Un attacco senza precedenti ha colpito Hezbollah martedì 17 settembre, con l’esplosione simultanea dei cercapersone in possesso dei suoi membri in tutto il Libano e in Siria, avvenuta intorno alle 15:30 ora locale. L’attacco ha causato la morte di almeno 18 persone e circa 4mila feriti. Tra i feriti c’è l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani. Questo evento rappresenta una violazione della sicurezza interna del gruppo libanese, che ha immediatamente promesso ritorsioni.

L’esplosione dei cercapersone in Libano

L’esplosione dei cercapersone dei membri di Hezbollah ha aumentato le preoccupazioni riguardo a un’eventuale escalation in Medio Oriente tra il gruppo libanese e Israele. L’attacco del 17 settembre ha fatto esplodere centinaia di cercapersone utilizzati dai membri del gruppo libanese sostenuto dall’Iran. Hezbollah ha indicato Israele come responsabile dell’attacco, sebbene le autorità israeliane non abbiano immediatamente risposto alle accuse.

Secondo fonti della Cnn, l’attacco sarebbe stato parte di un’operazione congiunta tra il Mossad e l’esercito israeliano. Israele ha autorizzato l’esplosione nonostante le crescenti tensioni e i ripetuti appelli degli Stati Uniti alla de-escalation. La decisione è stata presa per timore che l’operazione segreta potesse essere scoperta dal gruppo libanese. Secondo quanto riportato da Axios, che cita tre funzionari americani, lo Stato ebraico ha comunicato agli Stati Uniti l’operazione solo dopo questa fosse stata eseguita. Un funzionario americano ha descritto la situazione come un momento di “ora o mai più” per Israele.

La società taiwanese Gold Apollo ha confermato che i cercapersone utilizzati nell’attentato portavano il loro marchio. Tuttavia, ha specificato che erano stati fabbricati da un distributore europeo.

Hezbollah ha subito promesso ritorsioni

Le tensioni tra Israele e Hezbollah sono aumentate significativamente dopo l’uccisione di Fouad Shukur, un comandante di alto rango del gruppo libanese, avvenuta nel mese di agosto. Nonostante le crescenti preoccupazioni per un’escalation, la situazione in Medio Oriente al momento sembra essere sotto controllo. Tuttavia, il rischio di ulteriori scontri persiste.

Dopo l’attacco, Hezbollah ha dichiarato che considera “il nemico israeliano pienamente responsabile di questa aggressione” e ha promesso vendetta. I leader globali, in particolare gli esponenti degli Stati Uniti, continuano a impegnarsi per evitare un’ulteriore escalation nella regione, consapevoli che la situazione potrebbe degenerare in un conflitto più ampio.

Gli sforzi di tregua a Gaza

Non è ancora chiaro in che misura l’esplosione dei cercapersone influenzerà i colloqui per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, è arrivato oggi, 18 settembre, al Cairo per discutere i progressi nelle negoziazioni. Durante la visita incontrerà il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Gli Stati Uniti, insieme all’Egitto e al Qatar, svolgono un ruolo cruciale come principali mediatori nella guerra a Gaza.