La Russia ha inserito nuovi nomi alla lista dei ricercati. Sono sette i giornalisti accusati di ingresso illegale alla frontiera, nei presi di Sudzha, nella regione di Kursk, dopo un’incursione transfrontaliera ucraina dello scorso 6 agosto. Le autorità russe avevano già aperto un’indagine su diversi reporter occidentali tra cui l’italiana Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini.

La giornalista della Rai Stefania Battistini ricercata in Russia

Il Ministero degli Interni russo ha inserito sette giornalisti nella lista dei ricercati. Lo scorso agosto, il Servizio di sicurezza federale russo aveva avviato un procedimento penale contro questi reporter stranieri. Tra i giornalisti segnalati, figurano Stefania Battistini della Rai e l’operatore Simone Traini, Nicholas Simon Connolly di Deutsche Welle, Nick Paton Walsh della CNN, e tre giornalisti ucraini: Natalya Nagornaya del canale televisivo 1+1, Diana Butsko e Olesya Borovik.

I sette giornalisti sono stati accusati di aver violato la Parte 3 dell’Articolo 322 del Codice penale della Federazione Russa, che regola l’attraversamento illegale del confine di Stato. Questa legge prevede una pena detentiva fino a cinque anni. Le accuse si riferiscono all’ingresso non autorizzato dei giornalisti a Kursk durante l’incursione dell’esercito ucraino.

Tajani convoca l’ambasciatore della Federazione russa in Italia 

Il ministro degli Esteri, Antonia Tajani, ha affermato in un post su X di aver convocato l’ambasciatore russo in Italia alla Farnesina in merito alla decisione di Mosca.

Rai: “Tuteleremo i nostri colleghi in ogni sede”

La Rai ha affermato in una nota che la decisione del ministro degli Interni russo “rappresenta un atto di violazione della libertà d’informazione”:

La giornalista e l’operatore hanno svolto in modo esemplare e obiettivo il proprio lavoro di testimoni degli eventi. La Rai continua a svolgere il proprio ruolo di Servizio pubblico anche grazie alla coraggiosa attività dei propri giornalisti e inviati e si riserva di operare in ogni sede per denunciare la decisione del governo russo a difesa della libera informazione e a tutela della propria giornalista e dell’operatore.