Il Governo sta valutando di trattenere i lavoratori statali al lavoro fino a 70 anni, su base assolutamente volontaria, ma la domanda da porsi è la seguente: quanto guadagna chi va in pensione dopo i 67 anni?

Attualmente, per legge, il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia è fissato a 67 anni; un limite che il Governo vorrebbe porre come derogabile.

Non dobbiamo allarmarci e pensare a un peggioramento delle regole per l’accesso alla pensione (almeno per ora), ma dobbiamo capire quanto davvero sia conveniente restare altri tre anni al lavoro.

I vantaggi di andare in pensione a 70 anni

Recentemente, è spuntata una nuova ipotesi sulle pensioni, con l’obiettivo di trattenere gli statali fino a 70 anni dal 2025. Si tratta di una scelta su base volontaria, con l’obiettivo di permettere alla Pubblica Amministrazione di disporre per più anni di lavoratori specializzati per far funzionare al meglio i settori di riferimento.

Il 2024, c’è stato un vero boom di concorsi pubblici, ma resta la difficoltà di reperire lavoratori altamente specializzati.

Se la possibilità di trattenere al lavoro per più anni i lavoratori avvantaggia le PA, qual è il vantaggio per i dipendenti? In genere, la pensione non riesce più a raggiungere l’importo percepito dell’ultimo stipendio. Ritardare la pensione potrebbe essere una soluzione per assicurarsi un cedolino più alto.

Perché lavorare più anni assicurerebbe ai lavoratori un cedolino pensione più alto?

  • Si continuano a versare i contributi: così facendo si accresce il montante contributivo;
  • Il coefficiente che viene utilizzato per trasformare il montante contributivo in pensione diventa più vantaggioso.

Per chi va in pensione a 67 anni, viene applicato un coefficiente di trasformazione pari al 5,723%, mentre per chi ci va a 70 anni si applica un coefficiente del 6,395%.

Quello del coefficiente è un meccanismo che è stato introdotto con lo scopo di incentivare i lavoratori a lasciare il posto di lavoro più tardi rispetto alla soglia fissata dalla legge.

Quanto guadagna di più chi va in pensione dopo i 67 anni

I lavoratori che vanno in pensione oltre i 67 anni d’età beneficiano di un importo pensionistico maggiore. Infatti, il vantaggio di lavorare qualche anno in più garantisce un importo leggermente superiore, per via delle due ragioni elencate poc’anzi.

C’è da dire che con l’introduzione del sistema contributivo il calcolo della pensione beneficia anche del rinvio stesso del pensionamento. In sostanza l’equazione è molto semplice: più lavori più percepirai di pensione.

Il calcolo dipende da due fattori:

  • L’età in cui effettivamente si va in pensione;
  • Lo stipendio percepito.

Il primo dei due fattori è molto importante per capire quanti anni ancora si versano i contributi e quale sarà il coefficiente contributivo applicato. Il secondo, invece, è un fattore determinante per capire l’ammontare dei contributi dovuti all’INPS.

Facciamo qualche esempio per capire l’aumento annuo della pensione per chi lascia il lavoro a 70 anni. Se prendiamo un lavoratore con un guadagno annuo pari a 25.000 euro, ci troveremo a un aumento annuo della pensione pari a 1.583,91 euro. Spingiamoci oltre, prendendo come riferimento un lavoratore con un guadagno annuo pari a 50.000 euro. L’aumento annuo della pensione sarà pari a 3.172,39 euro.

Perché si vuole trattenere gli statali al lavoro oltre i 67 anni

La scelta di restare al lavoro fino a 70 anni, come abbiamo detto, sarà su base volontaria.

Il periodo extra servirebbe per svolgere attività di tutoraggio e per affiancare i neo assunti. Il personale più esperto, infatti, avrebbe il compito di operare un passaggio di competenze per garantire il più alto standard di efficienza. D’altra parte, si andrebbe a garantire anche una minore spesa previdenziale.