Raggelata la Francia, che dal 2 settembre 2024 scorso, assiste al processo per stupro del 71enne Dominique Pelicot, l’uomo che per oltre 10 anni ha drogato la moglie, Giselle, e l’ha fatta violentare da sconosciuti assoldati sul web. Occhi puntati, oggi 17 settembre 2024, proprio sull’uomo presente in aula insieme agli altri 50 imputati.
Processo per stupro a Dominique Pelicot in Francia: “Mia moglie non meritava tutto questo”
Zoppicante, bastone alla mano e sobria giacca grigia. Così compare Dominique Pelicot sulla soglia dell’aula del Tribunale di Vaucluse, dove si svolge il processo che lo vede imputato – con altri 50 uomini – per lo stupro della moglie Giselle.
Siede su una poltrona blu, dall’altro lato della sala rispetto a lei, vittima e parte civile, attorniata dai suoi legali. Oggi, 17 settembre 2024, è la prima apparizione in udienza di Pelicot da qualche tempo, dopo alcuni problemi di salute che gli hanno impedito di presenziare.
Assiste alle arringhe degli avvocati e alle dichiarazioni dei suoi coimputati. Poi la frase shock e la confessione di anni di violenze nascoste: “Sono uno stupratore come quelli in questa stanza. Lo sapevano tutti, non possono dire il contrario“.
Implacabili le sue parole contro gli altri uomini accanto a lui, scardinando la presunta inconsapevolezza avallata dai complici sul reale stato della moglie durante quei rapporti sessuali. “Non meritava questo, lo riconosco” continua, rivolgendo gli occhi all’ora ex moglie.
Due pilastri fermi sul posto, lei e lui. Entrambi stoici. Nessuna espressione sul viso. È fuori dall’aula che, invece, il mondo esplode e implode su se stesso ascoltando le parole dell’agente di commercio in pensione. Giselle rimane in silenzio, poi fornisce la sua testimonianza:
Nemmeno per un secondo avrei potuto dubitare di quest’uomo. Avevo completa fiducia in lui. Ho amato quest’uomo per cinquant’anni, gli avrei dato entrambe le mani per tagliarle
Pelicot davanti al giudice: “L’ho amata male per 10 anni. Ora devo pagare”
Una storia d’amore durata quasi 50 anni quella fra Pelicot e la moglie Giselle – ora simbolo di femminismo in tutto il Paese. I figli, la casa acquistata a Mazan, piccolo villaggio della Provenza, dove trascorrere insieme e in serenità la pensione e gli ultimi anni di vita.
Qualcosa, però, non riesce a darsi pace nella mente di Dominique. Un ronzio, una pulsione che non lo abbandona mai e che gli fa decidere, in un caldo giorno del luglio 2011, di drogare la madre dei suoi figli e mettere in piedi un vero e proprio “circolo degli stupratori“.
Fino all’ottobre 2020, quindi, assolda sul web sconosciuti, li invita a casa e permette loro di avere rapporti sessuali con la donna incosciente. Il tutto viene puntualmente registrato e fotografato e catalogato nella cartella “Abuso“, conservata sul pc – adesso in mano agli inquirenti.
Sono colpevole di quello che ho fatto. Chiedo a mia moglie, ai miei figli, ai miei nipoti, alla signora M. [vittima dell’emulatore di Pelicot e stuprata in sua presenza ndr.] di accettare gentilmente le mie scuse. Chiedo perdono, anche se non è accettabile. Era meravigliosa [rivolto alla moglie ndr.] e non avevo capito il punto. L’ho amata per quarant’anni e l’ho amata male per dieci anni. Non avrei mai dovuto farlo. Ho rovinato tutto, ho perso tutto. Devo pagare
Queste le sue parole – come riporta la testata francese Le Monde -, stavolta un po’ incrinate, mentre parla davanti al giudice e racconta dei traumi che lo perseguitano da tutta la vita. A segnarlo – dice – lo stupro subito da un’infermiera durante un ricovero a 9 anni. A questo è seguito quello al cantiere edile quando era apprendista a 14 anni, dove da vittima, però, è diventato carnefice quando dice di essere stato costretto a partecipare allo stupro di gruppo di una giovane donna disabile.
L’udienza per stupro, Pelicot: “Mi sono assicurato. I video servono a questo”
Una vicenda sempre più sconvolgente, dichiarazione dopo dichiarazione. Eppure, oggi, per la prima volta, Dominique Pelicot parla dettagliatamente di quanto accaduto in questo decennio e del materiale raccolto all’insaputa dei familiari:
C’è un elemento di piacere, ma anche una misura di assicurazione. Oggi, grazie a questo, possiamo ritrovare chi ha partecipato a tutto questo
Tuttavia, date le precarie condizioni di salute dell’imputato, il presidente del tribunale, Roger Arata – in precedenza – ha stabilito che l’udienza continuerà per tutto il giorno, con pause di 15-20 minuti ogni 90, per permettere all’anziano di stendersi su un materassino in cella e seguire il dibattimento sulla poltrona blu.