Prima di morire Alex Marangon assunse un decotto a base di ayahuasca. A confermarlo, i risultati del test tossicologico. Quella che finora era solo un’ipotesi è diventata dunque una certezza: nel corso del rito sciamanico a cui il 25enne partecipò presso l’abbazia Santa Bona di Vidor nei giorni che precedettero la sua morte, furono consumate piante allucinogene.
Alex Marangon, dal test tossicologico la conferma che aveva preso l’ayahuasca: da capire ora come è morto
“Andrò a fare una cerimonia con l’ayahuasca“, confidava Alex a un amico in un audio mandato in onda ieri, 13 settembre 2024, dalla trasmissione Pomeriggio Cinque. Dai risultati del test tossicologico, secondo Il Corriere della Sera, sarebbe arrivata ora la conferma: la notte tra il 29 e il 30 giugno, prima di allontanarsi dall’abbazia nel corso del rito sciamanico a cui stava prendendo parte, il ragazzo assunse un decotto a base della famosa pianta allucinogena.
Stando a quanto hanno raccontato agli inquirenti alcuni dei partecipanti, di notte, nel bel mezzo della cerimonia, il 25enne si sarebbe alzato, allontanandosi dal resto del gruppo e dirigendosi verso l’uscita dell’abbazia, venendo seguito dallo sciamano presente, Jhonni Benavides, e dal suo aiutante Sebastian Castillos, che poi sarebbero rientrati sostenendo di non averlo trovato. A quel punto, tutti insieme, si sarebbero messi sulle sue tracce.
Alle 7 di mattina, l’allarme. Era il 30 giugno. Il 2 luglio successivo il corpo di Alex sarebbe stato trovato senza vita su un isolotto del Piave, a circa quattro chilometri dall’abbazia. Dall’autopsia è emerso che presentava evidenti fratture alla testa e alle costole; lesioni incompatibili con una semplice caduta o con un suicidio. Da qui l’ipotesi che possa essere stato picchiato e poi gettato in acqua; insomma, che possa essere stato ucciso, anche se gli organizzatori dell’evento, il duo ZuMusic di Andrea Zuin e Tatiana Marchetto e i curanderi – attualmente in Colombia – lo escludono categoricamente fin dall’inizio.
L’ipotesi dei familiari del 25enne
I familiari del 25enne – assistiti dagli avvocati Stefano Tigani e Nicodemo Gentile – sono convinti che più di qualcuno non stia raccontando la verità; che all’interno dell’abbazia, nei giorni che precedettero la morte di Alex, fino alla stessa sera, successe qualcosa. Forse il giovane si oppose a qualche pratica, venendo preso di mira, ipotizzano.
Lo fa pensare una frase che il musicista organizzatore dell’evento rivolse ai genitori mentre le ricerche del giovane erano ancora in corso. “Non c’è questa possibilità. Ti spiego perché. Da quando è m… da quando è scomparso“, disse, correggendosi, come se stesse per dire “morto”, sapendo cosa gli fosse successo. Ma anche il fatto che di recente, all’interno dell’auto del 25enne, siano state trovate delle possibili tracce di sangue.
Allo stato attuale non si può escludere nulla. Saranno le indagini a fare luce, una volta per tutte, sul caso.
Chi era la vittima?
In tanti hanno già dato il loro ultimo saluto ad Alex. “Accompagniamolo con abbigliamento colorato, come lui avrebbe voluto”, avevano chiesto i genitori in vista dei funerali, per celebrare la vita. Quando parlano di lui lo ricordano come un “ragazzo tranquillo”, “sempre sorridente“, spiegando che si era avvicinato al mondo dei raduni e della meditazione per provare a superare i suoi problemi di ansia.
Dicono che questa volta sembrava “intimorito”, “preoccupato”, come se sapesse di andare incontro a qualcosa di diverso. La loro speranza è che qualcuno, prima o poi, si metta una mano sul cuore e decida di raccontare cos’è successo davvero. Solo arrivando alla verità potranno riavere, forse, un po’ di pace.