I flussi migratori continuano ad essere un tema centrale e controverso nella politica dell’Unione Europea. Il governo tedesco, guidato dall’SPD di Olaf Scholz, ha cercato di rispondere alle crescenti pressioni politiche inasprendo le norme migratorie, un’azione che potrebbe compromettere uno dei pilastri dell’UE: la libera circolazione. Pochi giorni dopo l’annuncio di Berlino, i Paesi Bassi hanno annunciato l’intenzione di mettere in atto una decisione simile, puntando a limitare drasticamente l’ingresso dei richiedenti asilo attraverso la dichiarazione dello stato di emergenza. Questi sviluppi segnano un momento critico per la politica migratoria europea, con potenziali implicazioni per la cooperazione e la solidarietà tra i membri dell’Unione.

La soluzione dei Paesi Bassi: limitare il flusso di richiedenti asilo

L’inasprimento della legge sull’immigrazione è una delle priorità del governo guidato dal PVV dell’ultranazionalista Geert Wilders nei Paesi Bassi. Il nuovo esecutivo intende rendere più difficile l’accesso al paese per chi cerca protezione irrigidendo le norme di asilo.

Marjolein Faber, ministra dell’Asilo di estrema destra, ha proposto misure drastiche, tra cui la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza, che consentirebbe di ignorare alcune parti della legge attuale sull’asilo. Lo scopo, secondo Faber, è rendere il sistema “meno attraente” per scoraggiare l’arrivo dei richiedenti.

L’agenda del governo olandese

Il governo olandese mira ad avere le regole “più severe” d’Europa sul tema, ponendo questa priorità al centro della propria agenda. Faber ha annunciato un piano per porre fine al rilascio di permessi di asilo a tempo indeterminato, introducendo restrizioni più rigide. Tra le misure proposte, vi è l’aumento delle deportazioni di coloro che non ottengono lo status e la riduzione della possibilità di ricorrere in appello contro le decisioni dei tribunali. Anche le richieste di ricongiungimento familiare sarebbero colpite, rendendo più difficile per le famiglie riunirsi nei Paesi Bassi.

La legalità delle misure proposte dal governo olandese resta incerta e potrebbe essere oggetto di contestazioni da parte degli altri paesi membri dell’Unione Europea che condividono il Patto sull’immigrazione. Alcuni di questi stati potrebbero considerare la mossa dei Paesi Bassi come una violazione delle regole europee comuni, soprattutto se i dati sui richiedenti asilo non hanno registrato un aumento significativo tale da giustificare un inasprimento delle politiche. Attualmente, i Paesi Bassi accolgono circa 40mila richiedenti asilo all’anno.

Le ultime misure adottate dalla Germania

Una stretta è arrivata questa settimana dalla Germania. Il governo di Olaf Scholz, che ha subito un significativo calo di consensi contro l’estrema destra dell’AfD alle ultime elezioni, ha deciso di adottare nuove misure sulle politiche d’immigrazione. L’esecutivo tedesco si è visto costretto ad agire per affrontare anche un aumento degli atti di violenza. Il paese ha recentemente deportato 28 cittadini afghani condannati per crimini.

Berlino ha annunciato di regolare la sicurezza interna del paese attaverso un rafforzamento dei controlli ai confini nazionali proprio pochi giorni prima dalle elezioni statali a Brandeburgo. Questa mossa, in parte anche una manovra pre-elettorale, è controversa in quanto sospende di fatto l’accordo di Schengen. La ministra dell’Interno, Nancy Faeser, ha affermato che le nuove misure mirano a “limitare ulteriormente l’immigrazione irregolare e a proteggere dai gravi pericoli rappresentati dal terrorismo islamista e dalla criminalità grave”.