Le nefandezze della sanità pubblica italiana, sempre più mortificata e ridotta all’osso dai tagli scriteriati del governo di turno, purtroppo non sorprendono più, ma se ci soffermassimo su ciò che accade quotidianamente in ogni ospedale, si potrebbero riempire pagine e pagine di giornali. Un esempio evidente è ciò che è accaduto ad una lettrice di Tag24, che ha condiviso con la nostra testata l’esperienza vissuta al presidio oftalmico dell’Ospedale San Giovanni di Roma.

Paziente oncologica mandata a casa dopo 7 ore di attesa: “E’ scaduto il tempo”

La signora Antonina (nome di fantasia) è una paziente oncologica sessantenne, che si è recata la mattina del 26 settembre al suddetto presidio per sottoporsi ad un intervento all’occhio in day hospital. In vista di questa operazione, Antonina ha dovuto sospendere i farmaci oncologici e spostare le terapie immunologiche. Alle 8 la signora, dopo aver svolto il consueto iter in accettazione, è stata fatta accomodare in sala d’aspetto, dove si è cambiata in attesa di essere portata in reparto per l’operazione. L’attesa si è però trasformata in abbandono.

Dalle 8.30 alle 14, nessun medico e nessun infermiere si è palesato per fornire delucidazioni riguardo ai tempi di attesa che si stavano dilatando oltremodo. Alla fine, dopo quasi 7 ore, la signora Antonina ed un’altra paziente di 90 anni sono state avvertite che, a causa del prolungarsi degli interventi precedenti, non c’era abbastanza tempo per operarle. Tempo scaduto quindi, tornate un’altra volta. Sì, ma quando? Antonina si è sentita dire che avrebbe dovuto riprogrammare l’intervento, ma senza poterlo fare a stretto giro. La prossima data utile infatti rimane un’incognita e non si sa quando sarà possibile effettuare questa operazione.

Il fatto che la signora Antonina sia una paziente oncologica e che abbia dovuto sospendere le terapie per potersi sottoporre a questo intervento, è stato preso con estrema leggerezza dagli addetti ai lavori, che si sono limitati ad un’alzata di spalle. Un gesto più che mai simbolico ed esemplificativo della situazione in molti ospedali pubblici poiché, stando al dizionario, esprime “noncuranza o rassegnazione”. In questo caso, calzano a pennello entrambe.

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