Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso a Renato Vallanzasca il differimento della pena detentiva, attualmente scontata in carcere dove è condannato a più ergastoli. La decisione dei giudici, su richiesta dei suoi difensori Corrado Limentani e Paolo Muzzi, prevede il trasferimento dell’ex noto criminale, che ha segnato la storia della malavita milanese negli anni ’70 e ’80, dal carcere di Bollate a una comunità terapeutica. Vallanzasca dunque esce di galera dopo ben 52 anni.
Vallanzasca esce dal carcere: trasferito in Rsa
Il giudice Carmen D’Elia, affiancata dalla collega Benedetta Rossi, ha autorizzato il trasferimento di Vallanzasca in una residenza sanitaria assistenziale (Rsa) per curare la grave forma di demenza da cui è affetto. Vallanzasca sta scontando quattro ergastoli, con condanna a vita senza possibilità di liberazione, per reati quali omicidi, rapine ed evasioni.
Dall’inizio del 2023, ha cominciato a manifestare segni di deterioramento cognitivo. L’ex boss della mala milanese verrà quindi trasferito dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale, con differimento della pena in regime di detenzione domiciliare. Durante l’udienza del 10 settembre, anche il sostituto procuratore generale di Milano, Giuseppe De Benedetto, aveva riconosciuto la diagnosi di demenza, l’incompatibilità conclamata con la detenzione in carcere e la necessità di modificare le condizioni detentive in favore della struttura che ha dato disponibilità ad accoglierlo. L’ex protagonista della mala milanese degli anni ’70 e ’80, che ha ora 74 anni, era presente all’udienza.
La giudice Carmen D’Elia, insieme alla collega Benedetta Rossi, ha valutato tutte le relazioni mediche, inclusi i rapporti del servizio di medicina penitenziaria, che negli ultimi mesi hanno documentato il peggioramento delle condizioni di Vallanzasca, ormai non più autosufficiente. Le sue condizioni causano “paranoia, deliri notturni”, “afasia”, e lo hanno portato a cadere dal letto e a essere ricoverato più volte. “Le sue condizioni non gli consentono nemmeno di comprendere il senso della pena”, hanno scritto i difensori. Un neurologo del servizio di medicina penitenziaria aveva segnalato a fine luglio che le condizioni di Vallanzasca erano ormai incompatibili con il regime carcerario, e che il 74enne “ha perso completamente il controllo” della sua situazione, richiedendo un trasferimento in una struttura “per malati di Alzheimer”.
Anche i medici del carcere di Bollate, in un’ultima valutazione, hanno rilevato che Vallanzasca è “disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio”, con “comportamenti inadeguati” e una scarsa collaborazione. Gli avvocati Muzzi e Limentani hanno descritto una malattia che ha cominciato a manifestarsi “nel gennaio 2023” e che è in “rapido e progressivo peggioramento”, aggravata dall’ambiente carcerario. La difesa è riuscita a ottenere la disponibilità di una “grande struttura veneta per malati di Alzheimer e demenza, legata alla Chiesa” in provincia di Padova. Prima dell’estate, il Tribunale aveva riattivato per Vallanzasca i permessi premio in una comunità terapeutica; tuttavia, nel maggio 2023, il Tribunale di Sorveglianza aveva rigettato una richiesta simile di differimento della pena, poiché all’epoca non era stato individuato un luogo idoneo per la sua cura.