La Germania ha ripristinato i controlli alle frontiere a partire da oggi, 16 settembre 2024. Questa misura di rafforzamento dei confini terrestri è stata adottata all’interno di un nuovo pacchetto di sicurezza. Tuttavia, la decisione ha sollevato numerose polemiche, con i critici che sostengono che tale provvedimento metta a rischio uno dei fondamenti dell’Unione Europea: il trattato di Schengen.

Iniziano i nuovi controlli alle frontiere della Germania

L’area Schengen rappresenta una delle maggiori conquiste dell’Unione Europea, permettendo a circa 450 milioni di cittadini di muoversi liberamente senza controlli alle frontiere. La Germania ha deciso di reintrodurre i controlli ai confini terrestri a partire da lunedì 16 settembre e per sei mesi. Da oggi, quindi, i viaggiatori che intendono entrare nel paese dovranno affrontare controlli alle frontiere e verifiche doganali.

La Germania confina con nove paesi e ha già attivato controlli al confine con l’Austria nel 2015, e con la Polonia, la Repubblica Ceca e la Svizzera nel 2023. Con la nuova misura in vigore da oggi, i controlli vengono estesi anche ai confini con Francia, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi e Danimarca.

La decisione del governo di Olaf Scholz è giunta in un contesto di crescente preoccupazione per il numero di attentati. In particolare, l’attacco con coltello avvenuto a Solingen lo scorso 23 agosto ha scosso l’opinione pubblica. Il sospettato, un giovane di 26 anni di origini siriane, ha alimentato il dibattito nazionale, con i rappresentanti dell’estrema destra che hanno intensificato le richieste di una drastica riduzione dell’immigrazione irregolare nel paese.

La pressione politica

L’esecutivo guidato dai socialdemocratici, in vista degli importanti appuntamenti elettorali in tre stati – Sassonia e Turingia (1 settembre) e Brandeburgo (22 settembre) – ha annunciato nuove misure in materia di immigrazione. In vista delle elezioni dell’1 settembre, Berlino ha prima proceduto all’espulsione di 28 cittadini afghani e poi ha annunciato una nuova stretta alla libera circolazione.

Il ministro degli Interni, Nancy Faeser, ha dichiarato che l’intento del governo è “proteggere il paese dai gravi rischi legati al terrorismo islamista e alla criminalità organizzata”. Alcuni ritengono che questa decisione sia influenzata dalla politica interna, in quanto il governo sta perdendo terreno nei confronti dell’estrema destra dell’AfD, che spinge per un inasprimento delle politiche migratorie.

Un membro dei Verdi, partito della coalizione di governo, ha accusato i propri alleati di sfruttare questa misura per fini elettorali:

I risultati dell’Unione Europea sono molto più importanti delle prossime elezioni nel Brandeburgo.

I controlli ai confini

Lo spazio Schengen è stato messo sotto pressione dalla crisi migratoria del 2015. Attualmente, l’area Schengen comprende 25 dei 27 Stati membri dell’UE, oltre a Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. La reintroduzione di controlli temporanei non è esclusa dai regolamenti ma è consentita solo in caso di grave minaccia all’ordine pubblico o alla sicurezza interna e deve essere considerata come ultima risorsa. Fino ad oggi, diversi paesi, tra cui Italia, Francia, Austria e Danimarca, hanno introdotto controlli temporanei per motivi legati a guerre e minacce terroristiche. La decisione del governo tedesco, quindi, si basa sulle normative europee.

Le critiche

La recente decisione di Berlino è stata oggetto di critiche da parte delle Ong e di vari leader europei. Le Ong criticano Berlino, sostenendo che la misura è stata introdotta come parte delle politiche anti-migratorie. Queste politiche mettono a rischio sia il sistema europeo sia i richiedenti asilo, che potrebbero essere soggetti a respingimenti e maltrattamenti. Tra gennaio e luglio 2024, la polizia federale ha registrato 34mila tentativi di ingresso in Germania, con circa 17mila persone a cui è stato negato l’ingresso direttamente alla frontiera.

Il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha definito la decisione “inaccettabile”, in quanto rappresenterebbe una “sospensione di fatto dell’accordo di Schengen su larga scala”. Il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, ha avvertito che tale mossa potrebbe “compromettere i risultati fondamentali dell’Ue”. Al contrario, Viktor Orban, noto per la sua posizione rigida sui confini e sull’immigrazione, ha espresso il suo apprezzamento per la decisione di Berlino.