A distanza di un poco più di un anno dall’alluvione che mise in ginocchio l’Emilia Romagna- con due episodi, il 2-3 maggio e il 16-17 maggio del 2023- la Regione è ripiombata nell’incubo. Le piogge incessanti degli ultimi tre giorni stanno provocando frane e allagamenti: a essere particolarmente colpite le province di Ravenna e Forlì-Cesena, con difficoltà registrate anche a Rimini e nel Bolognese. Alcune strade sono state chiuse, la circolazione ferroviaria è in tilt. Sarebbero oltre mille gli sfollati in quella che ha tutto l’aspetto di una nuova emergenza: due i dispersi a Bagnacavallo.
Una situazione che oggi, 19 settembre 2024, appare drammatica in zone già colpite in precedenza: molti cittadini ora si chiedono di chi siano le responsabilità e cosa sia stato fatto nell’ultimo anno e mezzo per prevenire nuovi disastri.
TAG24 ne ha parlato con Emiliano Occhi, consigliere regionale della Lega nonché vice presidente Commissione III Regione Emilia Romagna- Territorio, Ambiente e Mobilità, che ha puntato il dito contro anni di “incuria e mala gestione”, in uno scenario di “inasprimento” delle condizioni climatiche.
Alluvione in Emilia Romagna oggi 19 settembre 2024, Emiliano Occhi (consigliere regionale Lega): “Incuria di anni: negli ultimi mesi prima gli interventi urgenti”
L’Emilia Romagna, flagellata dal maltempo, è anche vittima di tanti anni di “incuria e di mala gestione del territorio per una serie di motivazioni urbanistiche, di destinazione d’uso, di costruzioni avvenute in aree non idonee. Motivazioni derivanti anche da un’ideologia ambientalista, che tendeva a limitare le operazioni idrauliche di pulizia e manutenzione dei torrenti”, sottolinea Emiliano Occhi, che svolge anche la professione di geologo.
Ma cosa è stato fatto, negli ultimi mesi, dopo la devastante alluvione del 2023? “In questo anno e mezzo è stato necessario iniziare a riparare i danni nell’immediato: ripristinare gli argini franati, riaprire le strade. Poi si è passati a un’operazione di pulizia degli alvei, principalmente dalla vegetazione riparia. Un aspetto poi sollecitato da noi delle opposizioni, ma anche dalle organizzazioni agricole e dai consorti di bonifica, è stato quello di un più ampio contrasto agli animali fossori. È stato dimostrato- sebbene l’anima più ambientalista di questa maggioranza continuasse a negarlo- che le nutrie, ma anche le volpi, i tassi, gli istrici- nel frattempo arrivati anche a popolare il nostro territorio- danneggiano e indeboliscono i nostri argini” spiega Occhi.
“A livello più ampio, insieme al commissario per ricostruzione Figliuolo, la Regione e l’Autorità di Bacino hanno iniziato a prevedere dei nuovi piani ‘speciali’ di ricostruzione, che dovranno essere integrati con quella che è la pianificazione esistente e che un domani la aggiorneranno. Sono proprio questi piani a guidare la ricostruzione, comprendendo come il contesto climatico sia cambiato”.
Cambiamenti climatici e territorio, quali soluzioni?
Il clima è in mutamento, evidenzia Emiliano Occhi, come è sempre successo nel corso dei secoli.
“Lo spiego da geologo: il clima è sempre stato in cambiamento, ha diverse scale temporali. Dobbiamo quindi essere pronti ad altri fenomeni simili. Sappiamo che in Emilia Romagna, e nella Pianura Padana in generale, si concentrano gran parte delle attività dell’Italia: un territorio a rischio alluvione. Quindi, se vogliamo mantenere queste aree, dobbiamo capire come ricostruire per non ripetere gli stessi errori. E questo cosa vuol dire? Significa che in alcune zone bisognerà sistemare, in altre zone bisognerà probabilmente delocalizzare. Il centro storico importante va salvaguardato. Ma se c’è un gruppetto di case, o una casa singola sotto una frana, non si possono spendere milioni di euro per fermare la frana: andrà delocalizzata la casa”.
Quindi alcuni cittadini dovranno lasciare la propria abitazione?
“Questa è la difficoltà della politica. Purtroppo ci sono persone che hanno investito e costruito una casa- e lo dico da geologo- su un tipo di terreno non adatto. Spesso in passato non venivano visionate le carte geologiche né le carte idrauliche e sono stati permessi dove era meglio non costruire. Ora i nodi stanno venendo al pettine. Una situazione che si trova a dover fare i conti con quella che definisco una ‘concentrazione di eventi meteorici’. Una volta la pioggia cadeva da ottobre fino a marzo. Adesso non piove per mesi e dopo la siccità, di colpo, arriva alla stessa quantità di acqua di 6 mesi”.
In queste condizioni, spiega ancora Emiliano Occhi, non si riesce più a gestire il deflusso idraulico tramite quelle opere inizialmente progettate per una certa quantità di acqua, in un determinato lasso di tempo. Come accade anche per il sistema fognario delle città.
Non è semplice né immediato ma “bisogna iniziare a ripensare il rapporto col territorio”.
Le responsabilità della Regione
Il consigliere Occhi spiega come, secondo l’opposizione di cui fa parte, all’interno della Regione Emilia Romagna ci sia stata un’impostazione “ferrea” e “contraddittoria” rispetto al territorio.
“Da un lato volevano fare degli investimenti, poi dall’altro non venivano portati avanti. Chiaramente alcuni interventi semplici, come la pulizia di fiumi, la pulizia degli argini, potevano essere fatti. Certe componenti politiche in questa giunta – e lo dico da politico- contavano e hanno influenzato alcune scelte. Così come le associazioni ambientaliste di un certo tipo hanno influenzato altre scelte della Regione per anni. Però ora ognuno dovrà fare la sua parte”.
“La politica deve tenere sotto controllo tutte le esigenze: dei cittadini, delle attività produttive, dell’agricoltura. Dopodiché deve fare una sintesi e dare vita a regole feree e precise. Bisogna liberarsi delle ideologie, collaborando con i tecnici. Per rendere abitabile un territorio come questo, dove una volta c’erano le paludi- e questo tengo a sottolinearlo- è necessario realizzare delle infrastrutture idrauliche importanti. Un tema su cui la Regione, negli ultimi anni, è andata a rilento”.
Servono le grandi opere, come le casse di espansione e gli invasi, ribadisce il consigliere regionale: inutile continuare a sostenere il contrario. A dimostrarlo, la diga di Ridracoli, nei pressi di Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena.
“La Valle del Bidente in Romagna non si è alluvionata, al contrario di altre zone” conclude Emiliano Occhi.