Non è una novità, secondo il documentarista e scrittore Paolo Cochi – che da più di vent’anni segue il caso del Mostro di Firenze – quella del test di entomologia che retrodaterebbe la morte delle vittime francesi Jean-Michel Kraveichvilli e Naudine Mauriot, smentendo, in sostanza, la versione di Giancarlo Lotti, che incastrò i “compagni di merende” Pietro Pacciani e Mario Vanni collocandoli sulla scena del crimine, agli Scopeti, la sera dell’8 settembre del 1985. Ecco cosa ha spiegato a Tag24.
Mostro di Firenze, l’esperto Paolo Cochi sul test delle larve di cui tutti parlano: “Non è una novità”
“Il test è già stato fatto nel 2015. Proprio La Nazione, che in un articolo di ieri, 12 settembre 2024, l’ha proposto come una novità, lo comunicava. Ne parlavo io sia nel documentario L’ultimo delitto del Mostro che nel libro Mostro di Firenze. Al di là di ogni ragionevole dubbio, ma ne parlavano anche diverse trasmissioni televisive. Si tratta di una cosa di nove anni fa“, sostiene Cochi.
“All’epoca due entomologi forensi e cinque medici legali stabilirono, in pratica, che, in base allo sviluppo delle larve e alle condizioni dei cadaveri, non fosse possibile fissare la data della morte dei due amanti francesi alla sera prima del ritrovamento dei loro corpi, quindi all’8 settembre (e che il decesso era avvenuto prima, la sera di sabato o venerdì, ndr) – spiega -. Una conclusione che, a livello storico e documentale, farebbe cadere le dichiarazioni di Lotti (sulla base delle quali il duplice omicidio fu appunto attribuito a Pacciani e Vanni, ndr)”.
Il problema? “Gli avvocati di Paolo Vanni, nipote di Mario, ai quali io stesso ho passato il materiale documentale necessario ad effettuare un’ulteriore perizia (parliamo di fotografie e relazioni), lo sanno, che è una cosa vecchia e se ne stanno servendo – peraltro senza citarmi – per depositare una richiesta di revisione del processo“, dice ancora Cochi.
Che poi aggiunge: “Personalmente non penso che, almeno giuridicamente parlando, una valutazione postuma possa, da sola, giustificare una richiesta di revisione. Si pensi al caso di Erba: la richiesta era molto più articolata ed è stata respinta. Qui parliamo del dieci per cento. Poi, ci tengo a dire una cosa: come consulente di parte dei familiari di alcune delle vittime cerco il colpevole, non cerco di ‘scagionare’ una persona morta e condannata vent’anni fa”.
La ricostruzione dei fatti: gli otto duplici omicidi attribuiti al Mostro
Il riferimento di Cochi è, appunto, a Vanni, che il 13 aprile del 2009 è morto nell’ospedale in cui era stato portato in seguito a una sospensione della pena “per motivi di salute”, in quanto affetto da demenza senile, il giorno precedente. Insieme a Lotti – a sua volta morto per via di un tumore poco dopo la condanna a 26 anni – i giudici lo hanno riconosciuto colpevole degli ultimi quattro duplici omicidi attribuiti al Mostro, tra cui quello dei francesi.
Secondo le ricostruzioni dell’accusa, aiutarono Pietro Pacciani – sospettato di essere il serial killer, ma di fatto morto prima di poter essere processato – a compiere i delitti. Il modus operandi? Sempre lo stesso: dopo aver sorpreso le vittime (tutte coppiette) in luoghi appartati, spesso in momenti di intimità, il “Mostro” le freddava a colpi di pistola, infierendo sui corpi delle donne, che mutilava.
C’è chi pensa che a lui però non si sia mai arrivati. Che i “compagni di merende“, in realtà, fossero innocenti. E che il caso, quindi, non sia mai stato veramente risolto.