Definitivo l’ergastolo per Benno Neumair, reo confesso dell’omicidio dei genitori Peter e Laura a Bolzano. Nella giornata di ieri, 12 settembre 2024, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dai suoi avvocati difensori, confermando la decisione già presa dai giudici di primo e di secondo grado. Un sollievo per l’altra figlia delle vittime, Madè, che non potrà riavere indietro i suoi cari ma che comunque sperava nella fine del processo: ecco cosa ci ha detto il suo legale.

Benno Neumair, la Cassazione conferma la condanna all’ergastolo: il commento dell’avvocato Bertacchi

“La discussione è durata complessivamente più di tre ore: il collegio giudicante ha prestato molta attenzione alle argomentazioni di tutte le parti presenti in aula. Per quanto riguarda l’esito, posso solo dire, al momento, che la Corte ha ritenuto di confermare la bontà di quello che era l’impianto motivazionale della sentenza di merito”, il commento dell’avvocato Carlo Bertacchi, che assiste la sorella dell’imputato.

“Essendo una doppia conforme (la sentenza di condanna di primo grado era stata confermata in Appello, ndr), si discuteva essenzialmente sulla tenuta della parte motivazionale, soprattutto sull’esistenza di un’infermità rilevante per l’imputato – ha spiegato -. Ho sentito Madè: mi ha detto di essere sollevata per la fine del corso processuale. Il resto, il dolore, non avrà mai fine, almeno il processo ha raggiunto un punto fermo”.

Perché la difesa aveva presentato ricorso

Se la Cassazione avesse accolto il ricorso della difesa, si sarebbe celebrato un nuovo processo e Benno Neumair avrebbe potuto ottenere uno sconto di pena. Si basava tutto sulla sua presunta “non imputabilità”: gli avvocati che lo assistono, Flavio Moccia e Angelo Polo, hanno sempre sostenuto che i “gravi disturbi di personalità” da cui sarebbe affetto avrebbero reso “irrefrenabile” il suo impulso di uccidere il padre al culmine di una lite, influendo, al tempo stesso, sulla sua capacità di intendere e di volere al momento dell’uccisione della madre (avvenuta in un secondo momento). Contattati da Tag24, hanno preferito non commentare la decisione dei giudici.

La ricostruzione del duplice omicidio di Bolzano

Il 33enne, ex body builder, era accusato di duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere. La sera del 4 gennaio del 2021 prese di mira prima il padre e poi la madre all’interno della loro abitazione di via Castel Roncolo, a Bolzano, strangolandoli con una corda d’arrampicata; ne caricò i corpi in auto e li gettò nel fiume Adige.

La mattina del 5 gennaio si recò nella caserma più vicina e disse ai carabinieri che i genitori erano scomparsi nel nulla dopo essere usciti di casa per una passeggiata in montagna. Si pensò che avessero avuto qualche incidente, che una frana potesse averli travolti. Poi si scoprì che i loro telefoni cellulari risultavano spenti già dalla sera precedente e i sospetti si concentrarono proprio sul figlio.

Pur essendosi mostrato fin da subito collaborativo, aveva tenuto, infatti, degli atteggiamenti strani. A ricerche in corso era stato fermato mentre si dirigeva verso un autolavaggio, ad esempio. All’interno della vettura (di proprietà dei genitori) fu trovata, poi, una grande tanica di acqua ossigenata. Dalle geolocalizzazione risultò che la sera del 4 gennaio si trovava nei pressi del ponte di Ischia Frizzi, dove erano state trovate delle macchie di colore giallastro di dubbia provenienza.

A quel punto, messo alle strette, confessò gli omicidi. Il corpo della madre fu recuperato in acqua poco dopo a sud di Bolzano. Quello del padre riemerse solo alla fine del mese di aprile, all’altezza di Ravina, oltre 60 chilometri più a valle. Madè rivelò che temevano a tal punto che il fratello potesse far loro del male da chiudersi a chiave in stanza mentre dormivano.