E’ morto all’età di 68 anni Ernesto Franco, direttore generale di Einaudi. L’uomo era malato da tempo di tumore. Negli ultimi giorni le sue condizioni si erano aggravate improvvisamente fino al decesso. A comunicare la sua scomparsa è stata la casa editrice Einaudi che ha guidato dal 1998.
Ernesto Franco causa morte, età e carriera
Nato a Genova l’11 agosto 1956, dopo la laurea in lettere all’Università di Genova ha lavorato presso le case editrici Marietti e Garzanti e insegnato alle Università di Genova e Siena. Studioso della cultura ispano-americana ha curato e tradotto opere di Jorge Louis Borges, Octavio Paz, Álvaro Mutis, Julio Cortázar Ernesto Sabato, Mario Vargas Llosa; ha curato inoltre l’Antologia della letteratura fantastica con testi di Borges, Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares (Einaudi, 2007).
Nel 1991 è diventato direttore editoriale della casa editrice Einaudi, un ruolo che gli permise di supervisionare le decisioni sui libri da pubblicare. In quel ruolo Franco riuscì a proteggere e rilanciare il marchio di Einaudi, che nel 1994 per via degli scarsi risultati economici era stata comprata dal Gruppo Mondadori di Silvio Berlusconi. Nel 2011, Ernesto fu scelto dal Gruppo Mondadori come direttore generale della casa editrice, un incarico di grande responsabilità. A tal proposito, Paolo di Stefano del Corriere della Sera aveva tessuto le sue lodi scrivendo che “l’aria conflittuale che il fondatore amava coltivare, con Franco si era dissolta presto in una conduzione interna più serena e condivisa”.
Ernesto Franco ha scritto anche libri molto raffinati. Il più recente, uscito ad aprile, è Storie fantastiche di isole vere, che come dice il titolo racconta storie di isole. Di isole parlava anche il primo romanzo di Franco, Isolario, pubblicato nel 1994. Nel 1999 con il libro “Vite senza fine” vinse il Premio Viareggio.
Nel 2023 Franco aveva affidato la direzione editoriale di Einaudi a Paola Gallo, già responsabile della narrativa italiana.
Moglie e figli
Ernesto Franco è stato sposato con Irene Babboni, editor di saggistica per Einaudi. Nel 2017, la donna è però venuta a mancare. In un’intervista di qualche tempo fa, parlando di lei, aveva dichiarato:
“Alludo alla sua presenza così intrecciata alla mia, nei tanti anni in cui anche lei lavorò all’Einaudi. In questi vent’anni sono cambiate le sfumature della mia solitudine: si sono arricchite e colmate di volti e nomi. Capisco meno cose, non solo perché le cose si sono complicate, ma anche perché non devo far finta di averle comprese; sono diventato più transigente, ma continuano a piacermi tutti i libri, tutti i film, tutte le donne, tutte le città. Credo che una tale apertura al mondo abbia a che fare con il mio mestiere”.
A lei, Ernesto Franco aveva dedicato “Donna cometa” che contiene delle liriche d’amore in cui si intrecciano rimpianti , ricordi e poesia.
La casa editrice Einaudi
La casa editrice Einaudi viene fondata nel 1933 da un gruppo di amici, allievi del liceo classico D’Azeglio. Seppure in anni e in classi diverse, questi giovani avevano avuto tutti come professore Augusto Monti, che li aveva educati ai valori della cultura, della libertà e dell’impegno civile. Intorno al più giovane di loro, Giulio Einaudi (1912), si erano così raccolti Leone Ginzburg (1909), Massimo Mila (1910), Norberto Bobbio (1909), Cesare Pavese (1908), affiancati successivamente da altre figure come Natalia Ginzburg (moglie di Leone) e Giaime Pintor.
Emblema della casa editrice lo struzzo: il colore è il bianco, richiamato anche dalla storica sede torinese di via Biancamano 2, il carattere è Garamond Simoncini, coniato apposta in tipografia per i libri della casa editrici. L’immagine dello struzzo è stata ideata da Giovio per “l’impresa” di Girolamo Mattei Romano “capitan de’ cavalli della guardia di Papa Clemente, huomo risoluto e d’alto pensiero, e d’animo deliberato”. Mattei, che aveva aspettato con pazienza e perseveranza il momento per vendicare l’uccisione del fratello, aveva chiesto a Monsignor Giovio di ideargli un emblema “significante ch’un valoroso cuore hà forza di smaltire ogni grave ingiuria”, è questo il senso originario del motto «Spiritus durissima coquit» che accompagna l’immagine dello struzzo.