È allarme sugli assegni delle pensioni dopo le prime proiezioni dei tagli attesi nella legge di Bilancio 2025. Chi prende poco più di 2.000 euro di assegno mensile, perderà – stando alle prime anticipazioni sulle decurtazioni di pensione – 3.571 euro nell’interno triennio, dal 2023 al 2025. Una proiezioni che, calcolata su tutta la vita pensionistica media di un contribuente, sale con perdite di decine di migliaia di euro.

I dati arrivano dalle rilevazioni del Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi. E, per tutta la previdenza del prossimo anno, i sacrifici potrebbero essere andare a sommarsi alle strette sulle misure di pensionamento anticipato in atto già dalle scorse leggi di Bilancio.

Pensioni tagli assegni 2025, come si calcolano gli aumenti?

Il meccanismo di calcolo degli adeguamenti delle pensioni rispetto all’inflazione è quello degli scaglioni degli importi mensili. Fino a quattro volte l’importo del trattamento mensile minimo (nel 2024 di circa 600 euro, importo da prendere in considerazione per i calcoli del 2025), gli assegni si adeguano al 100% del tasso di inflazione che l’Istat comunicherà, in via provvisoria, a novembre 2024 e in via definitiva nei mesi successivi.

Per le pensioni di importo superiore, invece, la rivalutazione avviene per una percentuale via via decrescente al crescere dell’importo mensile. Da questo meccanismo si possono determinare tagli da modellare in base alle esigenze di risparmio dei conti pubblici. Secondo le stime dei sindacati, un simile sistema dovrebbe consentire di recuperare un miliardo di euro.

Assegno di pensione, ecco come funziona il meccanismo di rivalutazione

Arrivano le prime stime dei tagli sulle pensioni del 2025 per la mancata rivalutazione degli assegni al tasso di inflazione rilevato dall’Istat nel 2024. Il meccanismo consente di adeguare gli importi pensionistici alla percentuale di inflazione, ma non in maniera uniforme. Per le pensioni fino a quattro volte l’importo del trattamento minimo (circa 1.650 euro al netto), la rivalutazione è del 100% del tasso di aumento dei prezzi. Per le pensioni di importo superiore, la rivalutazione avviene non più al 100%, ma ad aliquote decrescenti.

Da questa base di calcolo, il Dipartimento della Previdenza delle Cgil e dello Spid evidenzia le possibili decurtazioni del 2025 che si sommerebbero a quelle già in atto per i due anni 2023 e 2024. Il calcolo stima, dunque, che chi nel 2022 prendeva una pensione di 1.732 euro nette, subirà un taglio della pensione per l’intero triennio di 968 euro.

Chi perde di più di pensione dalla mancata rivalutazione al tasso di inflazione?

Chi invece prendeva una pensione netta di 2.209 euro, avrà una perdita per tre anni di 3.571 euro, che diventano di 4.487 euro per chi prendeva due anni fa una pensione di 2.337 euro. La soglia di 2.646 euro di pensione determina una riduzione complessiva nel triennio di 4.534 euro.

L’analisi dei due sindacati sui tagli alle pensioni si può fare anche considerando la perdita totale alla quale vanno incontro i percettori per tutta la vita media della terza età. Tornando al pensionato che nel 2022 prendeva un assegno di 1.732 euro e proiettando la decurtazione per tutta la vita media non più lavorativa, la perdita totale sarà di 8.772 euro netti. Il pensionato che nel 2022 prendeva una pensione di 2.646 euro, subirà una decurtazione totale di 44.462 euro.

Pensioni aumenti e tagli degli assegni nel 2024 e 2025: il confronto

Da ultimo, inseriamo i calcoli delle rivalutazioni messi in pratica per gli assegni pensionistici a partire dal 1° gennaio 2024, con gli scaglioni degli importi mensili e le percentuali di rivalutazione rispetto al tasso di inflazione osservato nel 2023:

  • fino a 4 volte il trattamento minimo (fino a 2.271,76 euro), l’aumento è del 100% del 5,4% (tasso di inflazione del 2023). Il nuovo importo è di 2.394,44 euro;
  • da 2.271,76 a 2.839,36 euro (da 4 a 5 volte il trattamento minimo) l’aumento è dell’85% del 5,4% (4,590%). Il nuovo importo è di 2.970.04 euro;
  • da 2.839,36 a 3.407,64 euro (da 5 a 6 volte il trattamento minimo) l’aumento è del 53%, pari al 2,862%. Il nuovo importo 2024 è di 3.505,17 euro;
  • da 3.407,64 a 4.543,52 euro (da 6 a 8 volte il trattamento minimo) l’aumento è del 47 per cento, pari al 2,538%. Il nuovo importo è di 4.658,83 euro;
  • da 4.543,52 a 5.679,40 euro (da 8 a 10 volte il trattamento minimo), l’aumento è del 37 per cento, ovvero dell’1,998%. Il nuovo importo è di 5.792,87 euro;
  • le pensioni 10 volte oltre il trattamento minimo (pari a 5.679,40 euro del 2023) aumentano del 22% del 5,4%, pari all’1,188% (nuovo importo 2024 di 5.746,87 euro).