La birra del famoso ‘patto’ siglato alla Festa di Avs si è ormai riscaldata mentre tornano a raffreddarsi i rapporti all’interno del fronte progressista. Il campo largo vive una nuova, ennesima crisi a causa delle nomine del Cda della Rai, con il Pd di Elly Schlein che sceglie di disertare la votazione nonostante la decisione opposta di Giuseppe Conte e del M5S e di Avs.

La spaccatura è dovuta a un approccio diametralmente opposto (e, quindi, difficilmente conciliabile) al modo di contrastare ‘TeleMeloni’ e la gestione dell’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo da parte dell’esecutivo.

Nomine Cda Rai, Schlein attacca Conte: “Ha cambiato una posizione condivisa fino a ieri”

Il Partito democratico conferma la linea dura, decidendo di ritirarsi sull’Aventino contro la decisione del governo Meloni di tirare dritto sulla nomine del Consiglio di amministrazione, senza prima procedere a una riforma della Rai come richiesto dal ‘Media Freedom Act’ dell’Unione europea.

Una scelta radicale, che dà seguito anche al programma presentato dalla segretaria dem durante le primarie del partito. Schlein oggi, 26 settembre 2024, difende e rilancia la decisione, presa per non legittimare un nuovo Cda accusato di essere “già fuorilegge secondo la nuova legge europea.

Uno ‘strappo’ reso inevitabile dal momento che il nuovo Consiglio rimarrà in carica per i prossimi tre anni, rischiando di rimandare “al ‘duemilamai’“, attacca la Schlein, la riforma della governance Rai per renderla indipendente da politica e partiti.

La linea del Pd, fino a poco tempo fa, sembrava incontrare il sostegno convinto degli alleati di opposizione che, però, hanno adesso deciso di prender parte alla votazione, provocando la reazione evidentemente irritata di Schlein:

“Il Pd è rimasto sulla posizione che era di tutte le opposizioni fino a ieri, al massimo dovete chiedere ad altri perché hanno cambiato posizione“.

La replica del presidente M5S: “Nessuna giravolta, noi sempre coerenti”

Accuse che il presidente del Movimento 5 Stelle rispedisce al mittente affermando che, da parte sua e del suo partito non c’è stata nessuna “giravolta e ribadendo di essere rimasti “sempre coerenti” per quella che definisce la soluzione più giusta.

Conte spiega, infatti, che la scelta presa dai Cinquestelle e da Alleanza Verdi e Sinistra è dovuta alla necessità di continuare a esercitare funzioni di vigilanza, controllo e valutazione del bilancio” nel Cda Rai, attraverso un presidio che deve essere mantenuto attraverso le posizioni che spettano alle opposizioni.

Una strada che il leader M5S aveva lasciato intuire già la scorsa settimana quando aveva aperto alla possibilità che i pentastellati partecipassero alla votazione nel caso in cui fosse stato presentato “un presidente autorevole, non riconducibile a logiche partitiche“.

Questa la logica seguita anche da Avs mentre Conte accusa il Pd della spaccatura, segnando l’ennesimo passo indietro di un’alleanza che proprio non vuole saperne di decollare.

Gongola Gasparri: “L’Aventino del Pd? Deve portarci anche i direttori che ha in Rai”

E mentre il campo largo si ritrova nuovamente diviso, dalle parti della maggioranza lo spettacolo di un’opposizione incapace di compattarsi viene osservato con la consueta soddisfazione, come conferma il ghigno sardonico di Maurizio Gasparri, interpellato sulla questione dall’inviato di TAG24 Michele Lilla.

Il senatore di Forza Italia dichiara che sì, sarà necessaria “una legge per regolare la dimensione futura determinata dalle piattaforme” ma sostiene che la legge attuale andasse comunque applicata. In merito alla decisione del Partito democratico, poi, parla esplicitamente di un errore e poi affonda il colpo dicendo che, sull’Aventino, “dovrebbe portarsi tutti i direttori e le truppe che ha in Rai.