Lunedì, 9 settembre 2024, Mario Draghi ha presentato il suo dossier sul futuro della competitività in Europa. Per l’ex premier italiano, nonché ex Governatore di Bankitalia e della Bce, sono sei le cose che l’Unione dovrebbe fare per non avviarsi “a una lenta agonia”. La prima riguarda il debito comune, la seconda lo stato sociale, la terza gli investimenti, la quarta il modello Usa, la quinta la difesa, la sesta la riforma della governance di Bruxelles. Non c’è tempo da perdere. Ursula von der Leyen, la presidente della commissione europea, incrocia le dita. Ma i mercati sarebbero pronti a supportare l’agenda Draghi? Tag24.it lo ha chiesto a uno dei massimi esperti italiani, Carlo Benetti.

Cosa dovrebbe fare l’Unione Europea secondo l’agenda Draghi

Ha fatto impressione il fatto che l’agenda Draghi per la crescita prevede fino a 800 miliardi di investimenti in più l’anno, il doppio del piano Marshall. Il report di Super Mario, in ogni caso, si sostanzia in sei punti. Il primo prevede di prendere a modello il Next Generation Ue partorito dopo la gelata economica della pandemia mettendo il debito in comune:

“L’Ue dovrebbe continuare a emettere strumenti di debito comune: verrebbero utilizzati per finanziare progetti di investimento congiunti volti ad aumentare la competitività e la sicurezza europee”

Per Draghi, erede della lezione keynesiana di Federico Caffè, è ora di sviluppare un vero e proprio stato sociale europeo:

“Un welfare comune sarà fondamentale per fornire servizi pubblici, protezione sociale, alloggi, trasporti e assistenza all’infanzia durante la transizione verso l’economia del futuro”

Per questo, quindi, occorrono investimenti che Draghi, tenendo fede alle stime della Commissione, fissa al 4,4-4,7% del Pil dell’Unione del 2023:

“Il fabbisogno finanziario necessario all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme. Sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui”

Il modello da prendere come esempio, per l’ex numero uno della Banca Centrale di Francoforte, poi, rimane quello degli Usa:

“L’Europa deve puntare ad avvicinarsi all’esempio statunitense in termini di crescita della produttività e dell’innovazione, ma senza gli inconvenienti sociali di quel modello. L’Europa dovrà garantire che tutti i lavoratori abbiano diritto all’istruzione e alla riqualificazione”

Per Draghi, inoltre, bisogna puntare molto di più sulla ricerca e l’innovazione, da concentrare anche nel campo della Difesa con iniziative comuni:

“C’è bisogno di nuovi programmi e progetti europei di Difesa di interesse comune”

Sesto e ultimo punto che Draghi tocca nel suo report è costituito, infine, dalle tanto agognate riforme dei trattati su cui si basa la Ue: prima tra tutte, quella che prevede l’eliminazione della regola dell’unanimità:

“Dovrebbero essere sfruttate tutte le possibilità offerte dai trattati per estendere il voto a maggioranza qualificata”

Cosa ne pensa l’esperto di mercati finanziari Carlo Benetti

E insomma: probabilmente, il Generale De Gauelle avrebbe commentato l’agenda Draghi con un laconico “vaste programme”. Ma Tag24.it ha chiesto il parere dell’esperto di mercati finanziari Carlo Benetti:

“Il Rapporto Draghi ha il merito di mettere in cruda evidenza i pesanti ritardi dell’Europa nei confronti di Usa e Cina negli investimenti produttivi e nella tecnologia digitale”

Secondo Benetti, non è cosa da poco:

“Si tratta di ritardi che possono costare l’irrilevanza economica e politica dell’Unione Europea”

Sta di fatto che

“se la diagnosi di Draghi è precisa e senza sconti, le soluzioni suggerite sono molto costose: richiedono volontà politica e coesione. Cose che oggi, purtroppo, scarseggiano”

I mercati potranno dare una mano all’agenda Draghi?

Allora, se l’agenda Draghi è una sorta di cura da cavallo, le medicine possono essere fornite dal mercato finanziario? Se la commissione Ursula 2 puntasse veramente su di essa, i mercati che reazioni potrebbero avere? Questa la risposta di Benetti:

“Naturalmente, una prospettiva di investimenti ingenti in un dato settore, ad esempio il tecnologico, innesca anche aspettative di crescita dei profitti. E questo comporta ricadute positive sui valori di borsa…”