La Corte dei conti in Francia si attira le ire e le ironie di diversi esponenti politici e non italiani, per un suo rapporto del 3 settembre 2024. Criticando la gestione italiana della chiesa di Trinità dei Monti, San Luigi dei Francesi e di altri tesori, la Corte dei conti chiede che lo status giuridico della scalinata di Piazza di Spagna venga al più presto chiarito.
Dalla Francia fanno notare come la scalinata sia stata gestita fino alla fine del XX secolo dai “Pii Stabilimenti“, ma essendo subentrata l’Italia si sono accumulate opacità e decisioni poco chiare. Il ministro italiano del Turismo Daniela Santanchè sceglie l’arma dell’ironia per commentare questa voce: “Senza il nostro lusso la Francia non sarebbe niente“.
La Corte dei Conti in Francia avverte: “Lo statu giuridico della scalinata di Trinità dei Monti è poco chiaro”. Pronta una richiesta per riaverla indietro?
Voce curiosa quella che giunge dalla Francia. La Corte dei Conti locale nei giorni scorsi ha chiesto che lo status giuridico della scalinata di Trinità dei Monti venga al più presto chiarito: secondo “Le Monde“, citando fonti della Corte dei Conti, in Italia la manutenzione di quest’opera architettonica non sarebbe adeguata:
La scalinata è stata costruita con fondi francesi all’inizio del XVIII secolo e in seguito mantenuta per decenni dai Pii Stabilimenti Della Francia, custodi dei beni d’Oltralpe, ma anche, in diverse occasioni, negli ultimi anni, dal Comune di Roma, anche attraverso sponsorizzazioni.
La scalinata, realizzata da Francesco De Sanctis, fu commissionata dal cardinale Pierre Guérin de Tencin e finanziata dal mecenate Étienne Gueffier. Una targa poi ricorda il re di Francia Luigi XV e il Cardinale Melchior De Polignac come principali finanziatori dell’opera, realizzata sotto Papa Benedetto XIII Orsini (1724-1730).
I “Pii Stabilimenti della Francia” citati dalla Corte dei conti francese sono un’ente che gestiscono un patrimonio artistico notevole, che riguarda anche la chiesa di Trinità dei Monti. Dalla fine dell’800 però la scalinata è stata curata e gestita dall’Italia.
I contorni della questione sono poco chiari e risalgono addirittura al 1660, quando Gueffier nel suo testamento destinò 20mila scudi per realizzare la scalinata. Ne vennero detratti 10mila a favore del nipote, cosa che ritardò di molto i lavori.
Dal lato istituzionale italiano si è fatto sentire il sovrintendente capitolino ai Beni culturali Claudio Parisi Presicce:
La Scalinata è un luogo monumentale e di altissimo valore artistico ma è anche un passaggio pubblico ed è quindi senza discussioni parte integrante della capitale d’Italia. Il rapporto tra la Scalinata e la Francia è una storia che ciclicamente si ripropone proprio perché per la sua realizzazione ci fu contributo economico francese, che comunque non coprì tutte le spese ma anche in questo caso è una polemica senza fondamento perché non c’è nessuna pretesa da parte francese.
Presicce quindi indica che la questione è stata gestita in modo un po’ sensazionalistico, indicando che la Corte dei conti francese avrebbe rimostranze contro i “Pii Stabilimenti della Francia” e non con l’Italia in sé, i cui rapporti per i monumenti in loco sono anche parte di accordi internazionali bilaterali tra la Francia e la Santa Sede.
Dall’Italia si fa sentire il ministro Santanchè: “Senza il nostro lusso la Francia non sarebbe nulla, ora esagerano”
Sulla questione non poteva ovviamente mancare la voce di Daniela Santanchè, ministro del Turismo. Gli italiani solitamente sono molto suscettibili sulle questioni culturali, se non altro quelle riguardanti la propria immagina proiettata all’estero nel campo della moda, del cibo e dei tesori artistici presenti sul territorio.
Santanchè è stata sempre una convinta sostenitrice del turismo “come petrolio” dell’economia italiana, tanto da suggerire l’uso dell’elicottero per far raggiungere Cogne a quei turisti bloccati dal maltempo questo luglio.
Anche se i contorni della vicenda sono ancora poco chiari, Santanchè ha tenuto a far sapere con un velenoso tweet il suo parere: la Francia non sarebbe il paese che si reputa adesso se non fosse stato per l’intervento decisivo da parte dell’Italia. Fin dai tempi di Caterina de’ Medici, consorte di Enrico II (1547 al 1559), la cultura italiana ha giocato un ruolo importante nella costruzione di quella francese: fu proprio Caterina ad introdurre elementi culinari prima assenti nella cucina francese.
Senza voler citare anche la “Gioconda“, acquistata nel 1517 dal re francese Francesco I e poi donata al Louvre alla fine del ‘700, è innegabile che diverse opere d’arte italiane siano finte ad arricchire i musei francesi.
Insomma, la voce che giunge dalla Corte dei Conti francese è un’altra di quelle occasioni che permettono all’attuale governo di flettere i muscoli per chi ritiene che certe cose, dalla carbonara ad una scalinata, debbano restare italiane perché la tradizione ci ha sempre insegnato così.