Nell’agosto del 2023 uccise l’ex moglie Nicoleta Rotaru, madre delle sue due figlie, e ne inscenò il suicidio all’interno della casa che, nonostante la separazione, condividevano ad Abano Terme, in provincia di Padova: ecco chi è Erik Zorzi e cosa rischia dopo il rinvio a giudizio.

Chi è Erik Zorzi, rinviato a giudizio per l’omicidio dell’ex moglie Nicoleta Rotaru

Nella mattinata di oggi, 17 settembre 2024, l’uomo, 42 anni, è comparso davanti al giudice per l’udienza preliminare di Padova, tornando a ribadire la sua innocenza.

L’accusa – che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, accordato dal gup – gli contesta l’omicidio aggravato, sostenendo che nella notte tra il 2 e il 3 agosto del 2023 strangolò l’ex moglie Nicoleta Rotaru – con la quale ancora viveva insieme alle loro due figlie di 8 e 13 anni ad Abano Terme – per poi inscenarne il suicidio.

Ad incastrarlo ci sarebbe, in particolare, un audio rinvenuto sul telefono cellulare della 37enne grazie alla mamma Eugenia Rotaru. Audio che la stessa vittima, sapendo di essere in pericolo, avrebbe registrato – come già aveva fatto altre volte per testimoniare i maltrattamenti subiti dall’uomo – proprio la notte dell’omicidio.

La ricostruzione del delitto e del finto suicidio

Fu Zorzi a dare l’allarme. Si mise in contatto con il 112 e a chi gli rispose disse:

Fate in fretta, mia moglie è chiusa in bagno da due ore e non risponde più, ho paura che sia morta.

Quando i soccorritori arrivarono, buttando giù la porta del bagno della loro abitazione, apparentemente chiusa dall’interno, trovarono la 37enne morta e chiesero subito all’uomo se non c’entrasse qualcosa con l’accaduto. Lui negò. Le indagini si concentrarono, di conseguenza, sull’ipotesi di un gesto volontario. Ipotesi che fin da subito, i familiari della donna, si sentirono di escludere.

Da poco, infatti, Nicoleta aveva avviato una relazione con un altro uomo. Di ritorno dalle ferie, avrebbe firmato inoltre il tanto agognato contratto a tempo indeterminato. Era serena perché a breve, forse, avrebbe avuto la possibilità di trasferirsi insieme alle bambine, allontanadosi una volta per tutte dall’ex marito, con cui, per motivi economici, continuava a vivere nonostante la separazione (nel 2017).

Per paura che l’uomo le facesse qualcosa aveva anche redatto una sorta di testamento in favore delle figlie: voleva fare in modo che, se lei non ci fosse stata più per qualunque motivo, le piccole non fossero finite con lui e con la sua famiglia. Ne era intimorita. Sembra che da tempo, in effetti, lui la controllasse, sia in ambito privato che lavorativo.

Dopo il suo arresto i colleghi e il datore di lavoro hanno raccontato ai giornalisti che “era ossessionato” da lei al punto di impedirle di fare carriera. I vicini di casa hanno confermato, raccontando che non di rado dava in escandescenze davanti a tutti: bastavano piccole cose. Sei mesi prima di arrivare all’omicidio i carabinieri gli avevano notificato l’ordine di lasciare la casa, ma era ancora lì. E perlopiù era pericoloso.

Una tragedia annunciata

In tanti, parlando della morte di Nicoleta, hanno parlato di una “tragedia annunciata“, come è stato fatto anche dopo la morte di Concetta Marruocco, uccisa a coltellate dall’ex Franco Panariello a Cerreto d’Esi, nell’Anconetano.

I due erano in fase di separazione: l’uomo, denunciato per maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale, era stato sottoposto all’obbligo di braccialetto elettronico. Riuscì, comunque, ad entrare a casa della moglie, a coglierla di sorpresa e a ucciderla.

Fu la figlia, che era in casa, a dare l’allarme.