell’IA, e più in generale si connota per la sua rilevanza politica. Ed è soprattutto in questo spazio che si genera il dibattito – se si vuole, con Eco – tra apocalittici e integrati, cioè, tra quanti evidenziano i possibili rischi di un impiego diffuso e incontrollato della tecnologia e quanti fanno propria una visione più ottimista del suo impatto, senza celare gli aspetti critici e le possibili derive da fronteggiare. È così che, ad esempio, le studiose di Filosofia del diritto Valeria Barone e Mariapia Romeo hanno sottolineato – muovendo da una prospettiva critica della tecnica nella società contemporanea – i motivi di un possibile attrito tra le ragioni dell’algoritmo e quelle dell’umano, la prima soffermandosi sulla possibile incidenza sulla stessa identità delle persone, sul rapporto tra tecnologia e vulnerabilità dell’uomo, la seconda approfondendo il problema delle discriminazioni, ora dovute agli equilibri (o ai disequilibri) economici che il modello di sviluppo ingenererebbe, ora connesse ai bias che i sistemi di IA possono rincorrere e persino rafforzare.
Dunque, sempre muovendo da una postura cautamente critica dell’innovazione, Paola Barbara Helzel ha trattato del disagio del diritto di fronte all’IA, ossia di un’antinomia possibile tra il modello di realtà che la tecnologia vorrebbe imporre e la visione tradizionale che gli ordinamenti mirano a preservare, affermando e riconoscendo l’intangibilità della dignità umana e i diritti individuali. È anche sulla base di simili premesse che Wanda D’Avanzo ha illustrato le condizioni e le finalità di un approccio by design alla regolazione delle tecnologie, delineando i caratteri essenziali delle proposte tese a orientare lo sviluppo dei software ai valori fondamentali dell’ordinamento.
Il dibattito tra le visioni più pessimiste e quelle più entusiaste non si colloca, come anticipato, soltanto su un piano teorico-generale, se non propriamente filosofico. In questo senso, Cristiano Cupelli ha illustrato le sfide che l’IA pone al diritto penale, guardando sia alle condotte che possono avere una rilevanza penale, cioè alle proiezioni dell’Intelligenza Artificiale nel settore della criminalità, sia ai possibili impieghi dei sistemi artificiali nell’ambito del diritto e del processo penale. Parimenti, Alessandro Martini ha offerto un quadro completo e articolato delle questioni di rilievo da una prospettiva – principalmente, ma non solo – ancorata al diritto privato, provando a caratterizzare gli attributi che il legislatore europeo destina all’IA che intenderebbe accogliere e promuovere, un’IA affidabile e antropocentrica, secondo i metodi e le opzioni ermeneutiche propri del giurista positivo.
L’Intelligenza artificiale la troveremo nei tribunali?
È poi emerso trasversalmente, ma è stato anche oggetto di alcune specifiche riflessioni, il rapporto tra diritto e intelligenza artificiale. È pensabile – si è interrogato Alessandro Ferrara – un uso dell’IA nel campo della giustizia? È possibile un connubio tra intelligenza artificiale e giustizia predittiva nel quale l’impatto benefico superi il timore dei rischi che si paventano? Più in generale, così per esempio nell’intervento di Francesco Petrillo, è stato affrontato il rapporto tra logica formale, linguaggio informatico e linguaggio giuridico, analizzando da un punto di vista ermeneutico le condizioni e i limiti della coesistenza di paradigmi solo in parte sovrapponibili. Per altro verso, infatti, il filosofo del diritto Alberto Scerbo è intervenuto per illustrare un’autonomia irriducibile tra un modello di giustizia prevedibile e meccanizzato e la forza nomopoietica della decisione umana e del caso specifico, evocando una distanza non colmabile tra la dimensione esistenziale del giudicare e quella formale di una concezione solo astratta del diritto.
Nondimeno, l’iniziativa non ha dato spazio alle sole riflessioni sulle criticità delle tecnologie emergenti. Nel suo intervento l’esperto di informatica Massimo Russo si è concentrato sui bias e sulle euristiche che caratterizzano l’attività cognitiva per sostenere le ragioni di un impiego dell’intelligenza artificiale nell’efficientamento dei compiti nei quali l’essere umano appare naturalmente deficitario, richiamando nelle conclusioni l’ammonimento scolpito, secondo la tradizione, nel tempio di Apollo a Delfi, μηδὲν ἄγαν (niente di troppo).
Similmente, intervenendo a distanza da Pittsburgh, l’anestesiologo Claudio Loffreda del St. Clair Hospital and Washington Health, ha offerto un quadro articolato degli usi attuali e di quelli possibili dell’IA nel settore della sanità, rimarcando – senza celare le opportune cautele – le ragioni di una visione ottimista sugli effetti della tecnologia. Soprattutto, sia con interventi puntuali che nella relazione conclusiva, il coordinatore dell’iniziativa, il filosofo Enrico Ferri, ha alimentato il dibattito sostenendo una visione ottimista della trasformazione in atto, criticando le prospettive tese ad affermare una contraddizione tra i valori cd. occidentali e la tecnologia, ed evidenziando le contraddizioni storiche e teoriche di quanti vorrebbero ergere un incerto limite etico allo sviluppo e all’innovazione.
In questo quadro di interventi, complice l’organizzazione funzionalmente mirata a lasciare ampio spazio al dibattito, studenti e relatori si sono confrontati in discussioni proseguite anche nelle occasioni che hanno fatto da contorno all’iniziativa. La Scuola Estiva, così, ha rappresentato un’occasione unica per il dialogo tra visioni – spesso se non sempre – radicalmente opposte della società, della politica e dei rapporti con la tecnologia, facendo emergere nella ricchezza degli interventi modi alternativi di concepire le questioni contemporanee e posture eterogenee nei confronti dell’Intelligenza Artificiale.
SEA 2024, anche musica, arte e gastronomia
Il coordinamento dell’iniziativa di Enrico Ferri e la segreteria organizzativa, diretta da Alessandro Gerardi Virgili, hanno completato il programma delle attività scientifiche con un insieme di altre attività legate al territorio, alla Ciociaria e alla città di Arpino; uno dei centri più antichi e rilevanti sul piano culturale ed artistico della provincia di Frosinone, che ha dato i natali a Caio Mario, Agrippa e Cicerone, e in cui si staglia la civitas vetus, un’acropoli racchiusa in una delle cinte murarie meglio conservate dell’epoca preromana con un arco a sesto acuto (VIII secolo a.C.) unico al mondo.
I partecipanti hanno anche visitato l’Abbazia cistercense di Casamari, in stile protogotico, sotto la guida di un monaco cistercense. Così, la Scuola ha proposto ai partecipanti anche un viaggio “parallelo” nelle tradizioni locali, innanzitutto grazie alla gastronomia del Country Hotel Il Ciclope che ha ospitato gli studenti, ma anche in virtù di un’esibizione sugli abiti e i costumi ciociari, e del coinvolgimento di aziende locali che hanno offerto una selezione di prodotti enogastronomici. In particolare, hanno supportato l’iniziativa l’azienda Nonna Pitta di Amaseno con le sue apprezzatissime mozzarelle di bufala e l’Azienda Sella per i prodotti caseari e i salumi, l’azienda agricola Latessa per le carni, magistralmente cucinate. L’olio, che rappresenta il più rinomato prodotto delle campagne arpinati è stato presentato dall’azienda Terre di Cicerone, coordinata dall’ing. Antonio Sardellitti, mentre l’azienda agricola Cominium, di San Donato Val Comino, ha offerto una serie di vini espressione di alcuni vitigni autoctoni come il Maturano, presentato anche in versione spumantizzata. Questi prodotti sono stati degustati nella cena di venerdì 20 settembre, assieme ad una serie di prelibatezze, come le lasagne in varie versioni, carni e dolci tradizionali, preparate da Sandra, la chef de Il Ciclope.
Sempre la sera di venerdì 20 settembre, i partecipanti della SEA e un vasto pubblico di Arpinati ha assistito a un concerto del trio Alysée (voce Sara Ghiglia, insieme con i proff. Enzo Filippetti al sassofono ed Emanuela Longo al piano, entrambi docenti del Conservatorio di Santa Cecilia), che li ha condotti in un itinerario artistico sui rapporti tra lo sviluppo della strumentazione musicale, in particolare del sassofono, e la musica contemporanea. In concerto ha avuto un notevole successo e diversi sono stati i brani richiesti nel bis più volte ripetuto.
Nel complesso, il quadro di attività scientifiche e di complemento ha mostrato una interazione possibile tra il mondo del passato e il mondo nuovo, suggerendo un modello in cui far convivere istanze diverse e non necessariamente in conflitto, quasi scommettendo sulla sinergia virtuosa che può nascere tra gli aspetti migliori della tradizione e le sfide e le opportunità dell’innovazione.