Ci sarà un’assenza importante alla cerimonia di insediamento del presidente del Messico Claudia Sheinbaum del 1 ottobre 2024: il re di Spagna Felipe. Sembra che il neoeletto capo di Stato non abbia invitato il sovrano spagnolo per via di una disputa sul colonialismo scoppiata nel 2019. Cinque anni fa l’ex presidente del Messico Obrador ha inviato una lettera nella quale veniva invitata la Corona spagnola a chiedere scusa per i crimini e gli abusi commessi dagli spagnoli durante la colonizzazione del Messico.

Da Madrid non è mai arrivata una risposta al presidente Obrador e ai cittadini messicani. Le relazioni diplomatiche tra Messico e Spagna sono peggiorate e Sheinbaum ha ritenuto fosse giusto non invitare il sovrano alla sua cerimonia di insediamento. La presidente 62enne legata al partito populista di sinistra Morena è stata eletta lo scorso 2 giugno e s’insedierà il prossimo 1 ottobre.

La disputa sul colonialismo in Messico: perché il re di Spagna non è stato invitato alla cerimonia di insediamento di Sheinbaum?

Il ministero degli Esteri spagnolo ha rilasciato, qualche tempo dopo la pubblicazione della lettera, un comunicato nel quale Madrid si scusava per quanto compiuto cinque secoli prima. Una risposta ritenuta non soddisfacente da parte di Città del Messico che si aspettava scuse ufficiali dalla Corona Spagnola. Da qui la decisione di non invitare il re Felipe il prossimo primo ottobre nella capitale messicana ma solo il premier spagnolo Pedro Sanchez.

Il primo ministro socialista ha commentato la vicenda definendola “oltraggiosa” e fuori luogo. Sanchez ha ribadito che il re Felipe “è di fatto un capo di Stato” ed ha presieduto a tutti i giuramenti internazionali. Nonostante l’indignazione il premier ha detto di avere stima del governo progressista della Sheinbaum. Due giorni fa è stato ribadito che nessun esponente del governo spagnolo si sarebbe recato a Città del Messico per la cerimonia d’insediamento.

Cosa hanno fatto gli spagnoli in Messico durante il colonialismo?

Nel 1517 gli spagnoli guidati da Francisco Hernández de Córdoba raggiunsero lo Yucatán arrivando da Cuba. Dalla terza spedizione del 1519, guidata dal conquistador Hernan Cortes, l’esercito spagnolo iniziò una rapida conquista del territorio dell’attuale Messico abitato allora dagli aztechi. Nel giro di due anni, nel 1521, cadde l’Impero azteco. La capitale Tenochtitlán – oggi Città del Messico – fu distrutta e nel giro di un anno gli spagnoli presero il controllo di tutto il territorio.

Fino allo scorso secolo sono sopravvissute piccole sacche di resistenza indigena poi arresesi all’esercito messicano. Fu necessario aspettare il 1821 – tre secoli dopo l’invasione spagnola – per vedere il Messico indipendente. Non è quantificabile il numero di vittime fatte nel corso dell’epoca coloniale in Spagna ma è probabile stando anche alle testimonianze del vescovo spagnolo Bartolomé de Las Casas e ad altri documenti dell’epoca potrebbero aggirarsi intorno ai 10 milioni.

Al genocidio degli indios si aggiunge anche la distruzione dell’allora Tenochtitlán che dopo l’assedio fu ‘rimodellata‘. Città del Messico infatti sorgeva sul lago Texcoco ed era spesso comparata a Venezia. Il bacino fu prosciugato poco dopo la conquista per costruire nuove abitazioni. Oggi non restano grandi tracce della civiltà azteca a Città del Messico.

Nel corso degli ultimi anni molti sovrani e capi di Stato europei hanno chiesto scusa per le atrocità commesse durante il colonialismo. Di recente lo Zimbabwe ha abolito la pena di morte, retaggio del dominio britannico nel XX secolo.