Da un ministro che se ne è andato ad un altro anzi, altra, in questo caso, che potrebbe fare la stessa fine di Gennaro Sangiuliano, ovvero dimettersi e ogni riferimento non è puramente casuale perché si tratta del ministro del Turismo Daniela Santanché. E’ forse prematuro, ma non troppo, vista la sua delicata situazione, per certi versi, in superficie e secondo le accuse della Procura di Milano, ben peggiore del suo collega che era a capo della Cultura.

Già perché dopo il terremoto-Sangiuliano, con tanto di dimissioni del ministro della Cultura, a causa della relazione con l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia (a proposito è un po’ di giorni che è in silenzio ndr), la presidente del Consiglio Giorgia Meloni all’inizio di ottobre, a breve, potrebbe dover affrontare una nuova, quanto mai imprevista (e indesiderata) sostituzione nel governo. E non si tratterebbe di un rimpasto, bensì di una doverosa quanto mai obbligata, se non ritardata soluzione. E sarebbe la seconda in pochissimo tempo. Il motivo? Da quanto si sa e si apprende, nelle prime due settimane di ottobre, sempre a meno di clamorosi rinvii dell’ultima ora (ma non dovrebbero esserci ndr), Daniela Santanché dovrà affrontare due udienze preliminari perché le indagini a Milano sono finite e il calendario dei pm incombe.

Santanché rinviata a giudizio? Se accade Meloni cambierà e in pole c’è Foti, ma non solo lui

Nelle due udienze preliminari si deciderà il da farsi. In una delle due che riguarda il caso Visibilia il Ministro Santanché, anche se nel caso specifico è l’imprenditrice, è accusata di falso in bilancio mentre nella seconda, assai più seria, per truffa ai danni dell’Inps. Se tutto è confermato e i pm hanno raccolto prove a sufficienza, potrebbero rinviare a giudizio Daniela Santanché e tra le due, l’accusa di truffa ai danni dell’Inps è senza dubbio più grave. Se dovesse accadere questo, la premier Meloni, qualche mese fa, aveva fatto intuire abbastanza chiaramente che avrebbe cambiato.

Allo stesso tempo, però, da Fratelli d’Italia, rumors e voci di corridoio, riferiscono che il Presidente del Consiglio non vuole fare alcun rimpasto, ma, nel caso di rinvio a giudizio, solo fare una sostituzione, nonostante all’interno della maggioranza ci sia qualcuno alla Lega e in parte pure a Forza Italia che vorrebbe mettere le mani su quel dicastero. Per Meloni però è un affare di Fratelli d’Italia e a Fratelli d’Italia dovrà restare. E qui la girandola di nomi comincia a girare nonostante le smentite. E qualche candidatura già circola all’interno di Palazzo Chigi e sono i nomi di Tommaso Foti, capogruppo alla Camera, che sarebbe in pole (ma non tanto per Meloni che non vorrebbe perderlo in quella posizione ndr), quello del deputato e anche consigliere di Santanchè, Gianluca Caramanna e il vice di Foti, Manlio Messina, dato in grandissima ascesa all’interno del partito.

Da FdI non si vuole assolutamente mollare il dicastero del Turismo, ma è anche vero che all’interno dello stesso partito comincia ad esserci una certa baruffa su chi e su quale corrente deve prevalere rispetto all’altra. Anche qui, vicende e storie già viste, vissute e piuttosto normali. Bisognerà vedere chi avrà ragione sugli altri e chi deciderà soprattutto. Quello che fa rendere forte la candidatura di Tommaso Foti, al momento, è che ha competenza e conoscenze di altissimo livello nel mondo del Turismo e c’è da dire anche che, dal punto di vista strategico e politico, è uno che in Fratelli d’Italia conta, eccome. E a lui, personalmente, l’idea di fare il ministro non gli dispiace affatto.

Per ora, comunque, è tutto sotto il tappeto o quasi, ma è un caso pronto a uscire e soprattutto ad esplodere nella maniera più fragorosa possibile, anche con nomi nuovi che spuntano all’improvviso. Dunque, non resta che aspettare e vedere se Daniela Santanché verrà rinviata a giudizio o meno, può anche essere di no, anche se alcune situazioni non vanno in questo senso. Insomma, la battaglia è appena cominciata, di sicuro è una situazione che Giorgia Meloni mai avrebbe voluto vivere e vedere, dopo il desolante e deprimente caso di Sangiuliano.