Uniti e pronti a procedere mano nella mano per svolgere insieme il “tanto lavoro” che c’è da fare. Una corrispondenza d’amorosi sensi di ‘foscoliana’ memoria, quasi, quella tra industriali e governo emersa dell’assemblea generale di Confindustria, contro la quale si scaglia Maurizio Landini.

Il segretario generale della Cgil sembra quasi intravedere un ‘disegno’ per escludere sindacati e lavoratori dalle discussioni sul futuro economico e sociale del Paese e annuncia battaglia contro l’ennesimo schiaffo verso coloro che producono la ricchezza del Paese.

Assemblea Confindustria, Landini: “Sindacati esclusi sulle riforme, non ci stiamo”

Porte sempre aperte” e incontri da pianificare quanto prima. Si sono conclusi con questi auspici, pronunciati con sorrisi soddisfatti, gli interventi di Emanuele Orsini e Giorgia Meloni all’assemblea di Confindustria che si è tenuta oggi, 18 settembre 2024, a Roma. Una corrispondenza di vedute sul rilancio del Paese di cui sembravano meravigliati gli stessi due oratori, che si sono dati appuntamento “il prima possibile” per parlare di proposte e soluzioni.

A mettere i bastoni tra le ruote di questo idillio ci pensa Maurizio Landini. Raggiunto a margine dell’assemblea da un capannello di cronisti, tra cui l’inviato di TAG24 Lorenzo Brancati, il segretario della Cgil denuncia che nei tavoli per le riforme tra governo e Confindustria il sindacato non è stato coinvolto, non c’è.

Una mancanza di rispetto che Landini non può accettare. Eccolo, dunque, ricordare ai due presidenti, con il suo solito tono deciso, che a essere esclusi in tal modo sono “coloro che producono ricchezza” nel Paese e “che pagano fino in fondo le tasse in questo Paese“, i lavoratori che, avverte, si sono stancati “di fare il bancomat per qualcun altro.

Il segretario Cgil contro Meloni: “Da lei nessuna parola su precarietà e sicurezza sul lavoro”

Dopo questo ‘doppio colpo’ a Orsini e Meloni, il segretario Cgil sceglie come bersaglio del suo attacco la presidente del Consiglio e le politiche dell’esecutivo da lei guidato.

A partire dalla riforma dell’autonomia che mette in luce la grande contraddizione del governo in carica e contro la quale la Cgil ha predisposto il quesito per il referendum abrogativo della misura. Per Landini non si può contemporaneamente parlare di cambiare le politiche energetica e industriale europee e poi inserire tra le riforme quella sull’autonomia basata su una visione regionale e locale, non comunitaria, di simili questioni. E il segretario lo dice senza mezzi termini che o la premier pensa che siamo tutti co****ni, oppure ci sta raccontando delle balle perché “le due cose non stanno insieme“.

Rincara poi la dose denunciando come dall’assemblea degli industriali non sia arrivato alcun segnale su temi fondamentali per lo sviluppo economico del Paese come la precarietà e la sicurezza sul lavoro.

Sul primo punto, infatti, il sindacalista riconosce al presidente Orsini di aver affrontato almeno la questione dei “tantissimi giovani che se ne vanno facendoci perdere competenze“. Tuttavia, non una parola è arrivata dalla presidente del Consiglio su una questione che chiama in causa direttamente le politiche del governo su salari (“bassissimi“, ricorda Landini) e precarietà. Stesso, colpevole silenzio, infine, sul fronte della sicurezza sul lavoro.

Una reticenza che, per Landini, è indice di una lontananza incolmabile tra esecutivo e mondo del lavoro, che lui sintetizza con una battuta. A Meloni, che nel suo intervento aveva citato Adriano Olivetti e la sua visione di un capitalismo sociale (“La fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica“), il segretario della Cgil ricorda che l’imprenditore piemontese pagava di tasca sua le case per i suoi dipendenti, non ha chiesto di farle con i soldi pubblici degli altri. Degli altri, cioè dei lavoratori e delle loro tasse. Un messaggio forte e chiaro, che annuncia battaglia da parte dei sindacati per i mesi a venire.