Dopo poco più di 48 ore, lo shock non è stato ancora metabolizzato. Il popolo romanista fa fatica non solo ad accettare ma anche a comprendere una decisione presa per ragioni ancora oscure, nonostante i chiarimenti di facciata espressi per coprire, probabilmente, una realtà di approssimazione e incompetenza. Come spesso gli capita, Carlo Verdone diventa l’interprete e il portavoce del malessere dei sostenitori giallorossi dopo l’esonero di Daniele De Rossi.

Il regista e attore esprime oggi, 20 settembre 2024, un dolore condiviso da moltissimi altri, se non tutti, i tifosi della Roma, colpiti al cuore per l’ennesima volta da un business che delle emozioni del calcio non sa che farsene.

Esonero De Rossi, Verdone “stordito” e perplesso dal comportamento della società: “Modi discutibili”

Basterebbe il suo sguardo perso nel vuoto, alla ricerca di una qualche spiegazione che abbia un senso, per capire quanto può essere grande il suo smarrimento.

Mentre risponde alla domanda dell’inviato di TAG24 Thomas Cardinali su Daniele De Rossi, cacciato dalla panchina della Roma non più tardi di due giorni fa, il regista di Un sacco bello e Compagni di scuola sembra cercare altrove le ragioni. Senza trovarle.

Mi dispiace“, sono le prime due parole che riesce a pronunciare, tanto è ancora lo sbigottimento per una cosa, ammette, “arrivata in maniera troppo violenta. Lo sceneggiatore di talento che è in lui trova subito l’aggettivo più adatto a descrivere lo stato d’animo suo e dei tifosi romanisti come lui: Siamo tutti quanti un po’ storditi.

Stordimento. E cioè, come spiega la Treccani, la “perdita dei sensi; l’aver perso in parte la capacità di agire e di reagire“. Ed è proprio così. Di fronte alle scelte incomprensibili di una società americana guidata da Dan e Ryan Friedkin ma gestita con pugno di ferro dall’amministratrice delegata Lina Souloukou, i tifosi sono impotenti.

Per il regista ora è necessario “risalire in classifica”

Possibile cacciare un allenatore dopo sole quattro giornate di campionato? Soprattutto dopo aver firmato con lui un contratto, cioè un accordo in cui le due parti si impegnano ad assistersi e sostenersi per tre anni, ognuno facendo la sua parte?

E ancora, accreditando per valida la motivazione ufficiale data dalla società, ovvero i numeri impietosi di questo inizio di campionato collezionati dalla squadra, possono bastare i dati di sole quattro giornate per giustificare un taglio così brutale e cinico nei confronti di un professionista, prima ancora che di un simbolo della Roma?

Sono queste le domande che si pongono da ore tutti i sostenitori giallorossi e in pochi sono disposti a credere che questa sia la verità dei fatti. Perché la vicenda è così piena di indizi che spingono in tutt’altre direzioni (voci insistenti parlano di ingerenze inopportune della ceo, sul mercato come sulla gestione tecnico-tattica della squadra) che accettare qualcosa di diverso sarebbe semplicemente da ingenui.

Gli stessi dubbi assillano Verdone, la cui amarezza è acuita dai modi sicuramente discutibili” con cui si è arrivati a questo addio giunto troppo presto. Nonostante questo, sottolinea che “adesso il problema è risalire in classifica“.

Prova a guardare avanti, insomma. Ma non troppo, perché se il futuro prossimo è certo, con la sfida alle porte contro l’Udinese di domenica 22 settembre, quello più lontano è oscuro e il poco che si vede dà i brividi.