L’esonero di Daniele De Rossi è la dimostrazione dell’impreparazione della società. Un fulmine a ciel sereno che ha sconvolto non soltanto i tifosi della Roma ma l’intero mondo del calcio. C’era maretta, un po’ di comprensibile malumore – nessuna vittoria in quattro partite – con i Friedkin che si sono scomodati dall’America per parlare con DDR. Il malcontento era palpabile ma nessuno si aspettava un epilogo del genere. E’ stato un fulmine a ciel sereno e probabilmente lo è stato anche per lo stesso De Rossi. Questa mattina, mercoledì 18 settembre 2024, l’ormai ex “Capitan Futuro” è arrivato presto al centro sportivo convinto di dirigere l’allenamento in vista della gara casalinga di domenica 22 settembre contro l’Udinese. La routine è stata spezzata dal “licenziamento” e dall’annullamento dell’allenamento.
De Rossi ha salutato i dipendenti di Trigoria, ha abbracciato il ds Ghisolfì ed è tornato a casa. Prima però ha concesso foto e autografi ai tifosi che si sono radunati per fargli sentire il loro affetto. Ai romanisti non è piaciuto il trattamento che la società americana gli ha riservato.
Sui social accusano la proprietà di dilettantismo, puntano il dito contro i Friedkin e soprattutto contro la Ceo greca Lina Souloukou, capace solo, scrivono, di licenziare. Uno scontro proprio con la la general manager sarebbe stato fatale e avrebbe spostato l’ago della bilancia verso l’esonero. I tifosi scagionano De Rossi e criticano il mercato cominciato e finito tardi, l’assenza della società e della Souloukou che costringe i vari mister a fare da parafulmine, e la mancanza di dirigenti italiani che conoscano bene il calcio nostrano.
Confusionari, dilettanti allo sbaraglio, incompetenti sono le parole più gettonate che compaiono sotto ai vari post social che annunciano l’esonero. E la sensazione è che sia una situazione generale, dalla prima squadra al settore giovanile.
Una gestione senza un progetto, improvvisata, che investe anche la scuola calcio. I “provini” dei bambini classe 2016 a cui Tag24.it ha assistito sono sembrati surreali.
Esonero De Rossi, tifosi della Roma: “Società allo sbando”. Confusione e approssimazione investono anche la scuola calcio
Il 15 luglio 2024 si tiene la “Giornata in giallorosso“, riservata ai bambini “osservati” e selezionati da alcuni scout in giro per i vari campi di calcio. Le premesse per una bella esperienza ci sono tutte. Il messaggio di convocazione recita così:
“Presso il C.P.O. Giulio Onesti, Largo Giulio Onesti 1 – Roma, si terrà una ‘Giornata in giallorosso’ sotto la guida degli istruttori AS Roma che dirigeranno l’attività, all’insegna del divertimento e dei valori fondamentali dello sport: lealtà, equità, amicizia, tolleranza e rispetto per gli avversari“.
Sulla carta il diletto appare assicurato. Giustamente i bambini hanno 8 anni e dovrebbero vivere lo sport con leggerezza e piacere. La mail non parla di “provini” ma il succo è quello, confermato poi dall’esito della giornata.
I ragazzini, accompagnati dai genitori, arrivano alla spicciolata prima delle 17, orario previsto dalla convocazione. Alle 17.30 avrebbe avuto inizio l’attività, per concludersi poi alle 19.45. Gli adulti accreditano i bambini, firmano la presenza e consegnano il certificato medico.
Fa caldo, troppo caldo. Il termometro segna 40 gradi. Il campo di calcio è totalmente al sole e si boccheggia. Nonostante le temperature i piccoli atleti cominciano a giocare molto prima delle 17.
Entrano in campo e vengono organizzati in gruppi, ogni gruppo ha un fratino numerato di colore diverso. Il rettangolo di gioco è diviso in diverse parti adibite alle attività: in un quadrato si effettuano gli esercizi con “cinesini” a terra, in un altro si disputano partitelle. Si intuisce da subito che i bambini non sono altro che numeri, che quella giornata non sarà “all’insegna del divertimento e dei valori fondamentali dello sport: lealtà, equità, amicizia, tolleranza e rispetto per gli avversari“.
Il clima dovrebbe essere di festa, invece si respira tensione, agitazione. Nessuno degli istruttori della Roma distende gli animi, nessuno scherza. C’è freddezza. I bambini non sorridono, eseguono le direttive che gli vengono date senza entusiasmo.
Saranno 7-8 mister. Alcuni sono seduti su una panchina a bordo campo e parlottano tra loro. Altri, a coppie di due, sono in mezzo al campo. Non interagiscono con i ragazzini, una volta spiegata la prova si mettono da una parte e, tra una chiacchierata e l’altra, guardano qua e là e scrivono qualcosa su un foglio.
Quello che trasmettono è superficialità e approssimazione.
“Giornata in giallorosso” dedicata ai bambini di 8 anni: tutto tranne che divertimento
La “Giornata in giallorosso” dura poco più di un’ora. Alla fine i bambini vengono portati al centro del campo, si siedono in cerchio. In mezzo si posizionano gli istruttori: chiamano alcuni numeri, i bambini nominati, una dozzina, si alzano in piedi e si mettono di lato. Tutti gli altri vengono salutati così: “Grazie, voi potete andare a casa”. Mentre se ne vanno si accorgono che i selezionati riprendono a giocare una partita. Si rendono conto, a quel punto, che non si tratta di una “giornata all’insegna del divertimento” ma di un provino a tutti gli effetti.
Un bambino piange, un altro dice al papà: “Non mi sono divertito”, un altro ancora al nonno: “Sono scarso”.
Si sentono mortificati e non perché abbiano fallito la prova. Le maniere utilizzate non sono adatte a bambini di 8 anni. Bambini, appunto, non numeri.
Per non parlare del come siano stati “selezionati” i baby calciatori. Per quanto l’occhio possa essere esperto, quelle prove non sono sufficienti a mostrare le loro “doti”. Quali sono, allora, i criteri di scelta? Ai genitori dei piccoli “mandati via” non è stata data nessuna spiegazione. Una mail a fine serata li ringrazia di aver partecipato. Stop. Qualche papà ha chiesto delucidazioni ma non ha ottenuto risposta. Silenzio.
La giornata di festa termina con l’amaro in bocca e la tristezza dei bambini.
E se la scuola calcio mostra falle e disorganizzazione pensate cosa possa accadere agli alti livelli della prima squadra. Se il buongiorno si vede dal mattino…
Si parla tanto di vivai e della loro importanza, della possibilità di far crescere talenti dentro casa e non spendere cifre mostruose per campioni milionari, ma se questi sono i presupposti il futuro dell’As Roma non solo fugge via, ma sparisce totalmente.