In America, senza dubbio, gli sport più seguiti sono la NBA e la NFL (Football Americano). A livello economico, di marketing, sponsor, ecc. sono infatti diversi passi avanti rispetto agli altri sport che vengono praticati e seguiti negli Stati Uniti. Anche in Italia, comunque, sono sempre più conosciuti, specialmente l’NBA. Anche la NFL, però, è seguita in una minima parte e un tema che sta facendo tanto discutere è la sconfitta dei Las Vegas Raiders con la conseguente sfuriata dell’allenatore Antonio Pierce. Di voci ce ne sono state tante e chi ne può “risentire” è anche il (principale) proprietario della squadra, cioè Mark Davis: ma chi è? Età e carriera del dirigente americano di Brooklyn.

Chi è Mark Davis? Età e carriera

Mark Davis è nato il 18 maggio 1955 a Brooklyn ed è il proprietario di maggioranza proprio dei Las Vegas Raiders che fanno parte, come detto, della NFL (National Football League). Ben 9 anni fa, cioè nel 2015, il patrimonio di Davis era stimato sui 500 milioni di dollari. Lo stesso dirigente statunitense, inoltre, ha ereditato la squadra proprio alla morte del padre Al Davis, scomparso nel 2011. Mark e la madre Carol, dunque, possiedono il 47% dei Las Vegas Raiders e lo stesso Davis ha preso il controllo del team quando è più o meno terminato l’accordo con l‘Oakland Coliseum, uno stadio di football, calcio e baseball che si trova in California e che risale addirittura al 1965.

I Raiders, dunque, essendo l’unica squadra rimasta che aveva lo stadio condiviso con un club dellla MLB (Lega di baseball), si sono trasferiti a Las Vegas nel 2020. Non è stato infatti trovato un accordo con la città di Oakland per finanziare un nuovo stadio che gli avrebbe permesso di restare nella cittadina.

Las Vegas Raiders, cos’è successo? Le parole dell’allenatore Pierce

Negli ultimi tempi è in voga il nome di Davis, comunque, perché l’allenatore dei Raiders, Antonio Pierce, ha avuto una grande sfuriata in conferenza stampa dopo una sconfitta:

“Ci hanno fatto il c**o. Dobbiamo mettere le protezioni, non so. Lo stesso gruppo che, per la maggior parte, è lo stesso, stessa tecnica, stessi allenatori, non è uno schema diverso, quindi ovviamente dobbiamo allenare meglio ed essere duri con i ragazzi e i ragazzi devono fare degli allenamenti duri. Abbiamo avuto l’opportunità di correre con la palla e non l’abbiamo fatto. Non l’abbiamo fatto per niente. Abbiamo provato e riprovato e riprovato. In attacco, in difesa, non abbiamo fatto un buon lavoro in prima linea, non abbastanza bene comunque. Non credo che sia stato il team. Penso che ci siano stati sicuramente alcuni individui che hanno preso decisioni aziendali, e quindi prenderemo decisioni aziendali anche in futuro”.

Anche Conor Orr di Sports Illustrated è stato critico nei confronti dell’allenatore:

“Non voglio prendermela con i Raiders, ma accusare pubblicamente i tuoi giocatori di prendere decisioni aziendali e poi prendere in considerazione un cambio di QB dopo tre partite di stagione quando il QB non è il problema, affidandosi alla nebulosa ‘scintilla’ per guidarti, è roba da rovinarti. Antonio Pierce è stato in più spogliatoi di me, ma studiando cosa succede a una squadra quando inizia a precipitare, queste cose sono quasi sempre nella lista degli ingredienti”.