Il 16 settembre 2016 moriva Carlo Azeglio Ciampi, il decimo presidente della Repubblica, uno degli uomini con il più alto senso delle istituzioni, l’amore per la patria e un convinto europeismo. A questi principi ha ispirato la sua azione da quando giovanissimo partecipò alla Liberazione del Paese per poi diventare governatore della Banca d’Italia, poi presidente del consiglio dei ministri e infine presidente della Repubblica. 

In occasione dell’anniversario della scomparsa, Rai Cultura ripropone l’appuntamento di “Passato e Presente”, in onda lunedì 16 settembre alle 8.45 e alle 14.15 su Rai Storia, nel quale Paolo Mieli ne ripercorre l’impegno politico insieme a Umberto Gentiloni.

I valori risorgimentali sono stati la bussola dell’azione del presidente morto nel 2016

Ciampi ha guidato il Paese in una difficile fase di transizione e verso la moneta unica europea come ministro del Tesoro nel governo Prodi e quando c’è stato bisogno di lui ha sempre risposto “Presente”. Viene eletto al Quirinale nel maggio 1999 e fa della riscoperta dei valori risorgimentali e della ricostruzione dell’identità nazionale i punti cardine del suo settennato. L’amore per il Risorgimento hanno fatto accostare più volte il suo nome alla massoneria anche per una singolare coincidenza: il fratello di Ciampi era il titolare di un negozio di ottica a Livorno a poche decine di metri dalla sede del Grande Oriente d’Italia e le visite private del capo dello Stato erano state confuse con incontri nel tempio massonico. Così non era.

Dell’uomo dell’orizzonte comune, come lo definì il presidente Sergio Mattarella, se ne parla il 16 settembre alle 11.15 su Rai Storia nel programma “Carlo Azeglio Ciampi: un cittadino europeo nato in terra d’Italia” con le testimonianze di Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini, Vincenzo Visco, Umberto Gentiloni, Alessandro Acciavatti e Paolo Peluffo che di questo nobile rappresentante delle migliori tradizioni democratiche è stato leale, prezioso e principale collaboratore al ministero del Tesoro, a palazzo Chigi e al Quirinale.

Stefano Bisi