Il regista francese Claude Lelouch ritorna al cinema con una nuova pellicola dal titolo “Finalement – Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte”. Presentato in anteprima, fuori concorso, all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, questo film è una dedica amorevole del regista all’attore e amico fidato Lino Ventura, scomparso nel 1987 all’età di 68 anni. Troviamo Kad Merad nel ruolo del protagonista.

“Finalement”, recensione

Lino Massaro (Kad Merad) è un avvocato francese di successo, che per far assolvere i suoi clienti in tribunale cerca di sempre di mettersi nei loro panni. Spesso si immagina nei loro racconti, nella ricostruzione dei fatti, come se il protagonista di quelle circostanze fosse lui stesso. È sposato con un’attrice famosa, Léa Massaro (Elsa Zylberstein), con la quale ha cresciuto due figli: la prima, Barbara (Barbara Pravi), che ha frequentato il conservatorio per diventare una cantante e una compositrice, primogenita di Lino avuta da un precedente matrimonio e il secondo, figlio di entrambi, che studia per diventare regista. Sua Madre Françoise (Françoise Fabian) è stata la compagna di un noto malvivente, poi arrestato, col quale ha concepito Lino; fu proprio per questo che Lino è voluto diventare avvocato.

Descritto così potrebbe sembrare il classico ritratto di una famiglia borghese unita e dall’agiata vita spensierata piena di lussi e ricchezze, ma purtroppo all’avvocato Massaro è stata appena diagnosticata una rara forma di demenza degenerativa che gli provoca allucinazioni, forti mal di testa e incapacità di non dire tutto quel che pensa, anche le cose più sgradite. Questa diagnosi farà scaturire in lui la voglia di fuggire, facendo perdere le sue tracce. Si avventurerà in un viaggio lungo la Francia, facendo l’autostop e percorrendo lunghissimi tratti a piedi, durante il quale si fingerà qualcuno di diverso con ogni persona che incontrerà. Impersonificherà i clienti che ha fatto assolvere, raccontando le loro storie e i loro crimini come fosse stato lui a commetterli. Acquistando una tromba usata da un’antiquaria, riscoprirà il suo amore per la musica che parrà essere l’unico sedativo efficace per le sue dolorose emicranie. Per caso incontrerà una donna, proprietaria di una fattoria, che ha la passione di suonare il pianoforte con la quale si instaurerà una fugace connessione emotiva.

“Finalement”, critica

Presentato in anteprima, fuori concorso, il 2 settembre 2024 all’81ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Finalement – Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte” è la nuova pellicola di Claude Lelouch. Regista parigino ormai ottantaseienne, Lelouch è noto nel mondo del cinema per essere uno dei professionisti più prolifici, avendo girato una cinquantina di film ai quali si aggiungono cortometraggi e documentari. Quest’ultimo lungometraggio è stato dedicato al suo grande amico e attore Lino Ventura, scomparso a causa di un malore nell’87 all’età di 68 anni, e l’intera sceneggiatura è una sorta di seguito de “L’Aventure c’est l’Aventure” del 1972 scritto e diretto dallo stesso Lelouch. Difatti il protagonista di “Finalement”, interpretato da Kad Merad, si chiama proprio Lino Massaro, come il personaggio di Ventura nel film sopra citato, e impersonifica il figlio di quest’ultimo. Tant’è che durante il montaggio sono state inserite delle riprese tratte da “L’Aventure c’est l’Aventure”.

Pur dispiacendomene, devo però stroncare questo film che nell’ultima mezz’ora ho trovato addirittura snervante. Pieno zeppo di banalità, ovvietà ridondanti, luoghi comuni e retorica stucchevole. Per non parlare dell’assurda mancanza di una linearità temporale che ti stordisce non per farti comprendere lo smarrimento di chi vive una condizione di decadimento cognitivo, ma puramente a caso. Più che un film sulla demenza, l’ho trovato un film demente. Se vogliamo parlare di un ottimo dramma che racconta il fenomeno della demenza, senza allontanarci troppo dagli ultimi anni, vi consiglio “The Father” di Florian Zeller, uscito nel 2020, con un magistrale Anthony Hopkins che nell’ultima scena mi ha metaforicamente strappato via il cuore, riducendolo in brandelli. Per non parlare della spettacolare bravura commovente di Olivia Colman. Mi spiace, ma personalmente il mio voto per “Finalement” è di due virgola tre stelle su cinque.