Un soggetto “dall’indole violenta e insensibile al rispetto dell’altrui integrità fisica”: così Louis Dassilva viene definito nelle oltre 200 pagine di memoria depositate dalla Procura di Rimini al tribunale del Riesame per convincere i giudici della sua pericolosità e spingerli a trattenerlo in carcere (come, in effetti, è avvenuto). A darne notizia sono i quotidiani locali, incluso Rimini Today, secondo cui il 34enne – accusato dell’omicidio della 78enne Pierina Paganelli – avrebbe alle spalle un passato in ambito militare. Ecco cosa sappiamo.

Louis Dassilva e il passato militare in Senegal: cosa sappiamo e perché secondo la Procura è importante

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, mentre era in Senegal, suo Paese d’origine, Dassilva avrebbe prima prestato servizio nella Gendarmeria e poi per un’agenzia di sicurezza, ricevendo, in entrambi i casi, un serrato e impegnativo addestramento militare. Una preparazione “eccezionale”, secondo il pm Daniele Paci, firmatario della memoria depositata al tribunale del Riesame.

Non è tutto. A un certo punto il 34enne, che dal 16 luglio scorso è in carcere con l’accusa di aver ucciso Pierina Paganelli in via del Ciclamino, a Rimini, sarebbe scappato in Libia, venendo catturato e rinchiuso in una struttura penitenziaria di Saba. Lì sarebbe stato picchiato “con le cinghie, con i bastoni o con il calcio del fucile”.

Ci facevano combattere tra di noi per scommessa,

avrebbe raccontato agli investigatori, secondo cui ora l’uomo sarebbe praticamente “insensibile all’altrui integrità fisica” e ben “capace di uccidere“. Una tesi supportata anche dalle dichiarazioni della moglie Valeria Bartolucci che, intervistata da alcuni giornalisti a pochi giorni dall’arresto del marito, avrebbe detto, forse senza rendersi conto di essere registrata:

Lui sa come si fa, perché è addestrato, è un ex soldato.

Ieri, 18 settembre 2024, la donna gli ha fatto visita in carcere, dove, nella giornata di martedì, lo avevano raggiunto anche gli investigatori per un interrogatorio “a sorpresa”. Interrogatorio durante il quale, su consiglio dei suoi avvocati difensori, il 34enne si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La ricostruzione dell’omicidio di via del Ciclamino

Dassilva si è sempre proclamato innocente. La Procura però è convinta che sia lui l’assassino di Pierina Paganelli. Ad incastrarlo, in particolare, un video registrato dalla telecamera di una farmacia di via del Ciclamino qualche minuto dopo l’omicidio, in cui si vedrebbe una persona di colore allontanarsi dalla scena con in mano qualcosa.

Secondo gli investigatori, Dassilva non avrebbe, poi, un alibi “di ferro”: ha sempre raccontato di aver trascorso la sera del 3 ottobre a guardare un film insieme alla moglie, che però, per sua stessa ammissione, prima dell’orario in cui è consumato il delitto, sarebbe andata in camera da letto, lasciandolo da solo in salotto.

Il movente sarebbe da rintracciare nella relazione extraconiugale che da qualche mese intratteneva con la nuora della vittima, la sua vicina di casa Manuela Bianchi: uccidendo Pierina sperava, probabilmente, di far in modo che non rivelasse alla moglie, ignara di tutto, del loro rapporto (con tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate).

Per sapere se le tracce biologiche maschili rinvenute sui vestiti che l’anziana indossava appartengano a lui o ad altre persone bisognerà aspettare ottobre. Intanto la Procura ha chiesto degli accertamenti sui dispositivi elettronici che aveva in uso prima dell’arresto: pc, telefoni e orologi.

L’obiettivo? Ricostruire i suoi spostamenti, ma anche sapere qualcosa in più sulla storia che lo legava alla Bianchi, il cui marito, pochi mesi prima che la madre morisse, rimase vittima di un grave incidente. Ne abbiamo parlato con l’avvocata Monica Lunedei, che assiste lui e le altri parti lese della vicenda.