Ha preso il via oggi, in un’aula della Cittadella della Giustizia di Piazzale Roma, a Venezia, la prima udienza del processo che vedrà imputato Filippo Turetta per l’omicidio pluriaggravato dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto la sera dell’11 novembre 2023 tra Vigonovo e Fossò. I suoi legali avevano già fatto sapere che non sarebbe stato presente. C’erano, invece, il padre della vittima, Gino Cecchettin – che indossava una spilla dedicata alla figlia -, le nonne e lo zio Andrea Camerotto.

Non è un processo contro il femminicidio, è un processo nei confronti di un singolo soggetto, che risponderà dei fatti che gli sono stati contestati. Il processo non è uno studio sociologico, è sulle responsabilità personali,

le dichiarazioni rilasciate dal procuratore capo Bruno Cherchi al suo ingresso in tribunale.

Al via il processo a Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin: rischia l’ergastolo

A presiedere la Corte il giudice Stefano Manduzio. Il 22enne di Torreglia, reo confesso, rischia l’ergastolo. L’accusa, rappresentata dal pm Andrea Petroni, gli contesta, oltre all’omicidio volontario pluriaggravato, i reati di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto continuato d’armi.

Oggi non era in aula: ci sarà, però, il 25 e il 28 ottobre. I suoi avvocati, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, sostengono che sia in atto, da parte sua, “un percorso di maturazione personale del gravissimo delitto commesso”. Da qui la loro decisione di accelerare i tempi della giustizia, rinunciando all’udienza preliminare e alla richiesta di una perizia psichiatrica.

Ammessi come parte civile solo i familiari della vittima

Oltre ai familiari della vittima – il papà, la sorella e il fratello, la nonna paterna e lo zio – hanno chiesto di costituirsi parte civile – incontrando il “no” dei giudici – i Comuni di Vigonovo e Fossò, teatro della tragedia, e le associazioni Penelope, Differenza Donna, Udi Aps, I care you care e Insieme a Marianna contro la violenza sulle donne. Anche la difesa dell’imputato si era opposta, sostenendo che

Turetta non deve diventare il vessillo di una battaglia culturale contro la violenza di genere.

Le dichiarazioni di Gino Cecchettin

Non mi auguro nessun tipo di vendetta o di favore, sono sicuro che i giudici decideranno al meglio. Essere qui rinnova il mio dolore, ho piena fiducia nelle istituzioni e la pena che decideranno sarà quella giusta,

ha detto Gino Cecchettin ai giornalisti durante una pausa dell’udienza. E ha aggiunto:

Non sto sicuramente bene e non c’è giorno che non pensi alla mia Giulia. Oggi esserci è atto dovuto e di rispetto nei confronti della Corte, poi deciderò di volta in volta. Mi auguro che sia un processo giusto.

Interpellato sull’assenza dell’imputato, ha infine dichiarato:

Paura di un confronto con lui? No, perché dovrei? Ormai il danno l’ha fatto. Essere o non essere in aula è una sua scelta, non sta a me giudicare.

Lo riporta l’Agi. Attraverso l’avvocato Stefano Tigani, che lo rappresenta, ha chiesto oltre un milione di euro di risarcimento.

Gino Cecchettin  processo
Gino Cecchettin in aula oggi, 23 settembre 2024 (foto di Ansa).

La ricostruzione del delitto

Stando a quanto emerso dalle indagini, Turetta avrebbe premeditato l’omicidio dell’ex, preparandosi – addirittura con una lista delle cose da fare – a coglierla di sorpresa ed aggredirla alla fine di una serata trascorsa insieme al centro commerciale.

Sembra che ne fosse geloso fino all’ossessione e che non accettasse il fatto che lei lo avesse lasciato, provando a costruirsi una nuova vita. Dopo l’omicidio nascose il corpo della giovane nei pressi del lago di Barcis, dandosi alla fuga in auto verso l’estero. Fu catturato nel giro di una settimana in Germania e confessò, sostenendo di non aver trovato il coraggio “di uccidersi”.

Pochi giorni fa è stato diffuso un video estratto dal suo primo interrogatorio.

La sentenza il prossimo 3 dicembre

Al termine di una breve camera di consiglio i membri della Corte hanno fatto sapere di aver accolto l’accordo tra la Procura e la difesa di non sentire alcun testimone (erano quasi trenta quelli indicati dall’accusa – tra investigatori, parenti della vittima e altri -, e uno quello interpellato dalla difesa).

Si darà per “buono”, quindi, quanto emerso dalle indagini e confluito nel fascicolo processuale. Quattro, in tutto, le udienze: due saranno dedicate all’esame dell’imputato – che avrebbe chiesto personalmente, per iscritto, di essere interrogato -, due alla discussione delle parti. Il 3 dicembre sarà emessa la sentenza, che non potrà che essere di colpevolezza.