Gli allevatori sono furibondi. La peste suina africana dilaga in Italia, soprattutto nel nord del paese, e non c’è un piano efficace e uguale per tutte le regioni colpite che possa arginare il problema. Il settore suinicolo è in ginocchio e rischia di scomparire con tutte le drastiche conseguenze del caso: estinzione delle eccellenze italiane, dei prodotti a marchio Dop – prosciutto di Parma compreso – e della rovina di intere famiglie. Ogni giorno si scopre un nuovo focolaio che intacca la sopravvivenza dell’intero territorio. E’ un effetto domino che sta decretando la fine di un comparto che con i suoi numeri traina il settore agroalimentare italiano con oltre 10 milioni di suini allevati, 100mila posti di lavoro e un valore della produzione di circa 20 miliardi di euro, secondo i dati di Assosuini. L’export è già compromesso e la paura è che anche mercati europei come quello francese e tedesco possano vietare l’arrivo di questo tipo di carne nel loro paese.
Il virus è diffuso in diverse parti del mondo, Europa compresa, e l’Italia da quasi tre anni sta vivendo una vera e propria emergenza. Purtroppo non si vede luce. In questo lasso di tempo sono stati abbattuti quasi 90mila suini, “e da un paio di mesi la situazione si fa sempre più grave, ormai è incontrollabile”, spiega in esclusiva a Tag24 Elio Martinelli, presidente dell’associazione degli allevatori suinicoli italiani. La Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte sono le regioni più colpite con diversi focolai all’attivo che significa abbattimento di un intero allevamento e conseguente probabile chiusura dell’azienda. La legge prevede, infatti, che se un solo maiale risulta positivo alla peste suina tutto il bestiame deve essere ucciso. Anche le altre Regioni non sono tranquille perché quotidianamente si hanno notizie di cinghiali positivi alla PSA. Ricordiamo che la fauna selvatica è tra le cause della diffusione della malattia negli allevamenti. Gli allevatori suinicoli si sentono abbandonati dallo Stato, ignorati nonostante le innumerevoli richieste d’aiuto.
Peste suina africana, Martinelli (Assosuini): “Il settore è al collasso. Lo Stato dov’è? Ci hanno lasciati soli”
Gli allevatori chiedono interventi rapidi per salvare il settore minacciato dalla Peste suina, ristori per le aziende che hanno subito l’abbattimento degli animali e misure per il contenimento dei cinghiali. “Siamo ancora fortunati che gli americani ci vogliono bene, se così possiamo dire, e non hanno deciso di bloccare l’import. L’America è uno dei mercati più importanti per il comparto. Il Giappone, la Cina e la Corea da due anni hanno bloccato ogni tipo di importazione, sia di carne che di prosciutto, nonostante il prosciutto di Parma e San Daniele siano sicuri perché prevedono una stagionatura che dura un anno e mezzo – afferma Martinelli – Spero che al G7 dell’Agricoltura che si terrà a Siracusa venga messa in luce questa emergenza. Sarà presente tutta l’agricoltura mondiale, mi auguro che il ministro Lollobrigida spenda qualche parola per il settore“.
Che la situazione non sia facile lo dimostrano i tre Commissari straordinari per l’emergenza nominati dal Governo per affrontare il problema: prima Angelo Ferrari, poi Vincenzo Caputo e ora Giovanni Filippini.
D. Come giudica l‘impegno del Governo?
R. Poco convincente e assistiamo a un rimpallo di responsabilità. Da due anni e mezzo il commissario straordinario ha in mano la situazione ma ancora oggi l’Emilia Romagna fa una cosa, la Lombardia un’altra. Perché l’agricoltura è di competenza delle Regioni e ognuna interviene in modo diverso”.
D. Le misure messe in campo finora sono riuscite ad arginare il problema?
R. No. Pensiamo alla Lombardia, attualmente nell’occhio del ciclone. A Pavia praticamente non ci sono più allevamenti, stessa cosa sta accadendo nel lodigiano. Vorrei chiedere a Bertolaso, assessore al Welfare della Regione, perché non abbia mai speso una parola per la questione che ci riguarda. Io ho mandato una lettera dieci giorni fa a lui e all’assessore all’Agricoltura. Beduschi mi ha risposto, Bertolaso no. Ma come, lei è l’assessore alla Sanità della Regione in cui si concentra il 50% dell’allevamento dei suini e non dice niente?
D. La lettera, invece, inviata al Governo ha avuto risposta?
R. Nessuna, dieci giorni fa abbiamo scritto al presidente Meloni e per conoscenza anche ai ministri Schillaci e Lollobrigida. Siamo ancora in attesa di ricevere una risposta. La Premier deve dire qualcosa se le interessa davvero il settore. Non ci si può girare dall’altra parte, pensate che se la Germania, la Francia e gli Stati Uniti dovessero bloccare le importazioni dei nostri prodotti suinicoli sarebbe il tracollo del settore. Chiuderebbero allevamenti, macelli, prosciuttifici.
I ristori stentano ad arrivare, aziende in crisi
Assosuini denuncia i ritardi dei ristori da parte del Governo indirizzati agli allevatori colpiti dalla peste suina. Gli imprenditori hanno bisogno di sostegno che possa garantirgli un futuro: “I ristori sono arrivati solo in parte e le persone sono disperate. Pensate a chi ha dovuto ammazzare i maiale un anno e mezzo fa non può più fare l’allevatore, non ha più un’entrata, ha perso i dipendenti. Per questo abbiamo lanciato una proposta e vogliamo renderla pubblica – spiega Martinelli – abbiamo deciso di creare un fondo di solidarietà all’interno della filiera. Ci sembra giusto aiutare i colleghi meno fortunati, è necessario un sostegno morale e economico”.
Poi con angoscia ammette: “In questo momento se un allevatore volesse vendere, l’azienda non varrebbe niente. In molti vogliono smettere e non possono farlo”.