Quando conviene investire e fare richiesta del credito d’imposta della misura Transizione 5.0? Il calcolo della convenienza a ricorrere al bonus previsto dal decreto legge del 2 marzo 2024, numero 19, recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” poggia su parametri, anche matematici, che ne determinano le condizioni ideali per la richiesta degli incentivi sugli investimenti di beni materiali e immateriali, sui beni occorrenti per l’autoproduzione e l’autoconsumo e sulle spese per la formazione del personale nelle competenze necessarie per affrontare la transizione verde.
Si può far ricorso, pertanto, a parametri che riguardano gli importi da investire, l’impatto energetico, la consistenza e le condizioni di acquisto dei beni trainanti e il livello di digitalizzazione. Ulteriori vantaggi impliciti sui quali basare le proprie scelte di richiesta dei crediti d’imposta della Transizione 5.0 riguardano il risparmio energetico.
Transizione 5.0, ecco quando conviene investire nell’acquisto dei beni
A quali condizioni presentare richiesta del credito d’imposta relativo alla Transizione 5.0 e quando conviene fare investimenti sapendo di poter ricorrere fino al 45% di bonus? Sono queste le domande che si stanno ponendo varie aziende alle prese con la possibilità di investire in Beni 4.0 con il vantaggio di recuperare risorse anche in termini di risparmio dei consumi energetici (5.0), come impone la normativa del 2024.
Un primo vantaggio sulle condizioni di accesso alla Transizione 5.0 è dettato dal volume degli investimenti. Investire per un importo inferiore a 500mila euro può essere vantaggioso solo se i beni oggetto di acquisto sono trainanti. Si tratta di una somma minima rispetto alle cifre che si possono impegnare (fino a 50 milioni di euro) ma sulla quale una prima bussola sulla convenienza è dettata proprio dalla tipologia di beni acquistati.
Acquisto beni trainanti nel bonus Transizione 5.0: cosa considerare prima di fare gli acquisti?
Inoltre, il vantaggio di investire nella Transizione 5.0 si misura nel fatto che i beni trainanti debbano avere un impatto energetico significativo, altrimenti è meglio lasciar perdere. Tale impatto deve essere confrontato con il raggiungimento della soglia di efficienza energetica minima richiesta per gli investimenti, ovvero del 3% in riferimento all’intera unità produttiva (o stabilimento o sede) o del 5% in riferimento al processo produttivo.
Quali vantaggi dagli investimenti in bonus 5.0 del 2024 e 2025?
Un’attenzione particolare sulla convenienza o meno di investire sui beni della Transizione 5.0 si deve porre sul fatto che l’acquisto di più beni trainanti, all’interno dello stesso stabilimento, richiede l’analisi dell’intero plant. Infatti, investimenti di questo tipo potrebbero avere quale risultato la riproduzione di un contesto produttivo nel quale diventi proibitivo il raggiungimento della soglia minima di efficientamento energetico.
Inoltre, occorre considerare i vantaggi impliciti della Transizione 5.0 sulla transizione green. Il risparmio energetico, infatti, deve essere calcolato su tutta la vita utile del bene oggetto di investimento. Pertanto, ragionamenti sull’efficientamento energetico devono essere riproposti nell’arco dei 15-20 anni, rappresentanti la durata media dei beni oggetto di agevolazione del Bonus 5.0.
Di norma, e in presenza di misure quali la Transizione 5.0, l’impresa che decida di effettuare investimenti può trovare condizioni di acquisto dei beni trainanti molto vantaggiose, migliori di un mercato senza incentivi. Implicitamente, infine, si può procedere a determinare il costo industriale della componente energetica per ciascuna unità prodotta.
A quali condizioni presentare la domanda di richiesta del bonus?
Da ultimo, la misurazione della convenienza a investire in beni il cui acquisto sia agevolato dalla Transizione 5.0 non può trascurare il livello di digitalizzazione raggiunto in azienda. Da questo punto di vista, le aziende che hanno i maggiori vantaggi a investire sono quelle che si sono già dotate di software gestionali, quali MES, WMS o EMS.
In aziende di questo tipo, infatti, è già presente un controllo di gestione che consenta di determinare, in maniera mirata e più agevole, i dati corretti da utilizzare nella formula dell’Indicatore della prestazione, utile per determinare il risparmio energetico ottenuto dall’impresa proprio grazie agli investimenti.
Nella formula occorre mettere in rapporto l’energia (TEP), intesa come consumo e opportunamente determinata, e il volume di produzione ottenuta. L’indice deve essere ricalcolato anno per anno per confermare le stime di risparmio energetico inserite nella domanda (ex ante ed ex post). Il monitoraggio e il controllo dei dati sul consumo energetico e sull’Indicatore di prestazione saranno infatti oggetto di verifiche per i primi cinque anni da parte del Gestore dei servizi energetici.