A cosa hanno brindato ieri sera, 12 settembre 2024, i leader del centrosinistra invitati alla festa di Alleanza Verdi e Sinistra al parco Nomentano a Roma? Come testimonia il video dell’inviato di Tag24.it Lorenzo Brancati, alla salute. Primum vivere, del resto. Ma per vivere bisogna avere uno scopo. E quello del centrosinistra è conquistare il governo cercando di abbattere quello attuale di Giorgia Meloni. E fin qui, tutti d’accordo: il cin cin dei padroni di casa Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli e dei tre ospiti della serata, Elly Schlein, Giuseppe Conte e Riccardo Magi, non ha fatto una piega. I problemi sono venuti a galla appena si sono approfonditi un pò i temi su cui poi il centrosinistra (con Renzi e Calenda, ieri convitati di pietra, o senza?) dovrebbe proporsi come alternativa al centrodestra a trazione meloniana. In primis, quelli legati alla politica estera: Giuseppe Conte continua ad avere un atteggiamento ambiguo persino quando gli si chiede di scegliere tra Trump e Harris e Riccardo Magi, quando ha fatto presente che Putin, invadendo l’Ucraina, ha fatto carta straccia del diritto internazionale, si è beccato i fischi del pubblico. Pubblico, però, che ha applaudito i cinque moschettieri del Campo largo quando alla fine, sul palco, si sono stretti tutti in un abbraccio come gli attori di una compagnia teatrale avanzando verso il proscenio fin quasi ad accennare un inchino verso chi prima di tutto, evidentemente, voleva sentir dire che bisogna andare contro Meloni e company.

Patto della birra alla festa Avs, il brindisi dei leader del centrosinistra senza Renzi e Calenda

E quindi: alla salute! Calice di birra in mano, Fratoianni, Bonelli, Schlein, Conte a Magi sono d’accordo nel dire peste e corna sul Governo Meloni. I problemi vengono al pettine quando, oltre che alla fase della demolizione, bisogna passare a quella della costruzione: una volta col pallino in mano, che proponiamo noi in alternativa al centrodestra? Quante proposte unitarie abbiamo? Tutti, a tal proposito, fanno riferimento a un programma condiviso da mettere nero su bianco. “Tema per tema, tassello per tassello”, ripete come un mantra Elly Schlein riecheggiado il “casa per casa, strada per strada” di Berlinguer. Ma alla segretaria del Pd mancavano solo i popcorn quando si ‘gustava’, chinata sulla sedia per vederli meglio, col viso sostenuto da una mano, lo scontro tra Conte e Magi sulla politica estera. E insomma: per ora, meglio un beviamoci su

Come si trova un minimo comun denominatore

A brindisi fatto, rimane, comunque, il nodo: come mettere su uno straccio di programma in comune? Questa mattina, 13 settembre, alcuni analisti politici (vedi Federico Geremicca su La Stampa, ad esempio) iniziano a puntare il dito proprio contro Elly Schlein sostenendo: è lei la segretaria del partito più importante della coalizione? Sì. E perché non esercita fino in fondo la sua leadership mettendo fine ai veti e smussando le posizioni più estreme? La si giudica ancora troppo prudente quando, al microfono, tenta di fare la tessitrice così:

L’intento di Elly Schlein è proprio partire dall’abc: “Siamo tutti d’accordo a dire no al Jobs Act e al Decreti sicurezza (dando così un colpo al cerchio e uno alla botte, leggi Matteo Renzi – fautore del Jobs Act – e Giuseppe Conte, presidente del consiglio con Salvini vice quando sono stati varati i Decreti sicurezza, ndr) e possiamo essere tutti d’accordo anche nel proporre il salario minimo, la transizione ecologica, la politica industriale, i diritti, la sanità…”.

Senza politica estera non si fa politica interna

Ma tant’è, una delle lezioni di Alcide De Gasperi ricordate in occasione dei 70 anni dalla sua morte, è che senza un’intesa su come stare al mondo, senza una politica estera condivisa, non può esserci alcuna politica interna che regga più di un amen. Mentre Conte spiegava la posizione del Movimento Cinque Stelle in ambito internazionale (“Tra Trump e Harris, Macron e Le Pen, vogliamo valutare i fatti concreti”) e ripeteva la versione dei fatti ucraini che tanto piace a Mosca (“E’ stato l’ex premier britannico Boris Johnson a precipitarsi a Kyev per impedire a Zelensky di firmare un patto di pace con Putin”), Magi scuoteva, sconsolato, la testa

E Renzi e Calenda? I convitati di pietra della festa

Quello sulla politica estera, è stato solo lo scontro più acceso della serata del patto della birra. Anche perché di altro, dall’energia al ponte sullo Stretto, gli invitati alla festa di Avs si sono ben guardati di parlare. E i due convitati di pietra, Matteo Renzi e Carlo Calenda, erano, per l’appunto assenti, non invitati. Tuttavia, i padroni di casa, Fratoianni e Bonelli, non hanno chiuso del tutto al loro ingresso in coalizione: “Non ci sono veti – ha scandito Bonelli – Ma il tema del programma in comune è fondamentale”. Insomma: prima o poi bisognerà scendere a patti anche con loro. Ma il problema è proprio questo: passare dalle parole ai fatti. E per ora si è fermi a una birra con ci ci sta.