L’Europa deve colmare il divario che la vede perdere la sfida della competitività nel settore della tecnologia. Sergio Mattarella condivide “l’autorevole” rapporto firmato da Mario Draghi e dal XVII Simposio Cotec a Las Palmas spinge sulla urgenza di investimenti in ricerca e innovazione. “L’Europa deve spingere sull’acceleratore, attuando misure che consentano di promuovere la sua capacità industriale nei settori ad alto contenuto tecnologico”, spiega il capo dello Stato che osserva anche come il bilancio demografico “motivo di allarme per il futuro” non sia di aiuto al “vecchio continente” perchè “è dalle nuove generazioni che arriva la spinta al cambiamento e all’innovazione”. Il tema del Simposio “sovranità tecnologica” si apre con lìillustrazione di un rapporto preparato spagnolo che indaga sulle aree dei tre paesi (Spagna, Italia e Portogallo), che rappresentano poli di eccellenza da sviluppare nei settori innovativi; per l’Italia questa zona è Milano. “L’Unione Europea è debole nelle tecnologie emergenti che guideranno la crescita futura – è l’amara considerazione che Mattarella trae dai risultati dello studio – solo quattro delle cinquanta aziende tecnologiche più importanti al mondo sono, infatti, europee. Possiamo quindi concordare sul fatto che l’Europa debba riorientare profondamente i suoi sforzi collettivi per colmare il divario di innovazione”. “Essere presenti nelle filiere tecnologiche di frontiera, in quei settori che determineranno in modo sempre più incisivo le condizioni di vita nell’avvenire e la possibilità di rispondere alle numerose sfide del futuro – sostenibilità ambientale, lotta ai fenomeni di alterazione climatica, salute umana – è condizione per poter consentire ai cittadini livelli di esistenza sempre migliori”, osserva Mattarella al quale non sfugge che “la supremazia tecnologica è una componente rilevante nel rapporto tra Stati”. Poco prima era intervenuto Josep Borrell, l’alto rappresentante per la politica europea estera e di difesa ormai al termine del suo mandato. Il suo resoconto sullo stato della difesa europea non è incoraggiante: l’Europa sconta “un ritardo tecnologico importante nel momento più minaccioso: è un mondo duro, conflittuale, frammentato, sempre meno multilaterale e multipolare, c’è bisogno che gli stati, i governi, i cittadini capiscano che non si tratta di buttar via i soldi ma di una necessità fondamentale, tutti preferiremmo il burro ai cannoni ma è questa è una sfida importante”.

Il Capo dello Stato “condivide” il rapporto di Mario Draghi

Borrell ha spiegato come oggi i conflitti si avvalgano di “strumenti tecnologici come i droni, in grando di distruggere carri armati che costano centinaia di migliaia di euro”, ma l’Europa è indietro nella ricerca tecnologica nel settore della difesa. Insomma l’Europa deve concentrare maggiori risorse nei settori dell’innovazione tecnologica per non trovarsi “dipendente” da altri paesi, come è accaduto con il gas russo o adesso con i mircochip cinesi. “Da molto tempo, in Europa, la produzione di questi dispositivi è marginale – ha ricordato il Presidente della Repubblica -, sono state prese misure per la produzione di microchips nel territorio europeo”, ma c’è anche un tema di carenza di materie prime per produrli. Lo stesso ritardo si registra sul fronte dell’Intelligenza artificiale: “dobbiamo prendere atto che, ad oggi, i programmi di Intelligenza Artificiale generativa più avanzati ed universalmente usati, sono statunitensi”. Per Mattarella occorre avere “la capacità di dar vita a ‘campioni’ europei, espressione di sovranità condivisa” e da questo punto di vista “le politiche pubbliche hanno un ruolo determinante, sia sul terreno delle regole, sia nella creazione di condizioni utili a far crescere il mondo della ricerca e di trasformare le nuove conoscenze in valore e in impresa. Per restare competitivi servono risorse. Anzitutto fondi per i nostri sistemi educativi – e l’Italia ha un deficit di istruzione nell’ambito delle lauree Stem (science, technology, engineering and mathematics) – e per la ricerca”. Ma sovranità tecnologica non significa “chiusura, arroccamento o protezionismo, atteggiamenti che finirebbero per indebolire e marginalizzare ulteriormente l’Europa, gli Stati dell’Unione Europea. Al contrario – dice Mattarella -, è un cantiere in cui potenziare la ricerca” perchè “l’apertura e la capacità di inclusione proprie alla cooperazione scientifica internazionale sono fattori essenziali perché l’accesso all’innovazione non resti prerogativa esclusiva di alcuni Paesi”.