Come un maestro severo che sale in cattedra e ne ha per tutti i suoi studenti indisciplinati. Andrea Crippa della Lega si presenta così ai giornalisti che lo sollecitano sul referendum sulla cittadinanza promosso dalle opposizioni e da lui sonoramente bocciato.

Un’opinione non nuova, dalle parti del Carroccio, ma che il vicesegretario federale esprime in tutta la sua rigidità. Ma anche ai maestri più rigorosi può capitare uno ‘strafalcione’ ed è proprio quello che succede a Crippa che, preso da una foga impetuosa, commette un errore da 2 in pagella in Latino

Referendum cittadinanza, Crippa attacca la sinistra: “Non ha più voti tra gli italiani così li cerca tra persone di altri Paesi”

La legge attuale può essere migliorata? Sì, in senso restrittivo“.

Basterebbe questa prima battuta per riassumere tutto il Lega-pensiero sulla cittadinanza agli stranieri, espresso senza freni o orpelli da ‘politically correct‘ da Andrea Crippa ai giornalisti che lo intercettano a Roma, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati.

Non indietreggia di un millimetro di fronte al quorum delle 500mila firme raggiunto in tempi record dal referendum. Una proposta contro la quale il vicesegretario leghista getta i guanti di velluto del confronto istituzionale per assumere toni decisamente più diretti. Da qui l’invettiva contro il centrosinistra, accusato di voler “regalare diritti e cittadinanze perché, evidentemente, non avendo più elettori tra gli italiani li cercano in persone di altri Paesi“.

Perché di questo si tratta, per il vicesegretario del Carroccio: di elargizioni concesse da uno Stato autoritario in base al suo giudizio arbitrario. Non di diritti guadagnati e riconosciuti a persone che hanno vissuto e lavorato per anni in Italia o che ci sono addirittura nate e cresciute.

A chi gli fa presente che l’Italia avrebbe bisogno di migranti per ragioni economiche (ad esempio la stabilità dei conti pensionistici), Crippa replica che non ha bisogno “di immigrati clandestini“. E quando il suo interlocutore precisa che quelli che riceverebbero la cittadinanza non sarebbero clandestini, risponde che si tratterebbe comunque di “regalare cittadinanza a persone che non si integrano e che vengono qui per altri motivi“.

Il vicesegretario leghista e quell’errore sullo ‘ius soli’…

Per Crippa, insomma, la legge attuale va benissimo e dice di non capire perché proporre altre leggi al suo posto. Una linea, dunque, del tutto vicina a quella espressa anche dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Tanta la veemenza con cui l’esponente della Lega esprime ai cronisti i suoi ragionamenti, che finisce col perdere di vista le declinazioni della lingua latina.

Sollecitato, infatti, sui possibili problemi interni alla maggioranza provocati dalle insistenze di Forza Italia sullo ius scholae, Crippa liquida la questione dicendo che, secondo lui, lo ius scholae è l’anticamera dello ius solis. Non dello ‘ius soli’, senza la ‘S’ finale.

Si potrebbe pensare a uno sbaglio dovuto all’impeto con cui il vicesegretario pronuncia le sue argomentazioni… se non fosse che Crippa lo ripete altre due volte.

Ma, in fondo, si tratta di dettagli linguistici di poco conto. O no?