Estate ed emergenza idrica su ogni fronte. Le città restano senz’acqua, i residenti sempre più frustrati, a disagio, in regioni italiane come la Sicilia o la Sardegna: ma non solo. La siccità è ormai diventata una piaga, una difficoltà presente nella vita di milioni di persone e non basta un temporale, un nubifragio improvviso a sistemare tutto, anzi. La natura continua a ribellarsi, mostrando gli effetti devastanti causati da anni di errori e inconsapevolezza. La crisi climatica, vista da molti, ancora erroneamente, come un problema lontano dall’interesse nella vita quotidiana, è la vera protagonista di questi fenomeni.

Tag24.it ha approfondito da vicino il tema con Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, per capire bene qual è la relazione tra cambiamento climatico e la siccità ma, soprattutto, per comprendere se esistono delle soluzioni realistiche che possiamo mettere in campo in un momento tanto critico per il nostro pianeta.

L’emergenza siccità è legata alla crisi climatica: i motivi spiegati da Midulla (WWF)

Cambiamento climatico e siccità “vanno a braccetto.” Si amplifica il riscaldamento globale e l’intensità del fenomeno si estende a macchia d’olio su territori che risultano sempre più ampi. Ormai, sembra una corsa che siamo destinati a perdere. Ma perché? Ce lo spiega così Mariagrazia Midulla:

La siccità è un fenomeno che, ovviamente, nel corso della storia umana si è verificato più volte. La caratteristica di quello che sta succedendo adesso è che, con il riscaldamento globale, i fenomeni di siccità sono molto più estesi. A volte possono colpire un paese piuttosto che un altro. In Africa, per esempio, ci sono siccità molto prolungate con effetti davvero devastanti, ma anche fenomeni simili si sono verificati in tutti i continenti.

Qualche anno fa abbiamo registrato una grave siccità nel nord Italia, in particolare in Piemonte, ma non solo. È stata mitigata da fenomeni estremi che hanno permesso di recuperare l’umidità del terreno, che ora è abbastanza umido nel nord Italia. Tuttavia, la siccità è oggi molto grave nel sud Italia, in particolare in Sicilia e Sardegna, ma anche, ad esempio, in parte della Puglia. La situazione è sempre “a macchia di leopardo”, con problemi ricorrenti. Questo è dovuto al fatto che, con temperature più elevate, l’acqua tende a evaporare molto di più.

Anche le risorse idriche per le piante ovviamente risultano molto più ridotte, spiega Midulla:

“Chiaramente, le piante, avendo meno disponibilità di acqua, tendono ad assorbirne di meno. Ad esempio, come posso testimoniare in alcune zone del nord Italia, ci sono colture che richiedono molta acqua, e questo incide. Queste colture assorbono l’acqua dal terreno, che così si impermeabilizza, alimentando il fenomeno della siccità. La carenza d’acqua, inoltre, dipende da come la gestiamo. Ma se i bacini idrici sono secchi, sono secchi, indipendentemente da ciò che si possa fare.”

L’amministrazione dell’acqua in emergenza siccità

Se si parla di come viene gestita l’acqua, decisamente ci sono delle falle. In particolare, non bisogna distogliere l’attenzione dall’amministrazione dei bacini idrici e anche delle falde acquifere, chiarisce la Dottoressa Midulla:

“È inutile continuare a realizzare bacini, che una volta venivano indicati come la soluzione ideale, perché è stato scoperto che gran parte di questi bacini o sono pieni di detriti e non servono a nulla, oppure non sono pieni perché manca l’acqua. Se non piove, non piove. Un altro punto cruciale è la cura delle falde acquifere, che sono sempre più a rischio. Questo è un fenomeno quasi mondiale, e il pericolo è che siano infiltrate da acqua salina, rendendo inutilizzabile l’acqua potabile, agricola e industriale.

Emergenza siccità, come contrastarla? “Gestire meglio l’acqua”

“Dobbiamo gestire bene l’acqua, governarla. Bisogna ricominciare a pensare a come governare per il bene comune l’accesso a risorse essenziali, come l’acqua. ” Suggerisce Midulla, per poi aggiungere che gestire in modo razionale e sostenibile le risorse idriche potrebbe essere la chiave fondamentale per risolvere la situazione, e non parliamo solo del settore agreste:

“Molti associano subito l’acqua all’agricoltura, ma anche l’industria utilizza enormi quantità di acqua.

Per esempio, si dice che per produrre una maglietta servono 8 litri d’acqua. Le centrali termoelettriche utilizzano l’acqua per il processo di riscaldamento e trasformazione in energia, in modo peraltro abbastanza inefficiente. Persino le centrali nucleari hanno bisogno di acqua dolce, non salata. La Francia, infatti, ha dovuto chiudere alcune centrali nucleari durante una grave carenza d’acqua. Quindi è fondamentale amministrare bene l’acqua tra le varie esigenze, come quella umana, agricola e industriale.”

Come usare l’acqua senza sprecarla?

E in casi d’emergenza, è intuibile, adattarsi deve essere la prima strategia, a partire dall’utilizzo quotidiano:

“È importante anche evitare l’uso di acqua potabile per usi sanitari, come lo scarico del gabinetto, che potrebbe essere fatto con acqua non potabile o già utilizzata. È necessario amministrare meglio l’acqua per l’agricoltura e impedire a chiunque di accedere ai pozzi indiscriminatamente. Lo stesso vale per l’industria e l’energia.”

Come fare con la siccità? “Preservare l’acqua in ottica ecologica”

E che dire dei fiumi? Forse non tutti riflettono sul fatto che la loro salute è alla base del fenomeno perché quando non sono in buone condizioni, diminuisce la capacità che hanno di purificare l’acqua. Risultato? Una crisi idrica senza precedenti:

“Un altro aspetto fondamentale è preservare l’acqua in un’ottica ecologica. Se i fiumi non sono salubri, se la natura non può purificare l’acqua, tutto questo incide in modo terribile sulla risorsa. Dobbiamo preservare la salute ecologica dei fiumi.

Infine, ma non meno importante, è la necessità di ridurre le perdite nelle condutture. Questo è un tema che sento ripetere da almeno 30 anni, ma non si è mai fatto un lavoro serio e sistematico. Si era avviata una missione alla Presidenza del Consiglio sul dissesto idrogeologico, ma poi è stata abolita. Mancano anche modelli partecipativi per la gestione dell’acqua. Eppure, abbiamo avuto un referendum sull’acqua pubblica che ha visto il 95% dei votanti favorevoli, un vero plebiscito. C’è quindi una grande sensibilità da parte dell’opinione pubblica.

Cosa dovrebbero fare le istituzioni? “Il piano di adattamento climatico”

Dal dialogo con la Dottoressa Midulla, è chiaro che la popolazione sia molto coinvolta, ma le istituzioni dovrebbero fare di più?

“Hanno ora istituito un commissario, Nicola Dell’Acqua, ma questa deve diventare una politica quotidiana, non limitarsi all’azione di un commissario.

Manca un meccanismo che coinvolga vari livelli istituzionali e che dia alla gente la sensazione che ci sia un vero governo. Ad esempio, noi come WWF stiamo promuovendo la rinaturazione di alcuni fiumi, come il Po, in collaborazione con vari soggetti, tra cui anche Confindustria. Un piano di adattamento al cambiamento climatico non significa cercare di continuare a sprecare acqua, ma piuttosto imparare a vivere bene in condizioni diverse. Questo è l’adattamento al cambiamento climatico.

Il fenomeno siccità è irreversibile: meglio adattarsi

Ma questo ciclone inarrestabile di disagi è possibile frenarlo, o è ormai troppo tardi? Di certo al momento non ci sono buone previsioni e il rischio è davvero grande:

“Se non riusciamo a ridurre drasticamente le emissioni in tempi brevi, c’è il rischio che non riusciremo a gestirne le conseguenze. Una parte del cambiamento climatico è ormai irreversibile, quindi è necessario adattarsi.”

Un’economia a basso impatto di carbonio? “È possibile”

Non si può allora non arrivare alla conclusione che questa battaglia contro la siccità e la crisi climatica deve inevitabilmente passare attraverso un’ottica diversa, in cui si agisce con una transizione verso un’economia dal basso impatto di carbonio. Cosa e come si può mettere in pratica? Ci risponde Midulla:

“L’aumento della temperatura globale è alimentato dalle emissioni di gas serra, che derivano per l’87% dalla combustione di combustibili fossili. Dobbiamo smettere di usare combustibili fossili, perché tutte le altre soluzioni, come la cattura e lo stoccaggio del carbonio, si sono rivelate finora molto costose e poco efficienti. La via migliore è quella delle fonti rinnovabili, accompagnata dall’efficienza energetica e dalla riduzione degli sprechi.”

Abbiamo commissionato uno studio che dimostra che il 100% di energia da fonti rinnovabili entro il 2035, almeno per il settore elettrico, è possibile. Alcuni settori, come la produzione di acciaio, saranno più difficili da decarbonizzare, ma possiamo iniziare subito dove è fattibile.”

Ecco com’è la situazione in Sicilia, secondo il dirigente della protezione civile della regione.