Da oggi, 19 settembre, il conto alla rovescia segna meno undici. C’è tempo, infatti, fino al 30 settembre per raccogliere le firme e giungere al referendum abrogativo dell’attuale legge sulla cittadinanza tanto difesa dalla Lega di Matteo Salvini e, sebbene in maniera meno netta, da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Quella del referendum è la strada prescelta da Più Europa per giungere a una riforma della legge: il partito di Emma Bonino e Riccardo Magi, infatti, non dà alcun credito a Forza Italia che, dalla scorsa estate, ha annunciato di volerla modificare con una proposta parlamentare.
Referendum cittadinanza: ultimi giorni per firmare e abrogare la legge difesa da Salvini
L’obiettivo dei promotori del referendum abrogativo è quello di tornare automaticamente alla legge sulla cittadinanza precedente a quella ora in vigore risalente al 1992: essa abbatte da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale necessario per richiederla.
Di sicuro, non è lo ius scholae promesso da Antonio Tajani, ma l’iniziativa che comunque rende la cittadinanza più facile è sostenuta anche da associazioni come Libera, Arci e Oxfam Italia. Tutte stanno invitando a firmare attraverso il sito della campagna, cittadinanzattiva.it.
Il manifesto a favore del referendum
Le ragioni del referendum sono state spiegate, tra l’altro, dal presidente di Più Europa, Benedetto Della Vedova quando, ad inizio mese, è stata lanciata la campagna:
“Il referendum sulla cittadinanza chiede di dimezzare a 5 anni il requisito di residenza stabile in Italia che consente di richiedere la cittadinanza italiana, trasferibile ai figli. Il quesito riguarda “loro”, gli immigrati che vivono stabilmente e lavorano qui e cui va riconosciuto il diritto a richiedere la cittadinanza con criteri seri ma senza ostruzionismi e lungaggini. Ma il quesito riguarda soprattutto “noi”, l’Italia che vogliamo”
Della Vedova e i promotori del referendum hanno fatto poi riferimento al crollo demografico:
“Se vogliamo che l’Italia abbia la possibilità di un futuro di prosperità e sostenibilità del welfare, dobbiamo investire sull’arrivo e l’integrazione dei migranti con regole chiare e un investimento da parte delle istituzioni, il che richiede reciproca fiducia e il riconoscimento del comune interesse, di chi c’è già e di chi arriva, ad operare per la crescita e una prospettiva positiva per il Paese”
Infine, ma non meno importante per i referendari, è impostare una politica sull’immigrazione seria e rigorosa:
“Dovrebbe essere fondata sulla imprescindibile adesione da parte di tutti ai principi costituzionali, ma tutt’altro che ideologicamente ostile. La riforma della cittadinanza che proponiamo con il referendum “Figlie e figli d’Italia” è una sfida e un’occasione per fare un passo nella direzione necessaria”