Gli attacchi d’ansia sono molto frequenti e, spesso, non ne abbiamo coscienza e chi la fa venire commette addirittura reato. Non dobbiamo pensare che il reato scatti sempre, ma solo in alcuni casi.
La vittima può querelare l’autore e anche richiedergli il risarcimento per il danno subito. Il quadro sull’argomento è molto chiaro, anche se, forse, poco conosciuto. Infatti, non c’è una menzione specifica al significato tecnico in ambito clinico.
La condizione d’ansia a cui fanno riferimento leggi e sentenze non coincide sempre, esattamente e necessariamente con le condizioni che portano a una definizione patologica del caso.
Quindi, dobbiamo procedere con estrema cautela, cercando di capire quando far venire l’ansia è reato e quali sono le conseguenze in funzione dei diversi casi.
L’ansia come malessere generale
Molte volte ci si può trovare in stati di malessere generale a cui, in molti casi, non riusciamo ad attribuire una causa.
Divenuto molto usato nel lessico quotidiano, attribuiamo a questi malesseri generali il termine ansia. Spesso è usato impropriamente e lo stato in cui ci si trova può essere attribuito ad altre emozioni. Altrettanto spesso, l’ansia si confonde con gli attacchi di panico.
Le problematiche legate all’ansia sono molto più diffuse, rispetto a un tempo. Molto spesso, l’ansia provoca un malessere generale con reazioni anticipatorie caratterizzate da diversi sintomi: preoccupazione, apprensione, paura, manifestazioni fisiologiche e di tensione psicofisica.
Le cause possono essere diverse, a partire da uno stimolo o da un evento negativo che si prevede per il futuro. Gli stessi sintomi dell’ansia sono diversi e possono agire su tre livelli:
- Cognitivo;
- Comportamentale;
- Fisiologico.
Ci sono casi in cui l’ansia è determinata anche dal comportamento nocivo di una persona, la quale con atti e atteggiamenti va a provocare la sensazione di malessere nella vittima. In alcuni casi, come vedremo, far venire l’ansia a una persona fa scattare reato.
Quando chi va venire l’ansia commette reato
Quando qualcuno induce in uno stato di ansia un’altra persona può integrare i reati di stalking e lesioni personali. Non esiste un reato che contempli l’ansia, quanto più, come definito dall’articolo 612 bis del Codice penale, il comportamento molesto o minaccioso e ripetuto che causa alla vittima timore per l’incolumità propria o di altri oppure “un perdurante e grave stato di ansia o di paura”, va a configurare il reato di atti persecutori.
La norma è stata più volte applicata dalla Corte di Cassazione. L’ultima sentenza è proprio di quest’anno, per la precisione parliamo della numero 21006/2024. La sentenza è riferita a rapporti di vicinato e, in questa occasione, è stato distinto il reato di stalking da quello di molestie.
Per questo, parliamo di una sentenza molto importante. Con il reato di stalking si caratterizza anche la sensazione di paura che i comportamenti di una persona possono indurre nella vittima, condizionati anche dai cambiamenti provocati nel quotidiano.
Anche se si fa venire l’ansia a qualcuno, senza condotte reiterate nel tempo, si integra il reato di lesioni personali. Tornando alla Cassazione, con la sentenza n. 7969/2020 è stata riconosciuta la sussistenza del reato in caso di abuso dei mezzi di correzione da parte di genitori o insegnanti.
Cosa rischi se fai venire l’ansia a qualcuno
Fatta questa breve carrellata di casi, dobbiamo capire cosa si rischia a far venire l’ansia a qualcuno.
Il punto chiave e determinante è proprio l’accusa di uno dei reati e, ovviamente, la condanna.
Le conseguenze penali cambiano a seconda del reato:
- Atti persecutori: reclusione da 1 anno a 6 e anni e 6 mesi;
- Lesioni personali: reclusione da 6 mesi a 3 anni.
È prevista, inoltre, anche l’ammenda fino a 516 euro. La vittima ha anche la possibilità di chiedere il risarcimento del danno.