Perché la Procura di Palermo oggi, 14 settembre 2024, ha chiesto sei anni di carcere per Matteo Salvini, il leader della Lega attuale vicepremier nonchè ministro dei trasporti e delle infrastrutture e nel 2019, all’epoca dei fatti incriminati, il no a far attraccare una nave con 147 immigrati soccorsi a mare, ministro dell’Interno? In pratica, la procuratrice aggiunta palermitana Marzia Sabella lo ha riconosciuto colpevole di sequestro di persona e rifiuto d’atti di ufficio.

Open Arms, i motivi per cui la Procura ha chiesto 6 anni di carcere per Salvini

Era l’agosto del 2019 e, con il Governo giallo-verde di Giuseppe Conte e di Matteo Salvini vicepremier e ministro degli Interni, la nave dell’Ong Open Arms fu tenuta per giorni sotto il sole cocente al largo della Sicilia per non far sbarcare sulla costa italiana 147 immigrati. La Procura aprì un fascicolo a carico del leader della Lega avanzando le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Ed oggi, 14 settembre 2024, cinque anni dopo, per questi stessi reati chiede 6 anni di carcere. In attesa della difesa di Salvini, in programma il 18 ottobre, le motivazioni della richiesta della Procura sono queste:

“Il suo diniego consapevole e volontario ha negato la posizione personale di 147 persone. Anche per queste persone ci accingiamo a chiedere la condanna dell’imputato oltre che per difendere i confini del diritto. Per questo chiediamo la condanna a 6 anni di reclusione”

Il presidente della II sezione penale Roberto Murgia ha rinviato il processo al 20 settembre, quando prenderanno la parola le parti civili. Il 18 ottobre è prevista l’arringa della difesa di Salvini.

Cosa ha detto la procuratrice che inguaia Salvini

La procuratrice Marzia Sabella ha affondato il dito nella piaga quando ha dichiarato:

“Pensiamo che il dibattimento abbia dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 sussisteva il chiaro e preciso obbligo del ministro italiano e di nessun altro di rilasciare il Pos. Che tale Pos doveva essere rilasciato senza indugio, non un’ora dopo rispetto al momento in cui era stato richiesto; che il diniego avvenne in intenzionale e consapevole spregio delle regole; che l’intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne per ragioni di natura preventiva o repressiva, né nella tutela dello stesso migrante ristretto, né per altro bene tutelato dall’ordinamento giuridico; che l’intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne nel tentativo di proseguire un disegno politico governativo, magari con qualche forzatura giuridica non giusta ma quantomeno tendente alla giustizia. Che dunque il diniego consapevole e volontario ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione”

Sempre la procuratrice aggiunta ha poi sottolineato:

“Nel processo è mancata la presenza della gran parte delle persone offese perché anche per poter essere persona offesa bisogna nascere fortunati. La maggior parte di loro è irreperibile. Il che, in questo caso, non significa fuggitive, criminali e nemmeno che siano rimaste illese dai giorni di restrizione sulla Open Arms: significa essere senza casa e senza altri elementi. La loro assenza fisica, così come il fatto di considerarli un insieme di migranti, o peggio di clandestini, potrebbe non far percepire l’esatto disvalore del fatto. Leggeremmo uno dopo l’altro i nomi di queste persone per ricordarle nella loro individualità: è anche per ciascuna di queste persone che chiediamo la condanna dell’imputato, oltre che per difendere i confini del diritto”