Si continua a indagare sul caso della bimba di 8 anni infibulata a Lecce: oggi, 17 settembre 2024, gli inquirenti hanno scritto nel registro degli indagati i genitori, originari del Mali. A dare l’allarme, lo scorso sabato 14 settembre, i medici dell’ospedale Vito Fazzi, dove la piccola è stata portata dal padre per dolori al basso ventre.
Bimba infibulata a 8 anni a Lecce: indagati i genitori per lesioni personali
Svolta nelle indagini dei carabinieri della compagnia di Lecce, che stanno indagando su un sospetto caso di infibulazione. Dallo scorso sabato, 14 settembre 2024, infatti, gli agenti cercano di scoprire la verità su cosa sia accaduto alla bimba di 8 anni portata all’ospedale Vito Fazzi dal padre.
Secondo il genitore, la piccola si sarebbe fatta male mentre giocava con il fratellino e, visti i forti dolori, l’avrebbe portata al pronto soccorso. Una versione, però, che non convince i dottori, che, invece, riscontrano un’importante emorragia localizzata fra il basso ventre e i genitali.
Così, ricoverano la bimba e allertano le forze dell’ordine e la Procura dei minori di Lecce. Immediatamente i servizi sociali si attivano e, dopo le dimissioni, portano l’8enne in una casa sicura, insieme ai suoi due fratellini.
Le indagini
In un primo momento, l’inchiesta si è mossa su un doppio filone d’indagine. Infatti, secondo i medici, la sutura tipica della procedura tribale dell’infibulazione sarebbe stata risalente a un periodo ancora antecedente rispetto alla copiosa perdita emorragica.
Quest’ultima, quindi, sarebbe stata frutto di una possibile violenza sessuale. La terribile vicenda, però, ha attirato l’attenzione dei media e sia la Procura ordinaria che la Procura dei minori si stanno occupando del caso. Totale riserbo e silenzio, tuttavia, sul prosieguo delle indagini, data la giovanissima età della vittima e la delicatezza della questione.
Intanto, i carabinieri stanno conducendo ulteriori accertamenti: qualora il riscontro fosse positivo, i genitori della bimba potrebbero essere accusati di lesioni personali aggravate. Nel nostro Paese l’infibulazione costituisce reato e prevede una condanna dai tre ai sette anni di carcere.