Si uccide perché è gay. Sì, purtroppo è la verità, e poco importa che è il 2024 e questo genere di notizie non dovrebbero nemmeno esistere, ma è successo. Una storia tragica, drammatica e brutta. Una vicenda che non può far restare inermi ancora una volta. E sempre nel silenzio. Un ragazzo di Palermo ha deciso di fare il passo più duro e il più devastante per un essere umano, come togliersi la vita, perché aveva paura di poter essere libero di amare un’altro uomo, aveva paura che qualcuno gli potesse fare del male solo perché era un ragazzo omosessuale.

Non ce l’ha fatta. E per questo si è tolto la vita, senza dire niente a nessuno, lasciando nel dolore più grande la sua famiglia. Si è ucciso e ha lasciato un biglietto, facendo coming-out. Per lui, questo povero ragazzo, una sofferenza indicibile, estrema. Irrefrenabile e incontrollabile.

Si uccide perché gay, il responsabile di Alternativa Popolare per la comunità Lgbt: “Un colpo che non possiamo ignorare”

Aveva il timore di essere giudicato, di essere malmenato solo perché omosessuale. Ed è una cosa aberrante. Aveva 33 anni, tutta la vita davanti. Tutto il mondo a disposizione per amare e vivere con il suo amore ed essere felice, ma l’odio, i dubbi e qualsiasi altra cosa becera di certa gente hanno avuto il sopravvento su questo povero uomo. “Vi chiedo scusa se non sono riuscito ad amare una donna né ad amare bene un uomo per via della mia paura”, la sua lettera d’addio. Atroce per la famiglia che non sapeva nulla e per il suo fidanzato che, probabilmente, avrà il rimorso ma anche nessuna colpa di non aver colto il suo malessere. E così ha deciso di farla finita. Da solo e con la paura dell’odio.

Una vicenda che ha turbati tutti, soprattutto la comunità gay e Lgbt che ancora non riescono a credere a quanto sia accaduto. La politica e le Istituzioni hanno grandi responsabilità perché, probabilmente, fanno poco, troppo poco per educare le persone nell’era moderna per cercare di abbattere, distruggere e annientare l’odio e tutte le barriere che ancora ci sono e in maniera fin troppo evidente.

Sul tema e sulla vicenda è intervenuto il Responsabile nazionale di Alternativa Popolare per i rapporti con le comunità Lgbtqia+ Gianluca Di LIberti, personaggio molto noto a Livorno e anche collaboratore e amico di Costanza Vaccaro che riguardo a quanto è accaduto a Palermo ha spiegato: “La notizia che ho appreso dai social della tragica morte di un giovane ragazzo palermitano, che ha scelto di togliersi la vita a causa delle pressioni e discriminazioni legate alla sua omosessualità, è un colpo devastante. Un colpo che non possiamo ignorare e che ci costringe a riflettere profondamente sulla situazione dei diritti civili nel nostro Paese“.

In Italia, ancora oggi, l’essere gay significa, troppo spesso, affrontare discriminazioni e pregiudizi
profondamente radicati
– ha affermato Di LIberti di Alternativa Popolare -. Nonostante i progressi compiuti in ambito legislativo, siamo ben lontani dall’essere una nazione in cui ogni individuo può vivere liberamente la propria identità senza temere ripercussioni o, peggio, sentirsi così oppresso da considerare il suicidio come unica via d’uscita.

Il Responsabile nazionale di Alternativa Popolare per i rapporti con le comunità Lgbtqia+ ha approfondito il suo pensiero e ha aggiunto: “Questo tragico evento non è solo un fallimento personale, ma è un fallimento di tutta la società e delle istituzioni. La politica italiana continua a ignorare le richieste di una comunità che chiede diritti fondamentali: protezione, uguaglianza e dignità. Le leggi attualmente in vigore non sono sufficienti, e troppe volte, anziché promuovere il rispetto e l’inclusione, si lascia spazio a narrazioni che alimentano odio e intolleranza. La mancanza di una legge seria contro l’omotransfobia e la carenza di programmi, che insegnino il rispetto della diversità, sono sintomi di una nazione che non protegge adeguatamente i suoi cittadini più vulnerabili. E questo silenzio istituzionale, questa mancanza di azione, contribuisce a un clima in cui l’intolleranza può proliferare indisturbata.

Oggi più che mai dobbiamo chiederci: quanti altri giovani devono perdere la vita prima che la politica decida di agire concretamente a favore dei diritti civili? È arrivato il momento di dare voce a chi non può più parlare, di promuovere leggi che garantiscano a ogni individuo la possibilità di vivere la propria vita senza paura. Non possiamo accettare che un giovane debba scegliere la morte perché il suo essere, il suo amore, non viene accettato. È una responsabilità che ricade su tutti noi, ma soprattutto sulle nostre istituzioni, che devono finalmente agire per rendere l’Italia un Paese davvero inclusivo e giusto per tutti“, ha spiegato e concluso il Responsabile nazionale di Alternativa Popolare per i rapporti con le comunità Lgbtqia+ Gianluca Di LIberti.