Aveva chiamato il 112 affermando di aver ucciso il padre, a sua volta responsabile di aver colpito la madre e il fratellino nella loro abitazione di Paderno Dugnano, nel Milanese: R.C., 17 anni, ha poi confessato di essere l’autore della strage, sostenendo, davanti agli inquirenti, di aver agito “per liberarsi da un disagio“, una sorta di “angoscia esistenziale” che per diverso tempo avrebbe provato.
Il gip ne ha convalidato il fermo, disponendone anche la custodia cautelare in un penitenziario minorile. Si trova al Beccaria: presto, dopo l’ok del tribunale per i minorenni, potrà incontrare i nonni, che hanno già fatto sapere di non “volerlo abbandonare”. Abbiamo parlato di come sta e degli aspetti processuali che riguardano la sua vicenda con l’avvocato Amedeo Rizza, che lo assiste e che ha già annunciato che chiederà di sottoporlo a una perizia psichiatrica.
Strage di Paderno Dugnano, via libera all’incontro tra il 17enne arrestato e i nonni. Il commento dell’avvocato Rizza
L’incontro del 17enne con i nonni
D: Avvocato, il tribunale per i minori di Milano ha autorizzato l’incontro del 17enne con i nonni. Come ha preso la notizia? In generale, come sta, come l’ha trovato?
R: “Ha preso la notizia in senso favorevole: aspetta la visita dei nonni, mi ha chiesto lui di poterli incontrare. Gli fa piacere. Sta relativamente ‘bene’, è consapevole di quello che ha fatto. Stiamo aspettando di vedere quali saranno i prossimi passi da fare; al momento non ci sono novità rispetto a quello che è già emerso”.
D: È già stata fissata la data dell’incontro?
R: “Non glielo so dire, è l’addetto ai colloqui a fissare gli incontri. Non credo, comunque, che sarà a breve, perché oggi pomeriggio saranno celebrati i funerali delle tre vittime, quindi è tutto molto concitato”.
Lo stato d’animo
D: Ha detto che il ragazzo sta elaborando l’accaduto. Ha avuto un pensiero per i suoi familiari, proprio in vista dei funerali?
R: “Pensa continuamente a loro. Già durante l’ultimo interrogatorio avuto con il giudice, oltre a raccontare – con sofferenza, per la quarta volta – quello che era successo all’interno della villetta, scoppiando ripetutamente a piangere, ha precisato che il dolore che prova è per i familiari che non ci sono più e non per sé, per la sua condizione”.
D: Ha chiesto di poter avere dei libri per studiare…
R: “Sì. Attualmente si trova nel centro di prima accoglienza del Beccaria, dove c’è una biblioteca interna per i ragazzi detenuti: ha a disposizione dei libri, sta leggendo molto”.
Sulla premeditazione e altre questioni
D: Tornando ai fatti, avvocato: lei ha escluso la premeditazione, parlando di un “gesto estemporaneo”. Però l’aggravante viene contestata, al momento…
R: “Sì, al momento viene contestata. Ci tengo però a dire una cosa: bisognerebbe concentrarsi meno sugli aspetti processuali della vicenda e più su aspetti che secondo me sono più importanti, come l’aiuto che bisognerà dare al minore. Partiamo dal presupposto che non possa più tornare indietro, perché ha compiuto un gesto tragico, incomprensibile; ma ha 17 anni, quando uscirà dal carcere sarà ancora giovane (perché a prescindere dal fatto che gli venga o meno riconosciuta l’aggravante della premeditazione non rischia l’ergastolo, essendo minorenne). Dobbiamo fare in modo – io come avvocato e poi le istituzioni tutte – che esca una persona diversa, migliore del ragazzo che ha vissuto questo disagio”.
D: A tal proposito, ha già fatto sapere che chiederà una perizia…
R: “È necessario, doveroso, sia per me che per i giudici, capire se il disagio di cui il minore ha parlato nei vari interrogatori nasconda qualcosa di più grave. Solo uno specialista potrà dircelo, dopo aver fatto un percorso con lui”.
Ecco il commento della psicoterapeuta Alexia Di Filippo.