L’Assessorato alle Attività Produttive e Pari Opportunità di Roma lo aveva annunciato: entro la fine del 2024 i cinghiali cacciati nella Capitale diventeranno carne in vendita nei supermercati e nei ristoranti. Una proposta diventata realtà e che, lo scorso 12 settembre 2024, ha dato il via alla macellazione del primo esemplare.
Il Comune di Roma ha fatto suo il detto “fare di necessità virtù“, peccato che la delibera non sia stata esente da dubbi e qualche critica. Nodo centrale e delicato proprio la sicurezza per la salute pubblica della carne venduta.
Carne di cinghiale al supermercato, al via la vendita degli esemplari abbattuti a Roma: rischi per la salute?
Annosa la lotta della Città Eterna contro il continuo proliferare dei cinghiali e il loro vagare imperterriti per le strade romane. Via della Storta, via Cassia e la circonvallazione Clodia, via Cipro, via Baldo degli Ubaldi, infatti, sono fra le zone più colpite fra incidenti stradali, problemi di sicurezza pubblica e, soprattutto, danni all’agricoltura.
Ma a designare come zone rosse queste aree non è tanto il numero di esemplari, quanto il dilagare fra un capo e l’altro della temutissima peste suina africana. Il virus, ormai da tempo, mette in ginocchio non solo la Capitale, ma anche il resto dell’Italia.
Tristemente noti i casi di Piemonte e Sardegna. Il primo teatro, lo scorso 3 settembre 2024, dell’abbattimento di oltre 15mila esemplari di maiali nel Novarese, dopo il contagio – presumibilmente – con cinghiali selvatici. La seconda, invece, vittima di embargo su carni e animali vivi per quasi 11 anni (dal 2011 al 2022).
La piaga del virus non si placa e le amministrazioni comunali stanno correndo ai ripari, cercando in tutti i modi di arginare la crisi. Da qui, la decisione dell’assessora alle Attività Produttive, Monica Lucarelli, di trasformare il grave problema di Roma in una “opportunità“. Per eliminare la questione dello smaltimento delle carcasse degli ungulati abbattuti – e di conseguenza evitare che possano entrare in contatto con animali infetti – il Centro Carni romano potrà avviare la macellazione e successiva vendita della carne di cinghiali a supermercati e ristoranti. Ovviamente con le dovute accortezze.
La filiera “Made in Roma”, Lucarelli (ass. Attività Produttive): “Intervento concreto a problema annoso”
Al progetto sviluppato dalla Lucarelli collaborano anche la Regione Lazio, l’ASL Roma2 e il Commissario Straordinario per la PSA, Giovanni Filippini. L’ambiziosa idea si dovrebbe concretizzare in una filiera produttiva che tuteli la sicurezza sanitaria e in grado di apportare risvolti economici e sociali.
Così sulla questione l’assessora romana:
Come istituzioni, è nostro compito rispondere con tempestività alle richieste di agricoltori e cittadini che da tempo chiedono soluzioni concrete. Il proliferare incontrollato dei cinghiali ha creato un’emergenza in molte aree del Paese, con gravi conseguenze per la sicurezza pubblica e l’economia, tra cui rischi epidemiologici e costi elevati per incidenti stradali e danni alle colture
Una strategia che, potenzialmente, permetterebbe alle attività commerciali di rifornirsi di carne di selvaggina in maniera molto più semplice e immediata, alla stregua dell’acquisto di carni bianche e rosse. Eppure, il progetto – passato quasi inosservato – solleva qualche dubbio, in primis proprio sulla sicurezza per la salute pubblica e qualche critica dagli animalisti.
Dall’amministrazione comunale, tuttavia, cercano di rassicurare sostenendo che il piano sia ancora sperimentale e che verranno effettuati controlli rigidi per la salvaguardia della salute dei cittadini, ma anche per mantenere alta la qualità della carne.
Un iter “sicuro e regolamentato”: dove verranno abbattuti i cinghiali?
A preoccupare, appunto, i cittadini riguardo il progetto dell’assessora Lucarelli è l’abbattimento dei cinghiali, o meglio, in quali aree questi saranno abbattuti. Roma, infatti, è suddivisa in alcune zone, contraddistinte dal colore rosso o dal verde per segnalare dove risiedono oppure no gli ungulati affetti da peste suina.
Come l’assessora dichiara, infatti, il punto essenziale per la buona riuscita del nuovo piano per limitare la proliferazione di questi animali è la garanzia di controlli precisi e standard elevati di qualità. La filiera, quindi, si avvale della consulenza di diversi esperti (cacciatori, macellai, veterinari, responsabili designati dal Comune ecc.) in ogni singolo passaggio della macellazione.
Secondo i censimenti animali più recenti, effettuati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, i capi che hanno contratto la peste suina nel Lazio si trovano a: Roma, Anguillara, Cesano, Formello, Campagnano, Magliano Romano, Sacrofano, Riano, Castelnuovo di Porto, Morlupo, Capena e Fiano Romano.
Nel Comune di Roma, invece, le aree rosse e quelle limitrofe in cui è vietato l’abbattimento dei cinghiali per fini commerciali sono: via della Storta, via Cassia e Raccordo, circonvallazione Clodia, via Cipro, via Baldo degli Ubaldi.